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PIU’ CHE “SPERANZA” IL MINISTRO E’ “CERTEZZA”

Al di là delle tifoserie politiche e degli schieramenti, mi va di fare un complimento al ministro Speranza, perché è attento, equilibrato, prudente e rispettoso della salute pubblica. Ritengo che abbia operato nel migliore dei modi. Tanto da portare l’Italia ad essere d’esempio per tanti Stati esteri che pur avendo avuto i tempi e i modi per fare un buon lavoro di tutela, prevenzione, organizzazione della salute dei propri cittadini hanno cincischiato, quando non ci hanno addirittura preso in giro ironizzando sui nostri timori: “Ah, i soliti italiani!”. Criticandoci per il blocco nazionale delle attività e l’obbligo di permanenza in casa per ognuno di noi. È stato detto che si erano calpestati i diritti della Carta costituzionale riducendo le libertà fondamentali. Ho letto di assurde accuse di aver preso decisioni anticostituzionali con il lockdown. Accuse così tenaci da non ascoltare neppure i pareri autorevoli di costituzionalisti che hanno fatto chiarezza sull’art. 32e il “diritto alla salute” esplicitato come un diritto fondamentale dell’individuo, e come interesse della collettività”. Senza contare gli articoli 16 e 17 della nostra Costituzione i quali prevedono che la libertà di circolazione possa essere limitata “per motivi di sanità o di sicurezza” e la  libertà di riunione, possa essere proibita per “comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica”.

Ma nulla sembra poter convincere taluni scalmanati che la chiusura totale fosse l’unica cosa saggia da fare, giusta e meno antieconomica del lasciare tutti allo stato brado, perché credo che in termini di costi sia molto più grave la situazione che si è creata negli States, con un inverosimile presidente come Trump che oltre a non avere le physique du rôle non ha nemmeno la lungimiranza e la capacità necessarie per condurre con equilibrio una nazione. Se non fosse così dannoso potrebbe essere simpatico come un personaggio dei fumetti, specie adesso che dopo centinaia di migliaia di contagi   si è deciso a dichiarare che sì la mascherina è bella, e lui con quella sembra il cavaliere solitario . Mi domando che ruolo creda di avere… Quello di giullare circense?. Peccato che per eleggere lui si è tolto il posto ad una donna, Hillary che simpatica o no avrebbe fatto cento volte meglio di lui. Il virologo italo-statunitense Antony Fauci dice che negli Usa sono 23 milioni i veri contagi.

Questo dibattito pro e contro le mascherine è surreale datosi che gli studi di laboratorio stabiliscono che con o senza protezione la differenza è un’invasione di virus nel nostro corpo .

Possibile che non si riesca a capire che siamo noi il cibo dei virus?

Il nostro naso, la nostra bocca, i nostri occhi sono la porta di ingresso al cibo per il maledetto coronavirus, e lasciare aperti questi varchi di ingresso equivale lasciare aperta la porta del frigorifico per un bulimico che si nutre di tutto quello che trova di commestibile.

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LA STUPIDA POLEMICA BASATA SUL NULLA PER RIFIUTARE UN NECESSARIO SERVIZIO CIVICO

 

Si leggono dichiarazioni da più parti che risultano quasi incomprensibili se li si valuta con un minimo buon senso. Quel buon senso che è mancato in tante fase di questa avventura disastrosa che ci ha portati fin qui. Un imprevisto tsunami che ha sconvolto le nostre vite e portato dolore dovunque. Abbiamo contato i morti, e ancora quelle frasi ““oggi sono morti solo 50 persone.  I contagi sono appena 600″   appaiono bizzarre a taluni mentre confortano quel numero non insignificante di “negazionisti” che sembrano voler ignorare il dramma ‘succeda quel che deve succedere’. 

Dotare la cittadinanza di un servizio di volontariato, affinché si eviti di lasciare la situazione al caso come troppo spesso è avvenuto causando danni certi, trova dissenso e non si capisce il perché dato che non costa nulla, offre l’opportunità di rendersi utili a tanti cassintegrati e soggetti percepitori di reddito, aumenta il controllo sui comportamenti troppo disinvolti, solleva le istituzioni responsabili, tra cui la maggioranza dei sindaci, dalla preoccupazione di non avere gli strumenti per governare tanta parte di popolazione che si lancia per le città allo stato brado, e senza criteri di prudenza.

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L’ABOLIZIONE UNIVERSALE DELL’UTERO IN AFFITTO È QUESTIONE DI CIVILTA’

 

L’uso del corpo di una donna quale contenitore usa e getta, l’affitto dell’utero, l’assenza assoluta di rispetto umano e civile sono elementi costitutivi dell’egoismo individuale che fa prosperare il mercato dei bambini. Questa indecente compravendita dev’essere abolita universalmente. Condivido le pubblicazioni che seguono ed auspico una presa di coscienza delle istituzioni preposte a occuparsi del grave problema, a livello nazionale ed internazionale, per porre fine a questo scempio:

La maternità surrogata è una pratica in sé disumana nel senso preciso che distrugge un elemento costitutivo della nostra comune umanità

La vicenda orribile dei neonati a Kiev, parcheggiati in una stanza d’albergo, privati delle cure e dell’amore materni e senza nessuna protezione giuridica, ha sollevato il velo, per la grande opinione pubblica, sulla realtà della pratica dell’utero in affitto. Dinanzi alla crudezza di quelle immagini e di quelle parole pronunziate da impiegate di un’azienda che “produce” bambini non è più possibile imbastire la narrazione che per anni è stata diffusa dalle pagine di giornali, dai talk show televisivi, dalle riviste patinate per collocare la gestazione per altri (così viene chiamata per ripulirla dal marchio della pratica commerciale) sotto i capitoli della generosità e della libertà.


