Non è tardi per interrogarsi su che fare e programmare
sani anticorpi contro la globalizzazione incontrollata“Da te si mangia il miglior cous cous mai provato” dicono i commensali che partecipano al “Cous cous della Pace”, una festa ormai venticinquennale, fatta in giardino tra profumi di spezie e musica orientale. La nostra ricetta speciale accoglie la sapienza gastronomica di arabi ed ebrei, acquisita e mediata dalla permanenza in africa di miei parenti che hanno fatto tesoro delle tradizioni e del gusto locale, tramandando la “segreta” miscela di ingredienti che conservo come una reliquia e rileggo una volta l’anno decifrando a fatica la scrittura ormai sbiadita.
Dai racconti degli italiani vissuti in Tunisia, in Eritrea, e in Marocco si apprende dell’esistenza di realtà geografiche dove non soltanto i contrasti razzisti non avevano asilo, ma le diversità culturali, anche gastronomiche, riuscivano a fondersi in modo così straordinariamente pregevole da riuscire ad arricchirsi l’un l’altra, originando nuove realtà sociali e inedite prelibatezze culinarie, così come testimoniato da alcuni nostri emigrati europei che hanno potuto vivere tra razze diverse in completa collaborazione e rispetto reciproci. Da qui il “Cous cous della Pace” che degustavano le famiglie di italiani invitate alle mense di popoli ospitali quanto pacifici.
La lunga premessa è per dire che ci piace il mondo a colori e rispettiamo le etnie più dissimili da noi. Tuttavia l’entusiasmo per le altri culture non ci impedisce di fare attenzione a tante ripercussioni negative conseguenti al rimpicciolimento del mondo e alla fisiologica trasmissione di valori, disvalori e agenti nocivi.IL PUNTERUOLO ROSSO GIRA MEZZO MONDO E NON RIUSCIAMO A LIBERARCENE
Partiamo dal punteruolo rosso, un insetto lungo fino a 5 cm. che ama infilarsi nel fusto delle palme per prolificare e distruggerle. In tanti si staranno chiedendo che cosa fa il Ministero dell’Ambiente per affrontare la morìa di questa palma che sta sparendo dai giardini privati, parchi pubblici, aiuole scolastiche, zone costiere. Il punteruolo rosso ha preso alloggio in ogni grande o piccola palma per nutrirsi della sua sostanza e distruggerla. I tutto avviene in pochissimo tempo. L’insetto è voracissimo e si possono udire i rumori delle sue mandibole con uno stetoscopio, o addirittura solo appoggiando l’orecchio al fusto della palma.
Se vi accorgete anche voi che bellissime piante esistenti nei vostri paraggi hanno d’improvviso un ramo un po’ abbassato, osservatele il giorno dopo e vedrete che i rami saranno alcuni e dopo una settimana la pianta avrà tutte le foglie appassite, e sarà morta, irrimediabilmente. Su Wikipedia si informa che il ‘Rhynchophorus ferrugineus, questo il nome scientifico del punteruolo, è originario dell’Asia sudorientale e della Melanesia, dove è responsabile di seri danni alle coltivazioni di Cocos nucifera. A seguito del commercio di esemplari di palme infette la specie ha raggiunto negli anni ottanta gli Emirati Arabi e da qui si è diffusa in Medio Oriente (segnalata in Iran, Israele, Giordania e Territori palestinesi) ed in quasi tutti i paesi del bacino meridionale del Mar Mediterraneo (a partire dall’Egitto dove è stata segnalata per la prima volta nel 1992); risalita sino alla Spagna (prima segnalazione nel 1994), ha successivamente raggiunto la Corsica e la Costa Azzurra francese (2006). La prima segnalazione in Italia è del 2004 e si deve ad un vivaista di Pistoia che aveva importato delle piante dall’Egitto; nel 2005 viene segnalato in Sicilia e quindi in veloce diffusione verso il Nord della penisola: arriva in Campania, portando a morte centinaia di palme secolari in parchi pubblici e nei giardini privati, in Lazio, torna in Toscana ed è infine anche in Liguria’.
Le cure costano migliaia di euro senza garanzia di riuscita. L’abbattimento costa da 500 a 1500 euro per palma. La cosa più pratica è tagliarla alla base e bruciare, con la stessa palma, quantità enormi di insetti pronti a volare su una pianta e un’altra ancora in brevissimo tempo. La cosa è così grave che sta infettando tutti i palmizi. Il ministro dell’Ambiente, gli esperti dovrebbero divulgare una profilassi per salvare quello che resta di questi esemplari e trovare un sistema per liberarsi del punteruolo che, temo, una volte estinte le ‘Phoenix canariensis’ andranno sulle palme nane, le agave, ‘Washingtonia filifera’, e chissà forse mutando potranno accorgersi che gli piacciono anche, un domani, i ciliegi. Sembra che con un sistema basato su un trattamento di microonde si riesca a risolvere qualcosa.
E’ stato un errore sottovalutare il “Rhynchophorus ferrugineus”, così come lo è il lasciar correre casi in cui l’ospitalità non regolata può cambiare i principi della convivenza civile e modificare in peggio l’esistente.CONCORRENZA SLEALE, LE COLPE DEI PROPRIETARI DEI MARCHI ITALIANI
La trasmissione di Milena Gabanelli domenica 18 ottobre, dal titolo “Una poltrona per due” con l’impegno di sempre ci ha portati nelle fabbriche di mobili della civile Romagna, ma potremmo entrare in quelle di tessuti di Prato o in quelle di scarpe dell’ hinterland napoletano (Terzigno-San Giuseppe-Ottaviano-San Gennaro) . Sarebbe lo stesso più o meno.
Su Report, nel servizio di Sabrina Giannini, abbiamo appreso come hanno chiuso le artigiane che fornivano di divani il marchio “Poltrone Sofà”. Il servizio espone con garbo mostrando i filmati: “Queste donne hanno creato dal nulla. Sono artigiane del divano. Realizzano quel marchio pregiato che è il Made in Italy. Manuela Amadori cuce e assembla i divani. Elena Ciocca ha una sartoria per cucire i rivestimenti. La vita di queste due imprenditrici è cambiata due anni fa quando la loro solitaria denuncia ha svelato un volto inedito della ricca operosa Forlì”.
Il servizio spiega poi come le due imprenditrici con il cuore lacerato hanno dovuto chiudere la fabbrica e licenziare i loro dipendenti. Invece i proprietari di Poltrone Sofà, arredi reclamizzati come Made in Italy ma prodotti da cinesi sfruttati e sottopagati, moltiplicano, presumo, i loro introiti in maniera esponenziale.
