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49 e 18

L’ACCOPPIATA VINCENTE IN DEMOCRAZIA

Contro l’illegittimità dei partiti retti autocraticamente dai capi, dai duci, dalle élites o dalla burocrazia (C. Esposito 1902-64)

Per anni non succede nulla, poi come per magia i nodi vengono al pettine. Finalmente! dicono tutti. Era ora, affermo io a maggior ragione, dal momento che della questione della democrazia all’interno dei partiti ne ho fatto tema di tante iniziative, sociali, politiche e, per non lasciare nulla al caso, anche una causa civile pendente presso il tribunale di Milano. Dicono che io sia una donna coraggiosa per aver toccato un tema così delicato. Ma non posso fare altrimenti, dato che di entrare in politica non me l’ha ordinato nessuno, e come tante donne l’ho fatto perché ho creduto fino in fondo ai dettami Costituzionali. Il 51 che ci rende pari (sulla carta). Il 2 e il 3 sull’inviolabilità dei diritti e sulla dignità sociale. Il 49, oggi attualissimo dopo le gestioni dispotiche dei tiranni di partito, incluse le appropriazioni indebite dei cassieri. Hanno rubato diritti, sogni, linfa vitale Voglio precisare una cosa che forse non è ben chiara a tutti. Questi soldi asportati da tesorieri truffaldini non hanno fatto solo un danno economico ma un enorme danno di democrazia. Sono stati rubati i sogni, la linfa vitale, gli spazi, le opportunità democratiche a tutti coloro che hanno creduto in una politica pulita. Hanno deprivato le donne, del 5% dei contributi che dovrebbero permettere loro un po’ di promozione femminile della politica, per lo stato di povertà in cui, in tutti i sensi versano le donne; le hanno defraudate del piccolo sollievo per evitare sempre e comunque di contare solo sulle proprie forze nonostante tutto, con risorse private: cuore, testa, gambe, e anche denaro proprio. Mentre la Costituzione dice altro. Mente la legge 157/99 sui rimborsi elettorali dice altro. Siamo afone del nostro urlo che nessuno ascolta, siamo spossate del soffio di voce con cui da tempo stiamo cercando di dire la verità. Verità che nessuno ascolta. Serve coraggio per udire, e chi è sordo non sente né l’urlo né il soffio di voce. Il sordo per scelta non ha coraggio, oppure è compromesso egli stesso e accampa scuse. La sentenza Micciché: Chi non ha nulla da nascondere non si trincera dietro la esclusiva competenza del Parlamento in tema di rimborsi elettorali. E’ ciò che invece è avvenuto in corso di causa, presso il Tribunale civile di Milano. Alla nostra richiesta relativa ai fondi per le donne (5% dei rimborsi elettorali previsti dalla legge 157/99, art. 3) che pur essendo in bilancio, non risultano essere state erogate, la presidenza Idv risponde che non abbiamo competenza per chiedere conto, né noi né il giudice ordinario. Ma la sentenza Micciché respinge tale ostacolo a far chiarezza sui conti di partito e spiega: “Va esclusa l’assoggettabilità della presente vertenza alla giurisdizione domestica del Parlamento. E con questa frase si respingono le eccezioni di Idv di carenza di giurisdizione e decadenza …”. In poche parole il magistrato di prima istanza esclude che sia solo il Parlamento a dover “spulciare” i conti di partito. E con questo anticipa la importante svolta che sta interessando la Corte dei Conti sui controlli dei fondi di partito. Nel frattempo il Collegio dei revisori dei conti della Camera con una lettera al Presidente Gianfranco Fini chiede al Parlamento interventi volti a rendere più efficaci le funzioni di verifica, attualmente solo formali. