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“Moribonda ma non sa di esserlo, entra nella nostra vita
e vuole plasmarla nei più piccoli particolari. Agonizzante
e autoritaria come tutti i regimi. Vecchia e dispotica,
mentre potrebbe essere giovane e attraente”

 

L’assalto alla diligenza 
Il 25 maggio, ormai è un dato certo, si eleggerà il Parlamento europeo più antieuropeo della storia. Sono Grillo, Wilders, Le Pen, e Farage gli oppositori che vanno all’assalto della diligenza, e quando lo si fa il motivo dell’ attacco è quasi sempre inerente al bottino, che chiuso in un forziere o in robuste bisacce di pelle, fa gola ai ribelli. In questo caso parrebbe invece che si intenda intervenire sulla gestione del “tesoro”, che non debba essere più considerato di proprietà esclusiva dei padroni della diligenza ma di chi quel forziere, moneta dopo moneta, lo ha riempito. C’è fermento, eccitazione e contestazione dovunque, in Italia come fuori da essa. Bisogna distinguere però tra tanti gruppi di dissidenti, poiché ognuno è mosso da un motivo, un obiettivo, un’ideologia, o un’idea di mondo civile che spesso è contrapposta o incompatibile con i programmi di uno o più gruppi.

Perché tanta avversione per l’UE?
mostroEnzensberger la osserva come una farfalla rara. L’Europa dunque è simbolo di leggiadria e giovinezza? Macché la descrizione è quella di un insetto degenerato e reso mostro. Quasi una creatura OGM che all’interno ha i dettami di chi vuol governare il mondo rendendolo schiavo di bisogni inventati o formule di vita plastificata.

Due presumibili motivi per il vantaggio di Grillo
Da noi chi ha ormai assicurato il secondo posto tra i partiti italiani, ma ha pure un’alta percentuale in termini di probabilità di sbancare, è il movimento di Beppe Grillo; per due precisi motivi: primo perché i sondaggi lo danno con 27,4 contro i 32,1 del PD di Renzi nonostante gli 80 euro in distribuzione ai lavoratori con busta paga, e contro Forza Italia al 17,5.
Il secondo motivo, non irrilevante, del pronostico su M5S è dovuto al fatto che gli elettori M5S non amano i sondaggi (più precisamente non amano essere soggetti fornitori di dati da sondaggio) per cui in genere o non rispondono o riferiscono una scelta diversa da quella reale, e ci si divertono pure in attesa della “improvvisata finale”. Sorpresa elettorale che piacerebbe a tutti quelli che, attualmente in gara per l’Europa, hanno però previsioni più veritiere perché i loro elettori sono meno zuzzurelloni dei simpatizzanti grillini. Infatti, secondo l’istituto Ixè che fa ricerche per Agorà (Rai3), ad oggi risulta che al di sotto dei primi tre già citati, il Nuovo Centrodestra-Udc-Ppe si attesta al 5,1 per cento, la Lega Nord al 5 per cento, L’altra Europa con Tsipras al 4,1%, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale con il 3,8%.

Odio per l’opulenza
Essendo così diversi tra loro qual è il comune denominatore tra i partiti che rifiutano l’Unione Europea? In base a quanto risulta da analisi più volte pubblicate, l’aspetto intollerabile è l’opulenza di una élite che impone la globalizzazione al tessuto sociale più vulnerabile e precario, lasciando permeare senza difesa tutti gli aspetti negativi della condivisione globalizzata dell’esistente. Tuttavia asserragliata dentro un castello di bengodi arroccato nel centro d’ Europa, non solo non capisce la sofferenza della gente comune nella sempre più triste quotidianità, ma cresce in sprechi, privilegi, e imposizioni inutili quanto irritanti. Dilapida cioè in maniera inversamente proporzionale alla miseria e ignora la disperazione dei cosiddetti “concittadini d’Europa” che concittadini non si sentono affatto, semmai orfani di un padre poco autorevole (lo Stato italiano) che ha sposato una matrigna esosa e piena di orpelli. Una che si preoccupa di laccarsi le unghie di un colore consono all’abbigliamento del giorno, e spreca denaro mentre il resto della gente si arrabatta per unire la colazione con la cena, saltando direttamente il pranzo.

In Europa tutti, a partire dall’estrema sinistra di Syriza in Grecia all’estrema destra di Jobbik in Ungheria, dai conservatori nazionalisti di Legge e Giustizia in Polonia al Fronte Nazionale di Marie Le Pen in Francia, dal partito Libertà Olandese ai Pirati Internazionali (PPI) che qui in Italia sostengono la Lista Tsipras, sono contrari o fortemente refrattari alle ingerenze nelle scelte degli stati membri e nelle imposizioni di tasse e sacrifici. In questo sono equiparabili ai Tea Party (Taxed Enough Already), Movimento di protesta tuttora esistente contro Barack Obama (per la legge di stabilizzazione economica di emergenza del 2008, e per la riforma sanitaria) nato nel 1773 dai coloni del Nord America contro le tasse inglesi (Boston Tea Party).