Se Forlì piange, la Brianza non ride, e tanto per portare uno degli esempi di sfacciate violazioni di regole del lavoro, andiamo a Lentate sul Seveso, dove le accuse contestate ai fratelli Antonio e Tiziano Colombo della “Chateau d’Ax spa”, sono “sfruttamento di manodopera clandestina e impiego di clandestini”. Secondo il sostituto procuratore del Tribunale di Monza Donata Costa, che ha indagato e accusato gli imprenditori italiani in concorso con due cinesi titolari di società nella zona, “sarebbero stati confezionati o imbottiti divani e poltrone destinati alla Spa a costi fuori mercato con lo sfruttamento e l’impiego di manodopera di operai cinesi. Lavoratori anche clandestini, che avrebbero lavorato in questi laboratori gestiti dai connazionali con turni massacranti, in stanzini ricavati uno accanto all’altro dove cucivano, mangiavano e dormivano, le donne con accanto anche i loro bambini piccolissimi tra le scorte di alimentari e di carne”.CI ERAVAMO ILLUSI CHE LA FINESTRA SUL MONDO AVREBBE ELEVATO LA QUALITA’ DELLA VITA
Globalizzare avrebbe dovuto mostrare ai popoli meno avanzati nei diritti un modello di regole nel lavoro, nell’uso del tempo libero, nel rispetto umano. Invece siamo diventati tutti cinesi. Ci siamo cioè livellati verso il basso, nel senso dell’involuzione sociale, e in alcuni casi oggi la scelta è: o diventi cinese o non mangi.
Con tutto il rispetto per la cultura antica, la sapienza cinese di Confucio e Lao Tzu, e a questo proposito suggerirei la lettura del libro di Sanjiao, qui si intende porre l’accento sui mancati diritti di chi esiste, vive e lavora e sopravvive nella completa assenza di tutele, e immigrando in Italia accetta di continuare ad essere sfruttato.CONCORRENZA SLEALE, LE COLPE DEI PROPRIETARI DEI MARCHI ITALIANI
Le fabbriche di Forlì hanno chiuso perché le artigiane dovevano pagare il costo del personale, i contributi di legge e in più le materie prime come legno, imbottiture, colla, chiodi e materiali diversi. Un divano a loro veniva pagato manodopera compresa duecento euro. Un prezzo da fame. Hanno chiuso perché non potevano sostenere il costo di produzione; i cinesi invece incassano duecento euro a divano e pagano pochi spiccioli ai loro connazionali che stanno lì a incollare e cucire per venti ore al giorno. Il paradosso è che sta nascendo la concorrenza tra cinesi perché c’è sempre qualcuno pronto a contentarsi di meno: centottanta, centosettanta euro per lo stesso divano. E noi permettiamo nella patria del diritto, che dopo anni di lotte per gli statuti e i contratti sindacali, questi lavoratori stranieri siano sfruttati lavorando come schiavi ?
L’economia è ferma? Per forza. I padroni mobilieri, che poi mobilieri non sono perché comprano a prezzi da carestia divani fatti da cinesi in cattività, porteranno i loro soldi nelle banche nostrane o estere, e i lavoratori stranieri con il poco che guadagnano potranno forse mettere insieme la cena e il pranzo. Non altro.
Che fanno i sindacati?
Che fanno i ministeri interessati (Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Sviluppo economico, Economia e Finanze) ? La concorrenza sleale è un reato, lo sfruttamento di lavoratori italiani o stranieri è un reato.
Così come il made in Italy della Ferrero ha vinto presso la Corte Suprema di Pechino la causa per concorrenza sleale contro la cinese Montresor che aveva commercializzato una linea di cioccolatini identica ai Ferrero Rocher, si dovrebbe in Italia stabilire che il divano fatto da lavoratori clandestini sfruttati non può avere il marchio “made in Italy” perché in Italia ci vergogniamo di quel divano.IL POSTO FISSO DI GIULIO TREMONTI
La rivalutazione del posto fisso fatta da Tremonti è una presa di coscienza allo scopo di far quadrare i conti. Se non è solo propaganda, il rapido calcolo del ministro arriva presto a comprendere che cosa compra un precario, cinese o italiano, e che cosa, invece, può comprare un lavoratore con una busta paga non risibile e un contratto a tempo indeterminato. Bene, si comincia dal pagare l’affitto o il mutuo e le bollette. Si esce dalla casa paterna per mettere su un nuovo nido. I “bamboccioni”, come li si volle infelicemente apostrofare tempo fa, potendo contare su ciò che gli avanza dalla busta paga, potrebbero accendere un leasing. L’ottimismo viene da sé quando si incomincia a dormire la notte senza arrovellarsi sul tempo che passa tra un contratto di tre mesi, un intervallo di quattro e un altro lavoro da co.co.co o co.co.pro. Il progetto di comprare un’auto, per esempio, con l’ottimismo non si realizza. Anche usata una macchina costa migliaia di euro e porta con sé il costo del passaggio di proprietà, il dovere di assicurarsi. Senza soldi non si può fare. Hai voglia di essere sorridente e ottimista; del buon umore le concessionarie non sanno che farsene e appena si accorgono che il contratto del proponente acquirente scade da lì a poco, chiudono il colloquio e restano meno sorridenti e tristi pure loro.
Mettere su casa e ordinare il frigorifero, riempirlo di mozzarelle e prosciutto, permettersi la stufa. Magari una volta o due al mese andare fuori a cena e progettare una vacanza, o addirittura la nascita di un figlio.
Tanti bamboccioni sistemati genererebbero figli, passeggini, culle, latte, scarpette; quantità importanti di prodotti per l’infanzia e l’economia che avanza. Questo può fare il lavoratore a tempo indeterminato. Può incontrare una ragazza e dirle: ci sposiamo? O un single può uscire di casa e investire sulla sua autonomia.
L’altro invece, il lavoratore a scadenza, si preoccuperà di quale ultimo modello di telefonino potrà avere per rendersi considerevole agli occhi degli altri, e questo lo farà sentire meno fallito, meno precario, dovendo rinunciare a ipotizzare una crescita del suo status per il futuro.
Stabilito che molti imprenditori disonesti potendo scegliere, scelgono gli schiavi, salviamo quelli onesti e consideriamo pure la flessibilità umana una risorsa, quando è scelta motivata dall’imprenditore e preferita dal lavoratore al quale può anche far comodo e piacere in certi periodi della sua esistenza.
Un buon governo dovrebbe però provvedere a un sistema di welfare con ammortizzatori sociali per gli intervalli di passaggio tra un lavoro è l’altro, e se esistesse la copertura economica dei temporaneamente disoccupati, sarebbero in molti a preferire il cambiamento senza fossilizzarsi nella stessa attività per decenni. Fin quando però il precario è un poveraccio senza futuro né prospettive, fin quando la flessibilità serve solo ad ingrassare gli sfruttatori del lavoro altrui con paghe al di sotto della media anziché maggiori proprio perché di comodo per il progetto del datore di lavoro, evviva il posto fisso!
Avanzano modelli di vita da paesi sottosviluppati per la nostra indifferenza verso lo sfruttamento delle persone: donne, uomini, bambini. La Cina è vicina? No la Cina è entrata con un cavallo di troia nelle nostre
città dentro la pancia delle quali esseri umani ammassati sopravvivono per portare a tavola una ciotola di riso e dare al padrone di turno l’agio di moltiplicare i suoi guadagni purtroppo senza imbarazzo. Si trasgrediscono leggi e diritti e nessuno interviene. Dove sono le Camere del lavoro?
Cavalli di troia crescono da noi e poco o nulla si fa per abbatterli.
Possiamo farcela a mettere equilibrio e ordine. Può essere più facile a farsi che a dirsi. Si potrebbe iniziare a fare una legge che prevede la filiera di produzione per ogni oggetto che si vende in Italia. Tempo fa avevo progettato il “marchio etico” per le merci provenienti dall’estero. Si dovrebbe prevederlo anche in Italia. Un piccolo marchio di qualità in cui sia scritto “la produzione di questo oggetto è controllata affinché il ciclo produttivo sia effettuato con lavoratori in regola con le norme vigenti”.