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sua volta spinge per attuare regole di democraticità all’interno dei partiti, richiamando l’attenzione all’articolo 49. L’art. 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Sono poche sostanziali parole in cui i nostri padri costituenti hanno racchiuso l’essenza della democrazia. Mai articolo fu così disatteso come in questi ultimi decenni. Eppure è antico il monito di costituzionalisti come Esposito, Crisafulli, Paladin. Carlo Esposito già oltre mezzo secolo fa scriveva: ” L’interpretazione razionale della disposizione [Cost. It., art. 49; ndr] vuole dunque che si riconosca l’illegittimità dei partiti retti autocraticarnente dai capi, dai duci, dalle élites o dalla burocrazia dei partiti,…”. Ed aggiungeva: “la solenne dichiarazione (della Costituzione italiana, ndr) che i singoli possono associarsi in partiti “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (se ha un significato e non consta di parole in libertà) implica innanzi tutto che i partiti siano organizzati in modo che i singoli cittadini associati determinino essi l’indirizzo dei partiti, attraverso cui dovrebbero concorrere in seconda istanza a determinare l’indirizzo politico dello Stato (…). I capi, i duci, i padroni dispotici di partito, visti e temuti da Esposito sono cresciuti, pasciuti e ingrossati di potere in questa orribile Seconda repubblica. Foraggiati da fondi pubblici, mentre la gente è ridotta ai minimi termini. Ed eccoli i loro cassieri in filmati e tg con le mani nella borsa del denaro. Il Consiglio d’Europa, divenuto di dominio pubblico l’uso privato di denaro pubblico, boccia i partiti per irregolarità nei bilanci. E la sensibilità istituzionale verso il problema aumenta in rapporto all’enorme disagio dei cittadini impoveriti da tasse e balzelli mentre gli unici a nuotare nell’oro sono i partiti. Da Taiwan a Berlino 18 passi di civiltà Sull’articolo 18, un punto dello statuto del lavoratori di grande civiltà, ho già scritto. Volerlo abolire è una sorta di sindrome cinese che se dovesse contagiarci ci potrebbe far amaramente pentire come la Apple si è pentita dopo i suicidi a catena. Non dobbiamo avere invidia non dei paesi meno civili. E da Taiwan a Berlino i 18 passi di civiltà in tema di diritti del lavoro sono quelli che se non portano avanti, almeno non spingono verso il basso la gente disperata. Gli articoli 49 della Costituzione e il 18 dello Stato dei Lavoratori sono due importanti punti di civiltà. Li unisco in questo combinazione fantastica perché prima di interessarsi del secondo è fondamentale mettere a fuoco il primo: L’articolo 49 e tutto l’insieme dei significati di potenza democratica inespressi e irrealizzati. Sappiamo ad oggi abbastanza sull’uso di denaro pubblico. Alcuni partiti come il Pd hanno i bilanci certificati da revisori esterni qualificati. I Radicali sono i promotori dell’antico Referendum contro il finanziamento ai partiti. Attualmente il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo rifiuta di incamerare i soldi dei rimborsi elettorali. L’Idv con Di Pietro annuncia un nuovo Referendum. Al partito dei Valori suggerirei di fare qualcosa di diverso: rifiutare i rimborsi dell’ultima trance, e dimostrare come sono stati spesi i fondi fino ad oggi. Quello che avanza restituirlo, comprese le somme del 5% che sono stati motivo di esclusione femminile dal partito. L’impoverimento delle donne è uno dei punti, e neppure il più importante della carenza di democrazia. Ma oggi di questo si parla e di questo io scrivo. Il resto è un dossier depositato agli atti. Wanda Montanelli 12 aprile 2012