Sindrome del cuculo
Per il resto, ben lontani dal formare un unico blocco, questi partiti hanno elettori molto preoccupati per la migrazione che, poco disciplinata, giunge nei paesi membri ad occupare – secondo i più – elementi concreti come spazi: case, posti di lavoro, inserimenti all’asilo nido; o fattori astratti e immateriali: come principi etici, sentimenti religiosi, diritti all’esercizio della libertà nelle scelte morali; regressioni culturali, limiti alla emancipazione e integrità fisica di donne e bambine, integralismo intellettuale, ecc. Io definisco questa voglia di respingimento “Sindrome del cuculo” per l’abitudine che ha, la femmina di tale volatile, di deporre un solo uovo in ogni nido da aprile in poi per un totale di circa 15-20 volte, in attesa di veder occupare definitivamente il nido quando, alla schiusa, il piccolo del cuculo si sbarazza delle altre uova presenti nel nido proponendosi come l’unico ospite. Gli uccelli ospitanti cadono in inganno e divengono genitori adottivi perché iniziano a nutrire il cuculo come se fosse un proprio figlio.

Maledetta Europa
EnzesbergerCosì elevato è il disappunto nei confronti dell’Europa dei burocrati che Hans Magnus Enzensberger da intellettuale di riferimento dei sessantottini emerge con considerazioni di tipo opposto con il suo durissimo pamphlet “Sanftes Monster Brüssel” (Bruxelles: un mostro soft)” che apre discussioni animose in Germania tra chi è favore o contro l’Europa e inasprisce gli animi parimenti al libro “Indignez vous“(Pour une insurrection pacifique) di Stéphane Hessel, testo di 20 pagine dell’autore 95enne, scrittore e diplomatico francese, passato nel febbraio 2013 a miglior vita, che ha dato inizio nel 2011 al movimento giovanile degli “indignados”.

Secondo Enzensberger la burocrazia di Bruxelles è un mostro che sta instaurando un regime autoritario, insostenibile e inviso alla gente d’Europa, per cui l’interventismo dei burocrati va frenato e ridotto solo a quei casi in cui le Direttive “apportino valore aggiunto ai paesi membri”. Il libello dello scrittore tedesco, ormai conosciutissimo e apprezzato dagli scettici dell’Europa viene commentato sulla stampa di ogni paese dell’Unione, e in Italia anche in spazi di satira spinta come nel blog di Dagospia che con compiacimento pubblica Europa de che?, paragona Enzensberger a Ida Magli e cita i passi salienti del pamphlet in cui il tedesco consiglia agli antropologi, piuttosto che andare ai Tropici, di visitare a Bruxelles la nuova specie umana fatta di sherpa poliglotti e impiegati impeccabili dediti Potere fine a se stesso.

Il Pensiero unico di Eurolandia
l’81enne Enzensberger è più che sdegnato contro la politica autoritaria e autoreferenziale dei burocrati di Bruxelles o dei banchieri centrali di Francoforte per “L’incapacità di accettare critiche al sistema” desumendone che “il pensiero a senso unico è tossico, distruttivo, un veleno che il Mostro sta iniettando nelle vene d’Europa”. Osserva il “Mostro” da tutti i lati. Ora lo paragona a un insetto, ora ad un virus o a “una persona moribonda che non sa di esserlo” che vive nei grattacieli anonimi ed ha come unico scopo nella vita, oltre alla detenzione di un abominevole potere, quello di spegnere ogni senso civico, ogni traccia di autonomia nei cittadini”. In poche parole questo moribondo con un piede nella fossa, esercita il potere “come hanno sempre fatto i regimi autoritari (di destra come di sinistra)” e ancor peggio punta “alla omogeneizzazione culturale del Vecchio Continente”. Molto attrezzato per questo spregevole scopo il “Mostro” nelle sedi di Bruxelles, Strasburgo o Francoforte si avvale del lavoro “di un esercito di 40 mila impiegati” che costano pesanti sacrifici ai cittadini degli stati membri, pari, ogni anno, al 10 per cento del budget dell’Unione europea (dagli 8 agli 11 miliardi di euro). Così le regole inutili della burocrazia europea, “scritte con il filo spinato e con linguaggio astruso”, sono ricusate da chi – leggendole – è portato ad avere seri dubbi sull’intelligenza di chi le inventa, mettono di malumore – ma potrebbero anche far ridere se non costassero tanto – i cittadini di Eurolandia quando definiscono la curvatura massima dei cetrioli, i colori di fagioli e meloni. Ma è ancor peggio se tali regole non sono inutili ma indisponenti e dannose. E’ il caso per noi italiani con il culto della buona alimentazione quando diminuisce la percentuale di arance per denominare le bevande “aranciata”, o si ammette il surrogato sulle diciture che riguardano il cioccolato, o si determina, come unica informazione, la “provenienza europea” quanto anonima delle olive per l’olio extravergine. Il danno in questi casi si misura in perdite di posti di lavoro e qualità inferiore non rintracciabile dei prodotti in vendita.

Hans Magnus Enzensberger chiarisce i motivi del suo attacco alla burocrazie europea con queste parole: “Sono cresciuto tra le macerie della Germania Anno Zero… Mai vista tanta pace in Europa (…) E c’è la libertà di viaggiare senza dogane e frontiere … Eppure, non era questa la Ue il sogno in cui la sinistra tedesca, dai tempi di Willy Brandt, ha creduto.

Ma allora qual è l’Europa che la gente vorrebbe?

Wanda Montanelli