La pubblicità del marchio? : “Niente bambini né schiavi per costruire i prodotti con marchio etico”.
I trasgressori? Direi che non sarebbe male il ritiro della licenza e un’incriminazione per schiavismo.
Così i bianchi divani pubblicizzati alla tv non saranno umidi del sudore di poveri esseri sfruttati e delle lacrime di chi ha perso il lavoro italiano.25 ottobre 09
Wanda Montanelli
La società oggi è un paradiso per pochi ed un inferno per la maggior parte degli abitanti del pianeta. Più di un miliardo di persone sono sottoalimentate e muoiono di stenti e di fame 50 milioni di bambini. La minima indisponsabile soddisfazione dei bisogni materiali per vivere è per loro un miraggio e le parole senza ignificato sono quelle più di sovente pronunciate: uguaglianza sociale, giustizia sociale. Con Wanda, che so essere fortemente convinta che il migliore mondo possibile è governato da donne, condivido l’idea che la donna se ne avesse i mezzi darebbe fine a tutto questo.
Liliana Mornini
non so più in che mondo intendiamo proseguire a vivere, se in un generale grande fratello finto con virtualità ed esasperazioni nel minimalismo e nelle ripetitività. I grandi temi che tu affronti su questo blog dobrebbero essere affrontati da chi ci governa anche se non insieme almeno ad iniziare da uno, ma se ne parla e se ne scrive e tutto resta tal quale.
mariapia
LE PIANTE AMMALATE LE HO VISTE IN GIRO MA NON SAPERVO DELL’INSETTO MICIDIALE. LEI HA SPIEGATO BENE CHE SI TRATTA DI FACILONERIA E CHE SE PER FAR CRESCERE UN ALBERO CI VOGLIONO DIECI ANNI PER DISTRUGGERLO SI FA IN UN ATTIMO. CHI DI DOVERE NON FA IL DOVUTO. PERO’ SECONDO ME I GOVERNI NON C’ENTRANO GLI ASSESSORATI SI DEVONO IMPEGNARE NEL NEL RISOLVERE IL PROBLEMA, MA COME SEMPRE SUCCEDE HO PAURA CHE FARANNO A SCARICABARILE.
FRANCO BARZAGHI
La speranza di una nuova umanità con la PACE è obiettivo universale ed è speranza di una umanità libera che abolisce le divisioni per credere in Dio di tutti e per confiderare nella bontà dell’uomo
indipendente dalle appartenenze. La fratellanza tra popoli mediterranei è nella storia geografica, nella cultura nella medesima provenienza.
Ll globale è un’occasione di diffondere messaggi di PACE o espanderE il male, a noi la scelta, ai governi per vegliare tra chi ama l’umanità e chi la odia. Cavalli di Troia non trovano alloggio dove lo sguardo è vigile e le regole salde.
niccodemo
Le aziende occupate e la presenza degli operai sui tetti in tanti posti che le notizie stampa non riportano, per esempio non solo Prato ma c’è anche il polo tessile di Airola. Centinaia di operai scioperano per la cassa integrazione che interessa le aziende Benfil, e Tessival.
L’economia italiana fa acqua da più parti e sarebbe utile farne servizi giornalistici quotidiani invece di nascondere le informazioni e gli effetti devastanti della crisi.
barbara
chi deve pagare la crisi, il blocco sociale debole o il blocco sociale forte?
Risposta scontata dato che da quello che risulta sta pagando la fascia più debole della popolazione e addirittura esistono settori dell’economia e dell’imprenditoria che navigano a gonfie vele.
Le due ditte artigiane erano di due donne che onestamente avevano intrapreso le produzioni di divani con operari e dipendenti correttamente retribuiti, ma hanno chiuso. Pagheranno loro la crisi e le famiglie dei dipendenti licenziati.
Valery
VA RIVISTO TUTTO IL SISTEMA POLITICO E ECONOMICO. FA TUTTO SCHIFO, NON E’ SOLO UN PROBLEMA DI DONNE O UOMINI. CERTO, PEGGIO DI COSI’ VOI DONNE NON POTETE FARE, QUESTO E’ SICURO!!!!
Io credo che Bersani qualcosa la potrà fare per l’economia. Per rendere più umana questa Italia. Tremonti ha dimostrato di essere capace ad amministrare, però nella direzione della tutela dei lavoratori non ha fatto niente. Non si può continuare a far finta di nulla e accorgersi che c’è un problema solo quando ne parla qualche sito internet come questo o report e le iene in tv. Serve una risposta politica.
la degenerazione dei valori è evidente, e non c’entra la globalizzazione,se non nella conoscenza allargata delle contraddizioni di questa epoca storica in cui passano più facilmente gli esempi di comportamenti moralmente discutibili. I giovani che seguono le persone pubbliche come modelli da cui prendere esempio, non hanno di che scegliere. Stiamo toccando il basso e ne siamo consapevoli in quanto certi risultati sono nostri e ce ne assumiamo la responsabilità avendo abbassato la guardia come familiari educatori delle nuove generazioni.
Avete visto ieri sera Lerner? Ancora sul corpo delle donne, e va bene ma le persone (donne) che hanno da dire qualcosa di politico non le chiamano. Piroso ci ha provato a NDP (niente di personale su La7 ) ha detto su Wanda e sui fondi per le donne. C’erano tre scrittori: Beha, Giostra e Facci. Ci riguarda ciò che hanno scritto, ma è più interessante il trattamento che le donne hanno all’iterno dei partiti. Avranno il coraggio di aspprofondire?
Betty
Lungi dall’essere pari, le opportunità per le donne in Italia sono un terreno sempre più accidentato, soprattutto nel lavoro. Nel rapporto 2009 sul “Gender gap” del World Economic Forum, la penisola scende al 72esimo posto su 134 paesi dal 67esimo del 2008 e dopo l’84esimo del 2007.
L’italia è superata anche da Vietnam, Romania e Paraguay, precede appena la Tanzania, è terzultima in Europa. A pesare è «la persistenza di indici negativi sulla partecipazione delle donne alla vita economica», in primis la disparità di salari e redditi rispetto agli uomini.
«I paesi che non capitalizzano sulla metà delle loro risorse umane minano la loro competitività», ammonisce il rapporto…..
…….«Per avere società economicamente competitive e prospere è necessario coinvolgere le donne su un livello pari degli uomini in tutti gli aspetti della vita», sottolinea il rapporto e «l’integrazione di donne e ragazze è tanto più imperativa se si vuole una ripresa rapida e sostenibile della crisi finanziaria».
27 ottobre 2009 da: L’UNITA’
Pesano disuguaglianze nei salari e nella partecipazione al lavoro. Il 52% delle donne nella popolazione attiva
MILANO – Al di là delle classifiche, che hanno una valenza indicativa, sono i numeri che fanno effetto, anche se fotografano una situazione nota. È il caso del rapporto 2009 sulle pari opportunità tra uomini e donne («gender gap») stilato dal World Economic Forum, dove l’Italia scende dalla 67esima al 72esima posizione. Pesa «la persistenza di indici negativi sulla partecipazione delle donne alla vita economica», in primis la disparità di salari e redditi rispetto agli uomini. L’Italia è superata anche da Vietnam, Romania e Paraguay, precede di poco la Tanzania, è terzultima in Europa (il rapporto in pdf, in inglese).