AL VOTO AL VOTO!

CONTRO L’INCUBO NUCLEARE ESORCISMI DI SETTE RAGAZZI SOSTENUTI DA GREENPEACE E DA TANTA PARTE DEL PAESE CHE TORNERA’ A VOTARE

E a Milano altre 5 schede elettorali per l’ambiente

“I pazzi siete voi” Intervista ai sette protagonisti chiusi in un bunker antiatomico

Non si mangia l’insalata. Né latte, formaggi, carne o pesce. Noi che siamo andati alla ricerca di scatolette arrugginite ai tempi di Chernobyl sappiamo che significa. Era 25 anni fa il 26 aprile 1986. E’ la storia che si ripete per chi non è promosso nell’evoluzione sociale come gli studenti asini che ripetono l’anno per insanabile zucconaggine. Nell’ottantasei Tripoli e Bengasi erano bombardate come adesso. Al tempo l’ordine lo dava il presidente-attore Ronald Reagan, oggi i ribelli libici sostenuti dalla Nato. Chissà perché non siamo in grado di mettere fine ai problemi che precarizzano e mettono in pericolo la vita di tanta umanità. Quella del nucleare era una battaglia vinta. Il referendum l’8 e 9 novembre 1987 dopo un anno e mezzo dal disastro atomico russo ottenne la partecipazione di massa ed un enorme successo dei tre sì dei quesiti (dal 72 all’80%) . I governi di allora dal 1988 al 1990 di Goria, passando per de Mita e poi Andreotti stabilirono definitivamente il 26 luglio 1990 con la delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) la fine del programma nucleare. Gli abitanti di Latina, Trino, Caorso e Montalto di Castro tirarono un sospiro di sollievo. Tutti gli italiani festeggiarono. Invece rieccoci a non mangiare insalata. Non per il batterio Escherichia coli mutato come un killer trasformista che per colpire le sue vittime non si fa riconoscere. La prudente attenzione agli ortaggi non lavati non c’entra. Si ritorna a distinguere la foglia larga, il latte in polvere, i cibi confezionati pre-catastrofe anelati come preziosità, e le ossidate scatolette di aringhe e fagioli acquistate a caro prezzo come delicatessen dal valore inestimabile. Come la guerra in Libia si è ripetuta la catastrofe nucleare a Fukushima e di conseguenza la motivazione a votare al referendum. La moviola che ci riporta gli stessi avvenimenti del passato è vista e diffusa. I tentativi di frenare la trasmissione di immagini e l’ondata di emozioni che come lo tsunami giapponese invadono l’immaginario pubblico non hanno del tutto funzionato. I nuclearisti di governo non sono riusciti a frenare la comunicazione sui referendum. L’informazione, anche quella obbligatoria delle tv pubbliche, è partita con notevole ritardo. Ma i movimenti, le associazioni, i blogger, gli artisti hanno funzionato alla grande. Celentano fa da capofila e val la pena citarne uno per tutti, non fosse altro perché sappiamo che il ragazzo della via Gluck si è dimostrato rispettoso della natura in tempi non sospetti. Tra i partiti da Bonelli a Vendola, da Bersani a De Magistris le dichiarazioni a favore del referendum, che comprende il Sì per l’acqua pubblica e quello per l’abolizione del legittimo impedimento, si consumano in piazza, nei portali internet, sui fogli cartacei di tanta stampa ecologicamente rivolta alla pulizia di mari, cieli e politica nostrana. La tv generalista di Stato non ha fatto bene il proprio dovere e il 24 maggio 2011 il segretario dei Radicali, Staderini era in video travestito da fantasma per protestare contro il silenzio Rai sui referendum. Però grazie alla rete le notizie volano da un sito all’altro. Nuotano nel fiume di byte con mille rivoli e affluenti dei Comitati per l’acqua, i Gruppi pro-referendum, gli eventi pubblici sui quattro Sì. Su Facebook, Twitter, Myspace, e passano da file a file nell’inarrestabile corsa alla mobilitazione del 12 e 13 giugno. I Pazzi siete voi, è l’iniziativa di sette ragazzi.. Stanno in un bunker antiatomico come se fosse esplosa una centrale nucleare. Sono sostenuti da Greenpeace e provano a vivere come se fuori l’atomo nefasto fosse pronto a devastare la natura umana, come già fa a Fukushima purtroppo. Le particelle radioattive sono all’esterno della loro casa sigillata esistente in un quartiere di Roma. Si chiamano Alice, Luca, Giorgio, Alessandra, Marco Silvio e Pierpaolo. C’è segretezza assoluta sul luogo che comunque potrebbe essere