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DISORIENTATI DAL CASO DE DONNO: I RITARDI DELLA POLITICA, L’INERZIA DELLE ISTITUZIONI, LE RIVALITA’ TRA CENTRI OSPEDALIERI, E UNA DOSE INSOSTENIBILE DI CINISMO DI FRONTE AI CADUTI NELLA GUERRA #COVID19

 

La differenza tra il rassegnarsi e il lottare… Se leggiamo i dati: “Oggi SOLO 153 morti” c’è da rabbrividire… quando non abbiamo fatto abbastanza anche per salvarne uno o dieci o 100 dei 153 condannati.
Mi fa pensare il caso  del giovane collega medico privo di anticorpi che affetto da una forma virulentissima di #covid19 è guarito dopo pochi giorni con l’uso del #PLASMA.
Ma ancora di più mi emozionano le parole del professor Giuseppe De Donno:

“ …Inizia la invincibile pandemia da COVID19. L’Ospedale è attonito. La città piegata. I morti non si contano. C’è bisogno di riavvicinare il nostro Ospedale ai cittadini. C’è necessità di serenità. Facebook mi ha aiutato. Un’ opera impegnativa. Crescono i cittadini che aspettano buone nuove. Che amano venire a contatto coi professionisti.
Poi arriva il plasma convalescente. Abbiamo l’impressione che funzioni. In un oceano di armi spuntate, c’è un’arma che colpisce al cuore del virus Lo proviamo a dire. Nessuno ci si fila. Che fare? Iniziò ad urlare. Attaccare. Con l’unico obiettivo di far passare uno schema di trattamento. Democratico. Che ci aiuti. Silenzio assordante dei media. Arrivano pochi secondi a DiMartedi. Poi Petrolio, 6 minuti. Qualcosa si muove. Alcuni virologi ci deridono. Alcuni infettivologi, in piena guerra mondiale, chiedono regole non valide per altri trattamenti. Nessun intervento della politica. Nessuno. Balle a non finire. Il plasma non è sicuro. Avis nazionale rincara. Grande dolore. Il plasma costa tanto. Il plasma contamina. E poi ancora. Serve un prodotto di sintesi. Serve il vaccino. Nessuno parla di plasma. Da noi funziona. Così riscendo in campo. Mettendo a repentaglio la mia amata privacy […]. Mi costa tanto. Nessun post. Nessuna strumentalizzazione. Non ne hanno bisogno, questi Giganti. Io, rispetto a loro, sono una formica. Ne sono conscio. Ma sono anche conscio che se non avessi fatto tutto questo, oggi il plasma sarebbe in cantina. […].

Continua a leggere:  IL PLASMA IMMUNE CHE GUARISCE IL #COVID19.  DE DONNO ORA FA APPELLO ALLE REGIONI  (Agenda Politica.it) 

Roma 16 maggio 2020, Wanda Montanelli

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LA PAROLA “LIBERAMENTE” STRIDE CON IL CONTESTO DELLA VICENDA DI SILVIA

Liberamente cosa? Liberamente Silvia avrebbe scelto di convertirsi all’Islam?

Qui non è in discussione il diritto di ognuno di noi di scegliere di convertirsi, abiurare, cambiare il proprio credo religioso o decidere di essere agnostico. È il termine “liberamente” che contrasta con l’analisi degli eventi, dato che conosciamo tutti la vicenda di Silvia, abbiamo empaticamente partecipato all’angoscia della famiglia, allo stupore e la frustrazione dell’organizzazione che si è vista privare di una propria convinta attivista dei diritti umani, ed abbiamo tremato come donne che si occupano di pari opportunità e di tutela del femminile, nell’immaginare il pericolo in cui la cooperante Silvia Romano si è trovata dopo il rapimento.

Le donne trattate dai terroristi con attenzione senza calpestare i loro diritti?

Secondo le immediate dichiarazioni pubblicate da esperti psicologi interpellati sul caso non si tratterebbe di Sindrome di Stoccolma che potrebbe dare una connotazione plausibile e forse risolvibile nel tempo, attraverso appropriate cure come rinforzo psicologico,  analisi e deprogrammazione. Immagino che ci sia dell’altro purtroppo, e il timore è che Silvia non sia ancora stata “veramente” liberata, e sia tuttora allacciata a qualcosa o qualcuno con una sorta di cordone ombelicale che la tiene ancorata ai luoghi dei “padroni” della sua esistenza; coloro i quali quando lei ha chiesto un libro le hanno portato l’unico ammissibile da leggere. Non tre libri, – per esempio: il Corano, il Vangelo e magari un testo sul buddismo del Dalai Lama, ma un solo libro. Questa univocità del pensiero tutto può essere fuorché libertà. Questa idea ci allarma come donne che hanno combattuto per l’emancipazione femminile, e ci rabbuia nel timore di perdere – con un caso esemplare così mediaticamente esteso – le prerogative di vera liberazione in cui crediamo.

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