PAESI SCANDINAVI – La classifica stilata dal Wef, istituzione che organizza il forum di Davos, copre il 93% della popolazione mondiale, assegnando ai Paesi scandinavi il podio delle pari opportunità. Al primo posto si piazza l’Islanda (quarta nel 2008), davanti a Finlandia, Norvegia e Svezia. Seguono Nuova Zelanda, Sudafrica, Danimarca e Irlanda. Sorprendente il Lesotho al decimo posto (dal 16esimo), davanti a tutti i big europei: la Germania è 12esima, il Regno Unito 15esimo (entrambi in leggero calo), la Spagna 17esima e la Francia 18esima. Agli ultimi posti nel Vecchio Continente Repubblica Ceca (74esima) e Grecia (86esima). Il rapporto assegna poi il 31esimo posto gli Usa, in discesa di 3 posizioni e il 75esimo al Giappone.
REDDITO E PARTECIPAZIONE – A spingere l’Italia nella retroguardia è soprattutto l’indice su «partecipazione e opportunità nell’economia» (96esimo posto), a causa delle disuguaglianze rispetto agli uomini nei salari (116esimo posto), nel reddito da lavoro (91esimo) e nella partecipazione alla forza lavoro (88esimo). Solo il 52% delle donne fanno parte della popolazione attiva contro il 75% degli uomini e il reddito medio delle donne è la metà rispetto agli uomini, 19.168 dollari l’anno contro 38.878. Vanno molto meglio le aree di «potere politico» (45esimo, grazie alle donne che siedono in Parlamento e al governo) e «scuola e istruzione» (46esimo posto), meno bene di quanto ci si potrebbe aspettare il settore «salute e attesa di vita» (88esimo posto). Tra gli altri dati evidenziati la differenza nella disoccupazione tra donne (7,87%) e uomini (4,88%). Rispetto al 2006, anno del primo rapporto, il voto all’Italia è solo marginalmente migliorato: laddove 1 rappresenta la parità, la Penisola è passata dallo 0,646% allo 0,68%, mentre l’Islanda e i principali Paesi nordici veleggiano sullo 0,82%. All’estremo opposto Pakistan, Chad e, ultimo, lo Yemen (0,46%).
Settantaduesima dopo la Cina
“Scarsi risultati in materia di partecipazione economica delle donne”
GINEVRA – Italia “bocciata” sulle pari opportunità tra uomini e donne: secondo l’ultima classifica del World Economic Forum (Wef) di Davos sul divario di genere, il nostro Paese scivola al settantaduesimo posto su 134 nazioni considerate. La graduatoria, stilata in base al “gender gap index”, è guidata quest’anno dall’Islanda, seguita da Finlandia, Norvegia, Svezia e Nuova Zelanda. Fanalino di coda, lo Yemen.
Secondo il Wef, “l’Italia continua ad occupare una delle ultime posizioni tra i Paesi europei ed ha perso tre posti rispetto all’anno scorso a causa dei risultati sempre scarsi in materia di partecipazione economica delle donne”.
Decisamente allarmante l’ultima classifica, dove il Belpaese è preceduto da Lesotho Botswana, Kazakhstan, Cina e Vietnam. Peggio dell’Italia, invece, hanno fatto la Tanzania (73), la Repubblica Ceca (74) ed il Giappone (75).
La graduatoria è elaborata in base a quattro principali indicatori. Globalmente, l’Italia ottiene 0,6798 punti – in un indice che va da 0 (diseguaglianza) a uno (parità) – contro lo 0,8276 della prima della classe, l’Islanda. Per il nostro Paese, il voto più basso è quello per la partecipazione delle donne all’economia, indicatore per il quale si colloca al novantaseiesimo posto.
Ho ripreso alcuni articoli di oggi in merito alle pari opportunità.
Non solo non sta accadendo nulla ma la situazione addirittura precipita a caduta libera.
Il segnale che risponde alla fotografia delle donne italiane assenti nei gangli vitali della vita pubblica, politica, economica e sociale è chiaro: siamo un paese all’incanto.
Le aziende non investono da tempo sulle risorse umane autoctone spostandosi nei paesi in cui la concorrenza è sleale se non allineata contro i diritti umani.
Il problema del “silenzio delle donne italiane” non è spuntato oggi come un fungo ma è una triste realtà che è andata via via peggiorando con l’assenza di politiche e punti di riferimento saldi.
Vittime di un’ignoranza a 360 gradi assistiamo inermi ad un’involuzione della consapevolezza femminile che non solo lascia interdetti gli addetti ai lavori del nord Europa ma ci pone la questione: possiamo ancora definire “civile” un paese europeo che ignora la cittadinanza politico/finanziaria delle donne?
Non abbiamo bisogno alcuno di nasconderci dietro alla crisi economico/finanziaria globale per capire che le politiche paritarie sono portate avanti da chi non è all’altezza dell’intedimento della necessità di investire sul capitale umano se ci si rivuole sollevare.
Al contrario se si vuole affossare una nazione e renderla una zona franca in cui tutto si può e nulla si può, bnasta che terzi decidano, questa è la strada giusta.
Le aziende di servizi che operano sul territorio nazionale sono anni che non formano e alle donne preferiscono gli uomini (forse perchè non partoriscono e non hanno dovere di cura).
Le donne italiane rispondono da decenni a questa alienazione non partorendo più.
Nonostante questo nulla è cambiato anzi…
Non servono più le denuncie pubbliche ma servono fatti, azioni che rivendichino ed impongano le leggi che di fatto esistono.
Io sono convinta che il modello associazionistico che stiamo calcando sia profondamente sbagliato.
Le donne devono trovare urgentemente sinergie volte ad una cooperazione di genere affinchè possano essere identificabili e riconosciute.
La partecipazione primaria passa dapprima nella conta di chi ha capito che senza i numeri disposti a ritrovarsi non si può che scendere gli scalini della giustizia sociale.
A questo punto mi viene anche il dubbio che una sorta di alienazione si sia fatta strada su chi che crede che tanto, in un modo o in un altro, tradizione permettendo, possiamo cavarcela.
Non sarà così.
Non se ne abbiano a male quelle che sanno di sapere.
Sono chiamate in causa coloro che possono interagire ed invece fanno solo “moina”.
L’autenticità passa attraverso il coraggio di guardare in faccia la realtà.
Tutto il resto che viene raccontato sono solo STORIE.
Se vi accorgete anche voi che bellissime piante esistenti nei vostri paraggi hanno d’improvviso un ramo un po’ abbassato, osservatele il giorno dopo e vedrete che i rami saranno alcuni e dopo una settimana la pianta avrà tutte le foglie appassite, e sarà morta, irrimediabilmente.