al Testaccio, come al quartiere Prati di Roma, a Ostia come a Trastevere. Li intervisto tramite la loro addetta stampa di Greenpeace Rebecca Borraccini. In quale zona di Roma vi trovate? Risposte dei ragazzi nel bunker: Vorremmo mantenere segreta la nostra collocazione geografica, perché siamo convinti che tutti debbano sentirsi chiamati in causa. Un incidente nucleare potrebbe avvenire ovunque ci sia una centrale. Gli abitanti dei dintorni si sono accorti di voi? R: Ci sembra che nessuno si sia accorto di noi. Un po’ per la posizione fortunata della casa, un po’ per la nostra discrezione. Se così non fosse, allora abbiamo avuto la fortuna di avere “vicini modello”! Ripetereste l’esperienza? R: Certamente, 1000 volte. Siamo convinti della protesta che stiamo portando avanti, e del fatto che il paese aveva bisogno di svegliarsi; noi l’abbiamo fatto a modo nostro, scegliendo un tipo di azione che, oltretutto, ci sta formando e migliorando come persone. Se fuori dalla casa ci fosse davvero contaminazione e doveste restare moltissimo tempo chiusi, cosa vi piacerebbe avere con voi (qualcosa di irrinunciabile) R: Le persone a noi care. Probabilmente, per i motivi più disparati, in caso di incidente nucleare potresti non avere vicino chi vorresti, e questo credo possa essere devastante nel caso l’incidente sia reale e non simulato Siete stati nel bidone per continuare la protesta. Mi raccontate? Plausi, critiche, adesioni. R: Pierpaolo e Giorgio si sono spostati in un container di 4 metri per 5 a forma di bidone radioattivo. La protesta, così estremizzata, ha avuto molti appoggi. La notizia ha viaggiato molto, e questo non può che farci piacere! Mostriamo che la nostra generazione ha ideali, e ha il coraggio di rinunciare a qualcosa pur di raggiungere un traguardo più alto, in questo caso, il bene comune. Chi ritenete sia il politico più ecologista d’ Italia tra Di Pietro e Vendola? Forse un terzo? E chi? R: Finora abbiamo pensato che la politica, con le sue scelte, possa e debba occuparsi anche di ambiente. Sia Di Pietro che Vendola, hanno portato avanti scelte intelligenti. Noi appoggiamo e pubblicizziamo non il politico ma le sue scelte (vedi referendum, vedi lo sviluppo delle rinnovabili in Puglia). Chi ci crede davvero e chi fa finta di essere ambientalista per cavalcare la tigre? (tra i politici e i ruoli istituzionali) R: Non vogliamo fare nomi, la nostra non è una protesta contro determinate figure politiche ma contro delle scelte sbagliate e illogiche sul nucleare. Chi è ambientalista si vede dalle scelte più ecologiche e sostenibili, chi vuole fingersi ciò che non è si smentirà da solo con dichiarazioni contraddittorie e fatti in disaccordo con le parole. Che cosa dovrebbe fare secondo voi tra le priorità un vero, sano sincero, ecologista ministro dell’ambiente? R: Dovrebbe fare il suo lavoro: prendere a cuore l’ambiente e cercare di difenderlo. Dovrebbe interessarsi alle varie situazioni ambientali del territorio che è sotto sua tutela, ascoltare quelle associazioni ambientaliste che, proprio per la loro struttura, hanno meglio presente le situazioni delle singole regioni. Tanto andrebbe anche fatto nel rapporto con l’economia: l’ambiente è una grande risorsa che non va prosciugata. Non pensate che una donna sinceramente ambientalista non avrebbe mai pensato di riportare il nucleare in Italia? Una donna che si reputa ambientalista e che pensa che il nucleare sia il futuro è conseguenza logica che a noi possa sembra contraddittoria. In quel caso ci sono due possibilità: o ignora i rischi e la salute per l’uomo e l’ambiente e allora dovrebbe informarsi, oppure è in mala fede Un mondo affidato alle donne (non quelle della danza bunga) non sarebbe secondo voi più giusto, pulito e con obbiettivi al futuro dei figli? R: Le donne hanno sicuramente caratteristiche ottime a livello organizzativo. Pensiamo che, se ci fossero più donne competenti in politica, sicuramente le scelte sarebbero più umane, soprattutto quelle ambientali. Siamo però per la meritocrazia: uomo o donna ognuno può dare il suo contributo per migliorare la politica e la res publica, governando con buon senso, intelligenza e moderazione. 10 giugno 2011, Wanda Montanelli

