Lo notano tutti, sono ansiosi, esagitati, nervosi. Tolgono la parola al competitore verbale nei talk show, ripetono il mantra “ecco adesso lo spread sale, la borsa scende, l’Europa ci mazzola …” E se Moscovici dichiara riguardo al Def: “Allo stato attuale non c’è interesse ad aprire una crisi, e nemmeno a far partire una procedura che porti a sanzioni”, l’ex ministro Padoan dichiara in tv: “l’Europa ci punirà. Il rischio di procedure d’infrazione mi sembra inevitabile”.

Ma insomma, che modi sono? che fa Pier Carlo Padoan l’amico del giaguaro?”. Invece di tifare per il bene degli italiani porta iella? o come si dice comunemente “sparge la voce”?

In Teoria della Comunicazione questa modalità di esternare è definita “profezia autoavverante”, o profezia che si autoadempie. Dal teorema Self Fulfilling Prophecy, di W. I. Thomas, descritto nel libro di Robert K. Merton nel 1948. È un metodo persuasivo molto usato in politica e in economia. Spesso funziona. La profezia che si auto-adempie ha inizio con una supposizione, infondata, che si realizza solo per il fatto di essere stata detta, reiterata e quindi creduta dalle masse e dagli stessi soggetti che poi la avverano. Di esempi ne esistono a centinaia, purtroppo anche in relazione alla diffusione del crimine e del terrorismo. In questa circostanza parliamo di economia e tra i casi più famosi e antichi c’è quello della Last National Bank fallita nel 1932 quando i clienti – per delle supposizioni –  si convinsero che sarebbe fallita; agirono di conseguenza ritirando tutti i loro risparmi, e la banca fallì davvero.

Sulla stessa gamma di preannunci negativi si ascrivono le dichiarazioni di Maurizio Martina che dice: “Quella del governo Lega-Cinque Stelle è un’ingiustizia che si abbatterà prima di tutto sui giovani!”. 

Mamma mia! mancano le cavallette e il terremoto sullo stile dei Blues Brothers

Potrei citare decine di dichiarazioni, da parte di politici, giornalisti, conduttori televisivi che per contrastare l’onda d’urto di un governo favorito dalla gente, non sa far altro che desiderare il peggio per tutti. Ma insomma siamo italiani o no?

L’ultima in ordine di tempo è Lucia Annunziata che su Huffington Post, scrive “Il Def, presentato ieri da Luigi di Maio (con tutti i mezzucci comunicativi di un partito che della comunicazione ha fatto il suo unico dio), e definito come l’abolizione della povertà, è solo una povera misura elettorale. L’asticella del deficit al 2.4, per i prossimi tre anni, non è infatti una manovra e nemmeno una proposta di manovra. È solo una sbruffonata, inaccettabile…”.

Mi dispiace la caduta di stile dell’Annunziata

Mi dispiace questa caduta di stile dell’Annunziata, che pure per altri versi mi è simpatica, nonostante mi irriti un po’ l’estenuante ricerca della frase da titolone che attua nelle sue interviste in diretta.  Come lei tanti altri.  Continuano ad invitare la Fornero per ribadire i soliti concetti stantii. Ma una che ha inguaiato migliaia di persone come si fa ad ascoltarla? Ha perso a suo tempo la sua buona occasione ed ora dovrebbe stare più riservata, un po’ da parte. No? È andata in pensione senza legge Fornero. Si dice che abbia tutta la famiglia sistemata, figli compresi, una delle quali con una cattedra all’Università di Torino (dove madre e padre sono professori ordinari), e che lavori in una fondazione finanziata da Intesa (dove la madre era nel consiglio di Sorveglianza). Tuttavia, senza remore, ha avuto il coraggio di apostrofare choosy, cioè sfigati e bamboccioni, i ragazzi disoccupati privi di “segnalazioni di prestigio”. Ma come si fa a invitare una così ai dibattiti. Quanti cambiano canale appena la vedono?

Tentativi maldestri

Mi meravigliano le ingenuità dei continui tentativi di denigrare il nuovo governo. Alcuni da inesperti (sì non tutti altezza del Self Fulfilling Prophecy) e facilmente scopribili come giochetti di ruolo da adolescenti.  Chiedono a Di Maio che cosa combina Salvini ed a Salvini che cosa combina Di Maio, nella speranza che sfugga loro mezza parola di disappunto, per poi uscire con lo scoop e i titoli in prima pagina. “Liti di governo, attriti tra Lega e M5S!”.

Molto palese per esempio l’intervista recente di Lilli Gruber ad Alessandro Di Battista in Guatemala a cui chiede più volte – riferita all’indagine della magistratura e interrompendo le sue pacifiche spiegazioni sul lavoro sociale per migliorare la qualità della vita dei contadini guatemaltechi – “Salvini i 46 milioni di euro li deve o no restituire?”. Che cosa volete che risponda Di Battista? Cosa può rispondere se appartiene ad un movimento che è contro i finanziamenti e contro ogni ruberia? Riesce infatti a strappargli la dichiarazione “Sì deve restituire tutto, e lo dico da contribuente perché quei soldi sono anche miei”.

Ma non erano nostri anche tutti gli altri fondi elettorali elargiti ampiamente agli altri partiti?

Ma non erano nostri anche tutti gli altri fondi elettorali elargiti ampiamente agli altri partiti? E perché nessuno chiede a Di Pietro dove sono finite le decine di milioni di euro incassati dal suo movimento-associazione?  Sono anni ed anni che chiedo conto dei fondi delle donne Idv (Legge 157/99 art. 3), ma sembra che io non sia legittimata – pur da capo dipartimento Pari Opportunità – a pormi certi quesiti. Nessun altro è legittimato?  Come mai? Ci sarà un motivo per il quale solo la Gabanelli ha voluto-potuto fare un’inchiesta?

Quelli di Idv non interessano, invece i fondi della Lega sono oggetto di molte interrogazioni

I fondi della Lega interessano molto. E così la Gruber riesce a far uscire il suo scoop. “Di Battista attacca Salvini sui fondi elettorali!”.

Qualcuno ci crede? Credo molto pochi. È finito il tempo della comunicazione asimmetrica. Oggi grazie alla rete – nel bene e nel male – si riesce a sapere molto di più che prima. E alla gente interessa che qualcuno di buon senso si adoperi per una maggiore giustizia sociale (non sarebbe stato compito della sinistra invece che essere amica delle Lobby?).

Alla gente interessa che ogni persona abbia una vita dignitosa, con l’aiuto e con il lavoro. Si tratta di azioni di buon senso, come la legge contro la pubblicità del gioco d’azzardo e quella sul controllo di chi spaccia al di fuori delle scuole. Spesso sono normative che non costano nulla, ma la sensazione che davano – quelli del Pd – era di essere troppo indaffarati a sistemare faccende di potere, a litigare per le poltrone, a concedere trivellazioni e sostegni alle banche. Così – impegnati a restituire favori – si sono dimenticati del bene comune.

Wanda Montanelli, 30 settembre 2018