…..PROPRIO COME UNA DONNA CAPACE CHE VIENE ATTACCATA…
PRIMA O POI L’INSETTO ATTACCHERA’ LE ALTRE ANCHE SE LORO VIVONO NEL MENTRE L’ILLUSIONE DI NON FAR PARTE DEL DESTINO CHE, SEPPURE MOMENTANEAMENTE NEL BENE, LE ACCOMUNA ALLE ALTRE.
sempre dal post di Wanda…
….E’ stato un errore sottovalutare il “Rhynchophorus ferrugineus”, così come lo è il lasciar correre casi in cui l’ospitalità non regolata può cambiare i principi della convivenza civile e modificare in peggio l’esistente.
Voi che potete dovete fare in modo che la Politica si proponga una selezione. Prendere le cose positive della globalizzazione (e ce ne sono, non dite che è tutto negativo, per favore, altrimenti significa contestare il progresso) e rifiutare invece le cose negative. Per dei giochi di potere e degli sporchi interessi i politici non riescono a fare questa selezione.
Con 85 piantagioni di fiori, l’Etiopia è il secondo produttore di fiori in Africa. Dall’inizio della produzione di fiori nel 2000, centinaia di
contadini del gruppo etnico degli Oromo hanno perso la loro terra nelle vicinanze della capitale Addis Abeba senza aver ottenuto in cambio un risarcimento adeguato. In molti casi i contadini, che con la loro terra erano in grado di nutrire intere famiglie allargate, sono stati spinti
alla vendita da incaricati governativi. In Etiopia l’85% della popolazione sopravvive grazie all’agricoltura in proprio. In cambio della terra il governo aveva promesso ai contadini lavoro nelle nuove
piantagioni, ma i salari nelle piantagioni spesso non raggiungono l’euro al giorno, con cui certamente non è possibile nutrire la famiglia.
Inoltre il massiccio utilizzo di pesticidi si riflette sulla salute dei lavoratori e l’alto fabbisogno di acqua delle piantagioni viene a sottrarre acqua alla produzione alimentare nella regione.
Le conseguenze del boom del biodiesel sono ancora più catastrofiche.
Nonostante milioni di Etiopi soffrano la fame, il governo intende affittare 2,7 milioni di ettari di terreno a investitori stranieri che vorrebbero coltivare la pianta di jatropa, palme da olio, ricino e canna
da zucchero. Più di 2.000 aziende provenienti dalla Cina, India, Arabia
Saudita e da altri paesi ancora hanno già investito in Etiopia. Per la
creazione delle piantagioni vengono sacrificate enormi aree boschive andando così ad aggravare la situazione climatica, la fertilità dei
terreni e in ultima analisi la situazione della popolazione, in
particolare del gruppo etnico degli Oromo, principali vittime della politica governativa.
Ester –
Vedi anche Associazione per popoli minacciati
i mali italiani si devono alla malapolitica che è fatta da uomini preoccupati innanzitutto accrescere il loro potere. Siamo classificati da una ricerca fatta a Ginevra sulle pari opportunità molto in basso nella classifica. E così sempre in tutte le ricerche ma peggioriamo addirittura, i tempi non sono dei migliori purtroppo, ma dipende anche da noi donne.
lauretta
Interessante l’estratto di Repubblica pubblicato da A.Rossi.
Immaginavo qualcosa del genere ma vederlo scritto nero su bianco fa tutt’altro effetto. E’ desolante! E poi non vorrei essere pessimista ma ho la sensazione che l’italia scivolerà ancora nei prossimi anni in quella classifica visto quale concezione si ha della donna. A meno che non ci sarà una presa di coscienza comune.
REALE/VIRTUALE – Oggi giovedì 29 incontro a Lecce sul libro “La paura degli uomini. Maschi e femmine della crisi della politica”, di Letizia Paolozzi e Alberto Leiss. Ne discutono con Letizia Paolozzi, Marisa Forcina, Orazio Leggiero, Giovanni Invitto, Giampaolo Petrucci. Alle 17,30 nella sala conferenze del Museo Faggiano in via Ascanio Grandi 56. Altre presentazioni sono previste il 14 novembre a Reggio Emilia, il 23 novembre a Ravenna e il 28 ottobre a Milano.
Aggiornamenti nel sito: donnealtri.it
La distruzione delle palme l’ho notata anch’io e ancora di più noto la poca capacità di intervento degli enti preposti. In tema di ambiente gli uomin i so no distratti, troppo preoccupati a litigare per fette di potere. Le donne avrebbero fatto di più, e meglio. L’ambiente e la sua salvaguardia è recepito in misura importante dalle donne; un’inchiesta del settimanale Grazia-Enel su 8000
lettrici rende un panorama interessante sulla sensibilità delle donne per l’ambiente.
E’ molto alta la consapevolezza del problema, per quasi il 100% delle risposte quando si tratta di dichiarare che l’inquinamento priva la vita di piaceri naturali ed essenziali (96,4%) o di definirsi persona sensibile al tema ecologico (93,1%). La quasi totalità del campione (97,4%) ritiene che riciclare sia cosa buona e giusta. Le
italiane pensano che l’ecologia sia un problema reale (37,2%), un’opportunità per vivere meglio (32,8%) o un’emergenza (27,8%), non certamente una moda (1,9%).
paola
“CONCORRENZA SLEALE, LE COLPE DEI PROPRIETARI DEI MARCHI ITALIANI- Le fabbriche di Forlì hanno chiuso perché le artigiane dovevano pagare il costo del personale, i contributi di legge e in più le materie prime come legno, imbottiture, colla, chiodi e materiali diverso”.
Le colpe, cara wanda sono soprattutto di quei marchi che producono all’estero e importano in Italia il prodotto semilavorato e pressochè finito, dopodichè ci appiccicano l’etichetta e lo rivendono a cento volte il presso di costo.
Non si muove una paglia per fermare questo schifoso insulto alle regole di mercato, e non si tratta semplicemente di concorrenza sleale, ma di vero e proprio sfruttamento dei lavoratori, punibile dalle nostre leggi.
roberto
cvonsiglio la lettura di un libro che afferma ciò in cui ho sempre creduto, un vero ribaltamento cioè delle impostazioni al maschile della attuale società.
La tesi di questo saggio è che non ci sarà vera parità fra uomini e donne se non si «femminilizzano» i principi su cui si reggono le organizzazioni.
Non è sufficiente introdurre riforme istituzionali che garantiscano le ari opportunità professionali tra uomini e donne, se nel modello rganizzativo attuale, costruito su una visione del mondo di tipo maschile, le donne sono, e saranno, sempre e comunque svantaggiate.
” Caterina Mengotti – Il femminile al potere
Come le donne possono portare benessere, creatività e innovazione nelle organizzazioni”
Di prima mattina di questo ottobre meraviglioso condivido il tuo pensiero.
Purtroppo questa logica consequenziale è talmente ovvia che al sistema non piace affatto.
Il mondo delle banche e della finanza sta dettando legge anche sugli indirizzi di genere veicolando verso le casse di pochi le azioni che sostengono un potere che si concentra sulla spartizione di bene reali a danno della comunità risparmiatrice.
Le donne che sono tra i più importanti risparmiatori del globo vengono macinate per prime.
Come? Togliendo loro il lavoro in un momento in cui i contanti vengono fatti sparire e togliendo anche una dignità oggettiva che la donna ha da sempre rappresentato nell’immaginario familiare e sociale.
In poche parole le donne vengono per la miliardesima volta azzittite e messe all’angolo.
Ma come ha sostenuto ieri sera a “Parla con me” LIDIA RAVERA….nelle donne monta una rabbia incontenibile.