SALTI DELLA QUAGLIA IN IDV

Scilipoti e Razzi… e sono dieci! Ma come fa Di Pietro a scegliere i parlamentari fuggiaschi?

Ha un’abilità speciale. Li sceglie in prossimità delle elezioni. In genere lanciando una sorta di Opa (Offerta pubblica di acquisto). Ve ne sono diverse, pubblicate sulle più note agenzie di stampa. Lo dice apertamente e se ne vanta. Anni fa, nel corso di una riunione dell’Esecutivo nazionale a cui presi parte, invitai Tonino ad affidarsi a persone sicure, a chi nel movimento si era speso per molti anni dando prova di affidabilità, concretezza, idealità. Gli dissi che erano tanti, donne e uomini, a costituire il tessuto connettivo del partito del quale fidarsi. La questione all’ordine del giorno (era il luglio del 2006 in via dei Prefetti a Roma) riguardava l’opportunità di entrare nel gruppo dei Democratici. Gli ricordai l’amara esperienza dei Democratici dell’Asinello e aggiunsi che si può andare ovunque avendo una rete di persone su cui contare. Donne e uomini che a contatto con altri in coalizione potevano creare sinergie e tener sempre presente quali sono le fondamenta di costruzione di un movimento. Le basi su cui si poggia tutta la struttura partitica i principi statutari e il programma. Lui rispose che non era un problema, che non gli interessava nulla di tutta questa gente del partito e che non aveva bisogno di loro. Questi si aspettano addirittura di essere candidati! Mentre un po’ prima delle elezioni ci sono folle pronte a saltare sul carro elettorale Idv. Altra gente, diversa da chi conosce da tanti anni, aspiranti concorrenti che apportano linfa nuova. Mi pare che più che linfa si siano incassati tanti problemi e fregature. Ma Di Pietro è affascinato dalle novità. Persone le più diverse, e quale sia l’elemento principale del loro appeal non è dato sapere. A parte alcuni casi di personaggi popolari come Franca Rame o Pietro Mennea e pochi altri, sono capitati in Idv stanchi riciclati di altri partiti, millantatori di consensi mai dimostrati, azzeccagarbugli, traffichini, e incolti maneggioni. Brutti e rozzi non in maniera occulta. Evidenti al primo sguardo, perché se osserviamo le facce di alcuni di loro davvero non si capisce come Di Pietro si sia fidato ad accoglierli e non abbia sussultato per la paura al nel vederseli davanti. Invece ha steso tappeti rossi e li ha fatti eleggere. I parlamentari raccogliticci che l’Idv si è ritrovata nel tempo sono fuggiti poi verso il miglior offerente privando il Movimento di tanti bravi attivisti respinti nelle retrovie. Restati in ombra. Tutti quelli che per anni hanno speso tempo e ingegno a far crescere l’Idv e che Di Pietro non ha preso in alcuna considerazione. Un maltrattamento che sono in tanti ad aver subito, specialmente le donne, che una per una ho conosciuto nelle loro prerogative quando ero a capo del Dipartimento Pari Opportunità, lavorando all’emersione e al riconoscimento dei diritti di cittadinanza di attiviste e dirigenti con elevate qualità umane e politiche. In alcuni leader si identifica talvolta una sorta di sindrome di Laio che distrugge i figli migliori, proprio perché li riconosce in quanto migliori e li teme. E’ una teoria di cui parlava Donnici con alcuni di noi per tentare di capire certi meccanismi mentali di respingimento dei più valenti in Idv. Accade nei partiti, nelle società, nei posti dove quotidianamente si misura il talento. Beniamino da neuropsichiatra approfondisce i motivi di ciò che a noi sembravano inspiegabili contorsioni mentali. Più semplicemente dalla mia esperienza posso tentare di capire perché Di Pietro ha avuto un fare sprezzante con la componente femminile del suo partito. Andando a ritroso nel tempo è un fatto documentato che ha voluto eleggere oltre il 90 per cento di parlamentari maschi e ha tenuto all’angolo le donne che pur preparate e capaci non si sono risparmiate nella costruzione della casa comune, ed hanno dimostrato di non essere inferiori in attitudine, passione e impegno politico. Nel primo anno la scelta era di 21 uomini eletti contro un’unica parlamentare alla Camera dei Deputati. Tutte le altre le ha respinte con sprezzo e fastidio, nonostante i brillanti curricola. Mi chiedo quanti dei parlamentari fatti eleggere da Di Pietro abbiano redatto lo Statuto, quanti scritto il programma dell’Unione per l’Idv, quanti creato una rete di donne e incentivato circoli andando sin dal 1998 in giro per l’Italia in treno o in camper; quanti fondato il primo organo di stampa, gli uffici comunicazione, i circoli per l’Ulivo in rappresentanza di Idv, i primi dipartimenti. Quanti abbiano ideato sportelli e accoglienza per la cittadinanza, progetti comunitari, manifestazioni contro la violenza. Uno dei consueti progetti lo presentai in occasione, della riunione in sede nazionale già citata. Era una serie di eventi da fare nel 2007, anno europeo per le Pari Opportunità, con i fondi previsti dall’art. 3 della legge 157/99, previsti e dati al partito “Per la partecipazione attiva delle donne alla politica”… Lui, Di Pietro, disse che si trattava di un progetto bellissimo, che però non avrei dovuto svolgere io, ma qualcun’altra che ancora non sapeva chi sarebbe stata. Rammento che Franca Rame sconcertata prese le mie difese pur non conoscendomi, e che in molti si mostrarono dispiaciuti per la sua scortese risposta. Alberico Giostra, il giornalista autore de “Il Tribuno” spiega, nella prefazione del suo libro, che Di Pietro e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia. Sono padroni dei partiti che hanno fondato ed hanno una serie di curiose rassomiglianze che invito ad approfondire nella lettura del corposo manoscritto edito da Castelvecchi. Per la mia esperienza posso sicuramente confermare che nel rapporto “donne e politica” le somiglianze ci sono eccome. Tutti e due, salvo poche eccezioni, non fanno avanzare di un passo donne che non siano loro propaggini. Diramazioni cioè di se stessi. Donne di cui fidarsi per l’esclusività del legame e il condizionamento che le lega al proprio volere di “presidenti padroni”. Sono questi gli uomini che con la loro visione machista del mondo impediscono quel camminare insieme che è il primo fattore di crescita della democrazia. Ma un’analisi profonda di questa nostra asfittica democrazia bisognerà farla per bene. Ieri sera Rosy Bindi ha spiegato, battendosi energicamente in tv a Ballarò, la defaillance culturale che stiamo subendo. Coltivati in un clima privo di sani principi registriamo il proliferare di eventi negativi come la compravendita di voti in parlamento. Nemmeno più nascosta ma alla luce del sole. Che possiamo aspettarci di altro? Per cambiare occorre prima capire dove si è sbagliato. Intanto non si può che constatare che chi semina senza aver cura del terreno raccoglie turzi. 15 dicembre 2010, Wanda Montanelli

