Author Archives: Wanda Montanelli

PAURA DELLO SMART WORKING: L’ANACRONISMO FUNZIONALE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

 

Ma come si fa a dare la responsabilità della Funzione pubblica a chi come Renato Brunetta considera i lavoratori dei fannulloni a prescindere. Il ministro Brunetta sembra sia fortemente contrario al lavoro agile, nonostante i pareri di esperti e studi statistici dimostranti che lo smart working è proficuo per il datore di lavoro, e utile alla società, non fosse altro per il risparmio energetico che ne deriva.

Per quasi il 90% delle aziende italiane lo smart working è una modalità di lavoro definitiva secondo il risultato di un report di Aidp,  l’Associazione italiana per la direzione del personale che ha coinvolto 850 tra direttori del personale e aziende.

La modalità di lavoro da remoto è quindi stata metabolizzata dalle aziende e dai lavoratori e ogni realtà sta sperimentando le soluzioni più adatte in considerazione delle diverse esigenze.

Tuttavia l’anacronismo della funzione pubblica non tiene conto delle enormi positività del lavoro agile, in termini di risparmio energetico  produttività, condizioni climatiche, benessere del lavoratore

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BRUNETTA DI COCCIO CONTRO LO SMART WORKING

 

Decisionista di coccio il ministro Brunetta. Ognuno ha la sua storia, e mettere Brunetta al ministero della Pubblica Amministrazione non credo sia stata un’idea felice, tuttavia gli accordi tra le coalizioni per permettere un governo ampio ci hanno dato questo risultato. La mentalità del ministro è piuttosto da commerciante, quel tipo vetusto di bottegaio che vuole vedere sott’occhi il lavoratore per controllarlo a vista e misurare magari anche i minuti che impiega per svolgere i suoi bisogni corporali. Chi ha lavorato in fabbrica e rammenta il “controllore di tempi e metodi” che con un cronometro misurava le assenze dalla postazione per andare al bagno, sa di che scrivo. Ebbene presumo che certe mentalità che dividono i lavoratori in due sole categorie: fannulloni e stakanovisti non  possa cambiare, o almeno fino ad oggi non sembrano poter cambiare; ecco perché se proprio si doveva dare un ministero a Forza Italia sarebbe stato meglio evitare Brunetta alla P. A. E non vale a nulla il sommovimento che sta nascendo intorno alla superbia del ministro che non vuole ammettere di aver sbagliato nella fretta di cancellare lo smart working, né valgono le proteste dei sindacati  i rimbrotti di chi di lavoro ne sa molto di più, per cultura e ricerca, come  il professor Domenico De Masi quando afferma: 7 milioni di italiani potrebbero telelavorare, l’INPS ha fatto dieci volte il lavoro di prima in smart working”.

Scrive il sociologo del lavoro prof. De Masi:Caduto il governo Conte, Renato Brunetta ha sostituito Fabiana Dadone al Ministero per la Pubblica Amministrazione e, qualche giorno dopo il suo insediamento, i componenti dell’Osservatorio sono stati riuniti per avviarne i lavori. e Dopo di che non sono stati mai più convocati, e il 29 aprile, senza ascoltarne il parere, Brunetta ha preso cinque decisioni, tutte insidiose per il futuro dell’innovazione organizzativa nella PA”.

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IL MONITO PER QUEI GIORNALISTI CHE CON CINISMO USANO I NO-VAX

 