Nel silenzio attuale del popolo femminile la rabbia aumenta fino a tagliarsi con una lama di coltello.
Al momento questo poco interessa a chi è preso nel portare avanti di segni strategici ma credo, anzi ne sono più che certa, che presto la medaglia sarà rovesciata dal lancio dell’insofferenza e dell’umiliazione.
Noi donne, tutte, abbiamo un’arma attualmente ed è quella della “cura” che pesa sulla bilancia sociale più dello stesso motore economico.
Ebbene bisogna fare un passo indietro e rallentare la corsa dell’EGO di qualcuno e cominciare a razionare l’aria che permette a molti personaggi di fare il bello e il cattivo tempo.
So ene che il nostro senso di responsabilità ci tiene avvinte al dovere non riconosciuto e sfruttato ma questa volta è quella buona per cominciare a dire NO.
Molti uomini si renderebbero conto di dover scendere in campo anche loro e a quel punto dovranno scendere a patti se non vogliono perdere capre e cavoli.
Non siamo forse esauste di fare i saltimbanchi della comunità?
Il mondo del lavoro ci caccia per prime, quello dei servizi ci ignora, la pubblicità oscena ci insulta, i mass media rifiutano di approfondire l’argomento della disparità fra generi…e soprattutto siamo arrivati al punto che ci è vietato invecchiare pena un mercato di disperate giovani e disponibili pronte per i consumatori finali.
E’ una pioggia di squallore che ricade quotidianamente sui giovani sempre più superficiali ed immaturi.
Se davvero i nostri secolari sacrifici devono trovare un senso è il momento buono per allearci tutte.
si bien es cierto que les envìo mis post con retardo, he decidido de todas maneras enviarlos porque cultivo de todas maneras la esperanza de que alguién considere mi punto de vista y eso sucite algo màs que la simple lectura.
Gracias de la atenciòn
Blanca Briceno
Car@ amic@,
anche se con ritardo, ho deciso di farvi arrivare i miei post, nella speranza che continuino a suscitare dubbi e magari momenti di condivisione e di confronto. Spero siano utili. Grazie della vostra attenzione
Carissima Wanda hai lo stesso nome di mia madre, scomparsa. Non scompaiono le parole scritte, per questo ti commento con grande stima. Non sono appartenente a nessun partito,non lo sarò, dovrebbe essere chiaro per chi mi legge quì e negli spazi che mi accolgono… Non sono neanche mai stata una femminista, non mi piacciono i "confini". Tento di rimanere persona, donna, cittadina…soggetto politico: tento di far emergere voci non note, possono anche esserlo molto, come De Magistris, e a modo mio ne ho scritto stamattina, concludendo "Oltre il voto". Malgrado tutto, tutto quello che pensiamo e tentiamo, passa la donna intesa come Vagina,da indagare: raccoglitore. Nel proposito Claudio di Scalzo su Tellus Folio, ha scritto oggi un provocatorio e graffiante editoriale. Conosco la comunicazione, ho comunicato con migliaia di persone, allora clienti di Banca e Borsa,quando ci ho lavorato, per 31 anni,compresi i presentatori-giornalisti che vengono citati oggi ma anche ieri, scordandone molti e molte, non a caso.Niente mai di accidentale. Sono quì per invitarti a continuare a fare informazione e comunicazione,così come sai, come mi ha lasciato scritto mia madre, che scopro oggi più che mai e ti abbraccio. "La vita col tempo ti ha portato e t’insegna a scrivere in sè e per sè. La vita col tempo ti ha portato ad essere intellettuale senza essere accademica. Scrivi!!D’altra parte ognuno scrivendo sceglie la propria geografia."
Doriana Goracci
Il problema del punteruolo rosso è stato trattato a Genova nel corso di un convegno promosso dalla Regione Liguria e l’università. Trentamila in Sicilia le palme perché infestate dal punteruolo rosso, il coleottero parassita che ha già fatto ammalare 11.686 piante e costretto ad abbatterne 7.345, per questo nell’isola sono stati presi antidoti anche innovativi e sperimentali C’è anche però un sistema biologico contro il punteruolo: l´impiego di nematodi, piccoli vermi antagonisti. Dicono che funzioni meglio di altri esperimenti.
carlo
ma vi sembra un paese civile quello dove una donna con problemi di depressionev acuta si impicca e un giovane viene massacrato e dopo giorni e giorni se ne parla a vuoto ma non si da una spiegazione plausibile. L’on. Giovanardi ha dichiarato che ci stiamo dimenticando che colpevole della morte di Stefano Cucchi è la droga, però che la droga rompe le costole e le mascelle è un’assoluta novità.
Facciano presto a punire i colpevoli invece di nascondersi dietro il paravento delle siatanze psicotiche. Le carceri italiane sono da terzo mondo.
Elio
il precariato colpisce soprattutto le donne che sono le prime a sacrificarsi quando manca il lavoro e’è da tirare la cinghia, ma la società deve reggere il peso del disagio in maniera condivisa. Le imprenditrici donne in piena crisi hanno realizzato piccole percentuaoli di incrementi nelle loro aziende, c’è un dato statistico che lo dimostra. certo però che se la concorrenza è sleale non si hanno mezzi per restare sul mercato.
rita
Le imprenditrici donne in piena crisi hanno realizzato piccole percentuaoli di incrementi nelle loro aziende, c’è un dato statistico che lo dimostra. certo però che se la concorrenza è sleale non si hanno mezzi per restare sul mercato.
rita
…anche la regione Lazio su carta dimostra che il numero di imprese al femminile è molto alto…peccato che molte di queste imprese siano solo facciate femminili con ausilio di fondi nazionali/europei…e questo è un altro dato di fatto.
La concorrenza, è dimostrato, basta assistere ad un programma della Gabanelli la domenica sera su RAI 3, può essere affrontata solo con prodotti di nicchia di alta qualità che il know-out italiano può ancora permettersi.
Il precariato, di solito largamente utilizzato nelle aziende di servizi, non risponde al mondo operaio specializzato che fugge dal lavoro dipendente poichè si offre lui la morte del lavoro con la concorrenza sleale di lavoratori cinesi che assemblano pezzi per la produzione a costi improponibili per una società occidentale “civile”.
Non credo che sia una miopia di ignoranza indistriale. Tutt’altro. Trattasi di operazioni di profitto trasversali che penalizzano il lavoro autoctono per i profitti globali.
L’identità nazionale e la sopravvivenza della popolazione autoctona sono sotto i tacchi di imprenditori senza scrupoli e delle banche che strozzano la piccola imprenditoria.
Non bisogna più fare debiti e lavorare solo prodotti non riproducibili…questo è stato dimostrato.
La questione non è nè femminile nè maschile anche se ricade in larga parte sul lavoro femminile, peraltro largamente al nero per il nostro genere.
Quando l’On. Alemanno era ministro dell’agricoltura aveva largamente sponsorizzato e lavorato al principio dell’alta qualità. Sarebbe bastato allargarlo anche lì dove la produzione stava “cinisezzandosi” che oggi non avremmo capannoni chiusi e non per ferie.
Un paese piccolo come l’Italia può garantire una qualità di vita buona ai suoi cittadini se in grado di distinguersi e fare la differenza altrimenti è destinato a fallire.