L’INCRESCIOSA QUESTIONE DONNE CHE TURBA L’ESTABLISHMENT IDV

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Ancora una volta, come per le amare esperienze di Vasto, le delegate disertano il partito senz’anima

Ci risiamo. Ci ha provato di nuovo Antonio Di Pietro a gabbare le donne del partito e come per una legge di contrappasso ha perso con la faccia anche quel poco di credibilità che agli occhi di qualche ragazza ingenua e riverente – posto che ne sopravviva qualcuna – ancora conservava. E’ un fatto politico gravissimo la questione donne. Eccome se lo è. E’ la misura della democrazia come e più di ogni altra azione all’interno di un partito. Torno a dire che i diritti delle donne in politica sono sanciti dalla Costituzione italiana negli articoli 51, 2 ,3. La stessa carta per la quale Di Pietro si batte il petto in giuramenti di fedeltà e in proteste e minacce verso chi secondo lui non è abbastanza osservante dei suoi dettami. Tutte scene ad uso propaganda. Non ci crediamo più e ormai cominciamo ad essere in molti. L’esito del primo congresso di partito dopo oltre dieci anni restituisce, a proposito di contrappasso, le stesse accuse che Di Pietro muove contro gli altri partiti, in un’Italia dei Valori a doppia corsia, quella dei fiduciosi iscritti della base e quella dei vertici che predicano bene e razzolano male. Leggiamo sul suo stesso blog: “Ho votato IDV ed ora mi trovo un Di Pietro che sino ad ieri ha urlato ai quattro venti no alle candidature di inquisiti o sottoposti ad indagine della magistratura ed ora sostiene uno sottoposto ad indagini come De Luca”. Lo stesso asseriscono Luigi De Magistris e Sonia Alfano, parlamentari europei indipendenti che non sono iscritti all’Italia dei Valori e a sentir loro se ne guardano bene. Quindi, non appartenendo ai vertici di partito rappresentano un “Concorso esterno in opposizione furiosa” quando dichiarano, come ad esempio la Alfano: “Non condivido la scelta di sostenere De Luca in Campania e pertanto non darò il mio contributo per una sua eventuale elezione. La questione morale non può essere accompagnata da sconti soprattutto in Campania”. Opposizione rinforzata da Marco Travaglio e Antonio Padellaro, anche loro ormai disincantati, che sulle pagine del Fatto Quotidiano criticano aspramente la candidatura di De Luca. “Vorrei un partito di persone per bene” ha detto Sonia Alfano sere fa a Cruciani su radio 24 nell’intervista del programma “La zanzara”, e sembrava molto sincera nel nominare De Magistris, Claudio Fava, Flores D’Arcais e altri che meritano secondo i suoi progetti ideali, l’accreditamento nel partito-perbene. Sul web la protesta si scatena con l’assunto: “Se date la deroga a De Luca dovete darla anche a Berlusconi”. Sonia Alfano su Facebook conferma il suo contrasto alla scelta infelice, mentre De Magistris incalza su you Tube: “L’Idv si deve sottrarre da questa cosa. Di Pietro da leader del partito si è assunto una responsabilità politica, quella di appoggiare una persona con reati gravissimi. Questa è una scelta responsabile ed impegnativa per un leader”. La storia si ripete e per chi non sa o non ricorda è come se succedesse tutto per la prima volta. All’ hotel Marriot di Roma, il 7 febbraio si è dipanato un copione già rappresentato. Di Pietro che vuol passare dalla protesta ad essere una forza di governo, e auspica di incorporarsi nel Pd. Rammento lo slogan“Dalla protesta alla proposta” di Bellaria nel 2003 e l’accordo con Veltroni per le politiche 2006 dove il presidente unico Idv manifestava l’intento di “incorporarsi” in un unico gruppo parlamentare con i Democratici. Salvo cambiare idea subito dopo le elezioni, forse dopo il calcolo della resa economica dei consensi ottenuti. E quante volte abbiamo sentito promettere che toglierà il suo nome dal logo lasciando volare il gabbiano senza zavorra?”