Questa volta Selvaggia Lucarelli ha ragione. Non si può far finta di niente in questa messe di pubblicità gratuita che i mass media regalano ai no-vax, ai complottisti da quattro soldi, a disadattati senza costrutto che afferrano l’occasione di essere intervistati da conduttori radio, presentatori tv; cinici responsabili di talk show a cui interessano esclusivamente gli incassi in termini di audience, e quindi pubblicità, compensi economici, rilevanza mediatica personale. E’ vero abbiamo tutti famiglia, ma c’è un limite a questo turbinio di false notizie, appelli alla Costituzione da chi non l’ha mai letta, parole senza capo né coda sulla libertà, sulla presunta schiavizzazione dei cittadini, sui complotti che costoro si sognano nei loro deliri notturni, per poi accedere – la mattina dopo – ad uno smartphone o una piccola videocamera e riprendersi sentendosi il premio Nobel di turno, postando in rete, sui social, le loro panzane indigeste. E come aveva ragione Umberto Eco nella sua descrizione di quei balordi che un tempo dicevano le loro scempiaggini in osteria, dove per lo più venivano zittiti con male parole. Invece cosa accade in tanti troppi programmi di intrattenimento terra-terra? Questi personaggi non soltanto sono invitati quotidianamente, ma sono vezzeggiati in modo tale che gli si permette di dire scemenze in confronto diretto con virologi, scienziati, professori e costituzionalisti. Tutto questo è imperdonabile, e lo è ancora di più per una radio – peraltro eccellente in molti programmi –  come radio24, che dovrebbe basare la programmazione sulla serietà, quella serietà che contraddistingue anche i programmi comici o umoristici. Tra i tanti da citare,Totò, Govi, Eduardo possono insegnarci tale serietà che ha uno scopo preciso, quello di divertire, arricchire, informare lo spettatore, non certo quello di incentivare questa sorta di bullismo espositivo-mediatico, gonfiato dal vuoto di informazioni, che causa sciaguratamente, insieme ai guadagni, troppi morti. Morti veri.

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UN ROMANO COME PRESIDENTE!

Raccontava un famoso conduttore tv nato a Roma di aver avuto per un certo periodo della sua vita un sogno notturno ricorrente: quello di diventare Papa. Una volta eletto al soglio pontificio si affacciava alla loggia della basilica di San Pietro e la piazza lo acclamava gridando: “È romano, è romano, è romanooooo!“. Al di là del curioso e divertente aneddoto, sono stati un centinaio nella storia i Papi nati a Roma. L’ultimo fu Pio XII, incoronato in Vaticano nel 1939. Sulla opposta riva del Tevere, invece, quanto a Presidenti della Repubblica Italiana, in oltre 70 di vita democratica non ve n’è stato curiosamente neppure uno che abbia potuto vantare natali nella Città Eterna.

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DAL NUOVO “WORLD INEQUALITY REPORT” RISULTA CHE LE DISUGUAGLIANZE SONO TORNATE AI LIVELLI DELL’INIZIO DEL NOVECENTO

 

La forbice si allarga. La conclusione amara (e non troppo sorprendente) che emerge dal nuovo World Inequality Report è che le disuguaglianze sono tornate ai livelli dell’inizio del Novecento. Confrontando le situazioni di disuguaglianza fra i Paesi e al loro interno, il rapporto sottolinea però che «la disuguaglianza è una scelta politica, non un fatto inevitabile».

Non a caso, una notizia che ha suscitato clamore è stata la bocciatura in consiglio dei ministri di quello che erroneamente è stato definito come “contributo di solidarietà”. Il premier Mario Draghi aveva proposto di congelare per un anno lo sgravio Irpef sui redditi sopra i 75mila euro, arrivando a un tesoretto di 248 milioni, così da spostare risorse contro il caro bollette e venire incontro alle richieste dei sindacati per un maggiore equilibrio tra redditi alti e bassi.

Ma si sono opposti la destra, Italia Viva e alcuni Cinque Stelle. E quindi la proposta non è passata (Il Sole 24 Ore). Ma, al di là della misura e dei litigi politici, le disuguaglianze in Italia restano un problema: nell’ultimo rapporto Oxfam Disuguitalia”, viene fuori come la distanza tra ricchi e poveri negli ultimi decenni sia cresciuta. Dagli anni Ottanta, il reddito del 10% più ricco è andato aumentando, mentre quello del 50% più povero è costantemente sceso.

Fondazione Feltrinelli      → Leggi di più      

 

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