Vendere alle multinazionali ha significato la decentralizzazione di molto lavoro, peraltro giusta, e poichè nessuno si è opposto oggi ne paghiamo le conseguenze.
Cosa ci sarà oltre questi fatti?
Il grande patto fra i gruppi inustriali e la finanza sta mangiando i beni soidi dei risparmiatori.
Varrebbe la pena fermarsi a riflettere e ricominciare a lavorare puntando al meglio.
Primo passo di consapevolezza acquistare meno e bene e nostro.
Secondo passo cooperativizzare le attività di secondo profilo al fine di sconfiggere il sub-appalto e di riportare l’ordine nei contratti nazionali.
Ieri sera su Gad Lerner TV all’Infedele quelli del PD si scaldavano tanto sull’indecenza dello scudo fiscale, peraltro vera, ma nessuno ha ricordato loro che in Parlamento mancavano dei loro una trentina al voto contrario?????
Bello predicare bene e razzolare male!
L’assertività quando è esagerata diventa ridicola!
Dalla Svizzera ci siamo dovuti far dire che siamo ad un passo da fare il botto come l’Argentina….
Assurdo! Stanno parlando di 3 miliardi di euro da portare nelle casse dello Stato con lo scudo fiscale e dimenticano i 100 miliardi di euro che dobbiamo pagare SOLO di interessi annui per il debito.
INFORMAZIONE VERGOGNA!!!!
cHE CHIAMINO LE COSE CON IL LORO NOME E POCHE PAGLIACCIATE!
l’idealismo del femminile puro è tutto in questa poesia della Merini, la più grande poetessa del secolo:
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti….
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
Alda Merini
una ditta che interviene con la cura biologica salva le piante dal punteruolo rosso, si usano i nematodi che senza danneggiare la palma debellano l’insetto. In natura si trova tutto, ma basterà a fare in tempo a salvare migliaia di piante?
barbara
La notizia è passata quasi inosservata, ma l’Italia ha deciso che la sua acqua può essere privatizzata. La denuncia arriva da Padre Alex Zanotelli attraverso una lettera inviata a Beppe Grillo. Per l’esattezza il provvedimento è contenuto nell’articolo 23 bis del decreto legge numero 113, comma 1, firmato dal ministro G. Tremonti dove si dà il via alle privatizzazioni dei servizi offerti dai diversi enti. Ed ecco cosa recita il primo comma dell’art. 23 bis:
-Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche’ di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili.
L’approvazione è avvenuta con il consenso dell’opposizione e più precisamente del PD. Come scrive Zanotelli nella sua lettera:
-Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del PD, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta (una decisione che mi indigna, ma non mi sorprende, vista la risposta dell’on.Veltroni alla lettera sull’acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!). Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione, ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali l’acqua è una merce.
silvia
Come ha comperato i suoi appartamenti, compresi quelli dei suoi familiari? C’è chi scrive che per acquistarli ha utilizzato soldi del partito, se Di Pietro è al di sopra di questi sospetti metta a disposizione i movimenti a dare e avere dei suoi conti, di quelli del partito e di quelli della tesoriera On. Mura.
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E’ vero che Di Pietro ha acquistato e rivenduto un terreno alla Coca Cola in Romania? E’ vero che possiede un appartamento a Praga?
Perchè Di Pietro nell’articolo su Libero del gennaio 2009 sui suoi appartamenti non ha citato l’acquisto della seconda masseria a Montenero di Bisaccia?
E’ in grado Di Pietro di affermare con certezza che sia sua moglie che suo figlio Cristiano hanno acquistato con propri soldi i loro immobili? Cristiano in particolare pagherà con suoi denari la villa di 450 mq. che sta costruendo a Montenero di Bisaccia?
Perchè ha fatturato spese di ristrutturazione della sua abitazione romana a nome del partito? Non è forse un falso? E’ questo un comportamento consono al capo di un partito che fa della legalità e della moralità i suoi caposaldi? Quanto volte lo ha fatto?
Intende Di Pietro inserire nello statuto norme per impedire episodi di familismo?
Intende Di Pietro inserire nello statuto un’anagrafe patrimoniale dei candidati, e degli eletti?
Che cosa intendeva dire quando a Veltri ha detto che voleva candidarsi al Mugello perchè Pacini Battaglia aveva paura solo degli uomini del palazzo e perchè lui aveva tanta paura di Pacini Battaglia?
In che rapporti Di Pietro era con Bruno Contrada prima che fosse arrestato?
E’ vero che Di Pietro ha fatto parte della scorta armata del generale Dalla Chiesa? E a che titolo?
Può dire con esattezza quando, nel 1992, è partito per il Costarica e se una volta avvertito che era in pericolo di vita insieme a Borsellino, ha chiamato il magistrato siciliano?
Perchè Di Pietro non ha mai indagato sull’Alta velocità?
Che fine hanno fatto le carte sulla cooperazione di Paraggio sparite a Milano e per caso c’entra qualcosa il maggiore D’Agostino?
Il 31 marzo 2003 Di Pietro era effettivamente a Busto Arsizio ad approvare il bilancio del partito il giorno prima che scadessero i termini e Mario Di Domenico, che afferma di non essersi mai mosso da Roma, era davvero presente alla riunione dell’associazione IdV? Se non lo era il verbale è nullo e Di Pietro deve restituire i soldi pubblici indebitamente incassati nel 2003.
Come ha saputo Di Pietro che suo figlio era indagato insieme a Mautone a Napoli? A Travaglio e Gomez ha detto che lo ha saputo dal Velino, ma Il Velino non ha mai scritto che anche Mautone era indagato.
Perchè Di Pietro ha creato un’associazione privata a fianco del partito e alla quale ha riservato il controllo dei finanziamenti? Chi ha concepito questo disegno?
Perchè Di Pietro ha nascosto a Veltri, che era il numero 2 dell’IdV, che stava per fondare dal notaio un’associazione privata a tre con la Mura e Di Domenico?
Perchè nei bilanci del partito sono stati indicati come erogati i soldi per le attività a favore della partecipazione delle donne alla politica, come vuole la legge sul rimborso elettorale, mentre la responsabile, Montanelli sostiene di non aver mai visto questi soldi?
E’ vero che alla tesoriera On.Mura sono state rimborsate le spese di viaggio e alloggio a Bologna, dove è responsabile del partito? Se è vero, accade così per tutti i responsabili regionali che sono anche deputati?
E’ pronto Di Pietro a cedere gratuitamente al partito il simbolo che è di sua proprietà?
E’ disposto Di Pietro a introdurre il ricorso alle primarie per individuare il leader del partito?
Barbara
Credo che le risposte non siano di nostra competenza e che se qualcuno ha sassolini nelle scarpe dovrà toglierseli da solo.
Per quanto riguarda il “dovuto” alla promozione delle donne in politica, lì c’è già una causa in corso, come tu saprai.
Resta il fatto che l’Italia “politica” si chiama fuori dal dovere di fermare l’orda discriminatoria che travolge il femminile nazionale.
L’unica certezza che possiamo asserire sta nei fatti che fotografano un potere a 360 gradi di tipo patriarcale.
Il linguaggio sessista e l’orientamento propagandistico della televisione da cassetta spinge in maniera abnorme l’involuzione femminile.