. Non si capisce poi, in questo primo congresso, quale fosse la mozione alternativa, perché Di Pietro aveva uno sfidante nel deputato campano Franco Barbato, definito “pittoresco” dai cronisti, il quale non aveva un proprio programma e non è tra l’altro nemmeno iscritto al partito (neanche lui!). Forse il suo è stato un semplice ruolo di comparsa tanto per movimentare l’evento. Una specie di commedia dell’arte con il “canovaccio” appena tracciato e poi come va-va. L’importante è fare un po’ di “ammuina” Meglio è andata la elezione del coordinatore dei giovani con la scelta di Rudi Russo che ha ottenuto il 47% dei voti. Tra le altre candidature, alcune sponsorizzate dall’alto, non c’è stata storia perché il 28enne toscano ha vinto nettamente. LA FALLITA OPERAZIONE ROSA E’ stata imbarazzante invece la faccenda delle donne tal quale come la sottoscritta l’ha già descritta da tempo. Il Corriere della sera titolava ieri: “Fallisce l’operazione dirigenti rosa”, salta l’elezione delle donne, qualcosa secondo l’ex Pm non ha funzionato”. Non ha funzionato il tentativo di asservimento da parte degli uomini di partito per decidere chi eleggere tra donne. Solo questo non ha funzionato. L’unica candidatura per il settore donne era quella di Patrizia Bugnano, già commissaria dello stesso dipartimento, per inciso creato da chi scrive sin dal lontanissimo 1998, e mantenuto fino al 2008 quando la scomoda voce di chi dice la verità e reclama democrazia venne messa a tacere. O almeno si tentò di farlo e di fatto si chiuse senza preavviso il sito web della Consulta femminile e si nominò come sostituta la Bugnano che mai si era affacciata prima nel dipartimento donne, anzi ne era proprio disinteressata, e così da politica inerte ma con l’importate titolo di “moglie di un coordinatore” in affiatati affari con la presidenza ottenne il dipartimento impegnandosi a tenerlo – presumo – spento e in insignificanza di idee e progetti. E’ il cosiddetto fenomeno di cooptazione in funzione di “propaggine” del politico di turno che non lascia nulla di intentato e piuttosto che niente si butta ad occupare anche gli spazi delle donne Sono tentativi di contaminare l’autonomia femminile, quella giusta per fare una politica “insieme” agli uomini da pari e senza sottomissioni. Le donne idv si sono ribellate anche stavolta e invece di ratificare una decisione già presa dai vertici del partito hanno espresso dissenso disertando in massa il congresso nella fase elettiva (di 800 delegate solamente in 173 hanno votato e meno della metà per la Bugnano). Il segnale di disaccordo è stato più che eclatante con schede bianche e interviste di protesta per l’andazzo familiaristico in politica che ormai ha davvero stancato. Tante le precedenti occasioni, tra cui quella di Vasto 2006 nell’assemblea denominata “talebana”, per la completa assenza di donne tra i relatori del convegno nazionale, e durante la quale il 22 settembre occupammo il Meeting Center dell’hotel Palace per fare la nostra assemblea autoconvocata e permanente intitolata “Vasto… aperti dissensi” con tanto di verbalizzazione raccolta firme e proteste, smorzate dalle promesse ufficiali di Leoluca Orlando in funzione di portavoce di Di Pietro. Promesse mai mantenute in questo partito di “marinai” senza certezze né porti sicuri. Con molta amarezza, ho fatto ieri sera la constatazione che “nulla è cambiato” nonostante anni di lotte e frustrazioni. E’ però di conforto sapere che le donne Idv continuano ad essere toste, come sempre, come allora. E chi la dura la vince. La storia è aperta. Roma 9 febbraio 2010 Wanda Montanelli

POVERE DONNE TRA IL MASCHILISMO TRASVERSALE E IL FEMMINISMO DA HAREM

Lettera aperta di Silvia Terribili da Amsterdam Amsterdam, 22 aprile 2009 Cara Wanda, Il tuo post mi ha stimolato a scrivere. Il maschilismo è purtroppo trasversale e a distanza di anni debbo purtroppo darti ragione sul fatto che anche Di Pietro, da questo punto di vista, opera scelte in linea con la tendenza generale italiana. Agli uomini al vertice non piace la donna protagonista, ambiziosa, sicura di sé, che vedono come rivale, e amano circondarsi di spalle o di caratteriste. La candidata preferita dai vertici è quella che sostanzialmente avalla la linea del capo, è dissidente, ma solo sulle questioni secondarie, un esempio eclatante è la Serracchiani, che è vestita da pasionaria, ma fondamentalmente rispecchia la linea dei vertici. Il femminismo del PDL, io lo chiamo il femminismo da harem (di per sé affascinante come fenomeno), invece si riassume nel concetto che tutte le donne hanno il diritto di essere belle e di far parte di una corte di lusso. La donna deve essere rassicurante, non agitare tematiche che potrebbero turbare i telespettatori, ma soprattutto seguire per filo e per segno i dettami di poteri che stanno sopra di lei. Una donna bravina, non eccezionale, che non si specializza autonomamente nei dossier, che non esprime una propria linea, ma sposa in toto la linea del capo e vota secondo le istruzioni che arrivano dagli esperti. L’ideale per il potere che agisce dietro le quinte. Un modello femminile chiaramente agli antipodi del mio modo di sentire. Se c’è una cosa di cui mi rammarico è di non aver fatto la nostra piccola rivoluzione delle donne a Vasto, nel settembre 2006 io ero pronta a protestare. Eravamo un piccolo gruppo che avrebbe potuto segnare una svolta dentro Idv, ma tu allora mi consigliasti di aspettare, di dare ancora una possibilità ai vertici di lasciarci lo spazio politico e la visibilità che chiedevamo. Avevo proposto una due giorni delle Donne dei Valori a Roma nel gennaio 2007, i vertici ce l’avevano promessa, poi non se ne è fatto più nulla… Abbiamo fatto male, Wanda, a non protestare allora. Anche quest’anno avevo proposto una giornata della Donna dei Valori per l’8 marzo a Roma…….nessuna risposta…. Oggi Di Pietro ha di nuovo deciso dall’alto le candidature. Non ci ha concesso le primarie che chiedevamo a gran voce, non ha concesso congressi regionali o elezioni di quadri e dirigenti. Ovviamente non voglio dire che Di Pietro abbia sbagliato su tutto, ha candidato persone eccezionali come De Magistris e Sonia Alfano che sono personaggi emblematici in cui tutta la società civile non può che riconoscersi. Sicuramente ha candidato tante altre persone che meritano, che svolgono onestamente il proprio lavoro difendendo valori condivisi. Il punto rimane : la base (soprattutto femminile) che ruolo ha avuto in tutto ciò ? Qualcuno deve spiegarmelo. L’ho chiesto personalmente a Di Pietro, ma lui non mi ha risposto. L’abbiamo chiesto come Italia dei Valori Olanda, ma aspettiamo ancora risposta. Accenno solo brevemente alla mia questione personale. Mi ero proposta come candidata per le europee ed ero stata selezionata insieme ad altre candidate per la circoscrizione estero. Evidentemente ero stata selezionata per meritocrazia tra 800 proposte di candidature. Altrimenti non avrei certo superato la prima scrematura. Ebbene, Di Pietro ci ha escluse per motivi che non ci ha ancora spiegato. Al nostro posto candida delle debuttanti in politica che magari in passato hanno votato per Berlusconi oppure candida dei cooptati, alcuni di valore, sicuramente, ma chi ci assicura che a Bruxelles saranno in grado di sostenere le idee dipietriste e non saranno risucchiati dalla potentissime lobby liberiste, industrialiste, nucleariste e pro OGM che oggi fanno il bello e cattivo tempo dentro la UE ? Altro che linea “operaista” di Di Pietro ! Lì si difendono le multinazionali, le banche, i centri di potere internazionali. Lì non stanno certo dalla parte dei precari, degli operai della Thyssen o di Eternit, ma difendono gli interessi dei padroni. Questi sono i fatti. Con tutto ciò ribadisco che continuo a condividere in toto le idee politiche di di Pietro e non penso certo di abbandonare il partito ora, però è chiaro che, se dobbiamo (vogliamo ?) fare una battaglia femminista dentro Idv, io sarò in prima linea. Dobbiamo far capire a di Pietro che non deve avere paura della donna protagonista, che deve anzi cercare la collaborazione di quelle donne che non gli danno sempre ragione e che non stanno lì ad adorarlo per quanto è bravo. E’ bravo sì, e con i tempi che corrono l’unico in Italia a fare opposizione e a incoraggiare la fiducia in una società dei valori e una ribellione al berlusconismo. Però le donne attiviste, militanti e simpatizzanti, quelle che hanno lavorato per tutto l’autunno ai tavolini del lodo alfano sono molto deluse, e vogliono esprimere la loro protesta. Di Pietro non può continuare a chiederci di fare squadra e avallare in silenzio tutte le sue decisioni sull’organizzazione interna del partito. Chiediamo ancora una volta primarie per eleggere quadri e dirigenti, congressi regionali, statuti democratici, meritocrazia, democrazia, trasparenza. Altrimenti quest’anno a Vasto ci andremo sul serio a fare la nostra piccola (grande) rivoluzione delle donne per le donne. Silvia Terribili Idv Olanda