E’ un attacco senza precedenti che non trova giustificazioni in un paese “in pace” e che osa definirsi “civile”.
L’ossessione famelica verso il potere spazza via ogni opportunità sensata che le donne “pulite” e “preparate” offrono a questo territorio disastrato da incompetenza e nancanza di “principi”.
La parola “valori” mi ricorda tanto il gioco del ribaltino…qualcuno sui valori fondò la “giovane Germania” ed il mondo lo lasciò fare. Qualcun altro sui valori nazionali mise in piedi una democrazia che nega al “suo” popolo “democratico” il diritto alle cure mediche.
In una vita sociale, in cui la partecipazione alla “cittadinanza” è concreta e non illusoria, gli emerginati non proliferano come funghi e le porcherie vengono contrastate con efficacia e non incentivate nel tentativo bellico di trovare opulenza nel caos.
Dalla Signora Tacher al Signor Regan la storia ha cambiato il suo corso in modo viscerale.
Lei, cara Barbara, si meraviglia della privatizzazione delle acque, che di fatto è già realtà.
Il cittadino comune è comune solo nei suoi gironi infernali poichè continua a delegare quel che non vuole affrontare.
Ci aspettiamo sempre riposte sull’operato altrui disdicevole o dubbio ma non intendiamo escludere dai nostri circuiti mentali lo sdegno sterile di chi non fa nulla e resta in attesa come un babbeo di chissà quale giustizia.
La libertà è partecipazione.
Se non si è in grado di partecipare ma solo di borbottare siamo schiavi.
Illudersi che la sopravvivenza economica ci dia la libertà di pensare e decidere e scegliere è l’ultimo piatto servito di chi controlla le pecore convincendole di poter ruggire.
Non c’è più posto per le analisi…sono così inequivocabili che ci hanno già servito le risposte…ma noi continuiamo come le tre scimmiette ad essere:
MUTI
CIECHI
e SORDI.
questo tappeto trapuntato dalla migliore capacità attuale delle donne di ritornare, vincenti,per la loro parte ,per quanto è lavoro di dialogo armonia e realtà, che di questi mezzi fa virtù di confronto per i diritti
primari,essenziale che si stanno perdendo,è importante e riconoscibile.
grazie Wanda ed a tutte le donne che stanno cercando di non fare affondare la realtà della persona,nel nulla del presente.
buon lavoro
giovanni lombardi
grazie Wanda ed a tutte le donne che stanno cercando di non fare affondare la realtà della persona,nel nulla del presente.
buon lavoro
novembre 17th, 2009 at 17:39
A none di Wanda e di tutto lo staff ti ringrazio Giovanni. Talvolta è riconoscibile in una sola parola la solidarietà umana…ed allora tutto si muove meglio.
Il silenzio delle donne, malgrado gli antichi stereotipi sul nostro troppo parlare, è antico e profondo e di una forza rara.
Hai ragione Giovanni a parlare di “perdita” poichè nonostante l’esito meraviglioso della superiorità morale, dimostrato peraltro nel quotidiano e duplice lavoro di quasi tutte le donne, la conquista dell’individualità parrebbe svilirsi fra le dita di un’anima collettiva che le esclude dalla sfera pubblica.
Dalla memoria delle donne della Resistenza si arriva fino ad oggi cariche di pregiudizi e di paure.
Il caso italiano è il nodo non sciolto di una democrazia incompiuta che ha il sapore di un lutto.
Le donne devono riguardarsi e ridisegnare i loro spazi. Occorre capire quale sono i limite che ci hanno confinato nel silenzio.
Non m’incantano le omologazioni di genere che filtrano attraverso i comportamenti giovanili. Il potere della propaganda globale ha allargato l’effetto di plagio di massa che riltuva un tempo più visibile nei regimi.
Oggi va ritessuto un clima culturale di spessore dove poter tradurre la cittadinanza in consapevolezza.
Le donne che mediano sperando di “cavarsela” non raccoglieranno mai le messi.
Gli uomini che “sfruttano” il momento di depressione che attraversa il globo a danno delle donne non sono uomini ma solo forze isterilite di un sistema che deve cambiare.
ci hanno fregato anche l’acqua e poi passeranno all’aria, alla clorifilla, all’ossigeno. Chi lo sa fino a che punto vorranno arrivare, e noi permettiamo scippi uno dietro l’altro.
A Milano cìè un comitato dell’Acqua attivo e con proposte.
è il Comitato milanese acqua.
Betty
La consapevolezza che anche l’acqua, come il petrolio, è un bene esauribile è meno chiara. L’acqua scarseggia e qualcuno preme sulla politica mondiale per convicerci ad accettare la mercificazione di questo bene.
La gestione dei servizi idrici è passata dapprima dal convincimento, attraverso una massiccia pubblicità, dell’acqua in bottiglia a vantaggio di quella del rubinetto e in seconda battuta i prezzi sono lievitati al di sopra di quelli del petrolio.
Su queste politiche sono nati e si sviluppano gli enormi interessi delle grandi multinazionali dell’alimentazione e del bere.
Le persone prive di accesso all’acqua potabile sono circa 1,5 miliardi. Ogni giorno muoiono 30000 persone per acqua infetta. A tutto ciò aggiungiamo i profughi “idrici” che premono alle frontiere di altri paesi.
In questo quadro generale le popolazioni vengono attaccate nella loro qualità della vita (vedi l’occidente) o nella loro stessa sopravvivenza (vedi i paesi senz’acqua o senza i palinsesti dello sfruttamento della stessa).
La domanda è:
come facciamo per contrastare il mercato mondiale dell’acqua?
Possiamo imporre che la gestione pubblica dell’acqua sia condotta in modo efficiente e compatibile con il rispetto dell’ambiente?
Credo che sia compito della CULTURA PUBBLICA DELL’ACQUA combattere lo spreco sia privato che pubblico di questo bene.
L’altra cultura passa attraverso una nuova cultura urbanistica la quale ci deve riportare al rispetto del territorio finora ignorato e devastato da un consumo squilibrato.
La spinta verso la privatizzazione dei servizi idrici è cominciata anni fa.
l’emendamento nella legge finanziaria del 2002, che obbligava i Comuni a privatizzare i loro acquedotti, ha visto scendere in piazza molti movimenti.
Il programma dell’Unione ha affermato che l’acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.
L’affermazione è stata aggirata con l’invenzione dell’erogazione dell’acqua come funzione separata dalla gestione del servizio idrico.
L’imbroglio sta nella distinzione fra l’obbligatorietà della privatizzazione, mettendo in gara l’erogazione anche contro quei comuni che hanno già espresso di gestire “in-house” il proprio servizio idrico.
Colossali fusione societarie tra SPA e capitale pubblico e SPA private si contrappongono così ai percorsi legislativi, peraltro ultimamente modificati ai danni del pubblico, con l’intento, in parte riuscito, di creare un colossale precedente in tutta Italia.
I Movimenti dell’acqua devono essere sostenuti con una massiccia adesione popolare in quanto non ci sono le intenzioni di perseguire un progetto encomiabile di riserva idrica territoriale ma solo un profitto sfacciato ai danni della popolazione comune.
Il principio dissolutorio del servizio “SOCIALE” passa attraverso la fusione di pubblico e privato e non ha nulla di nobile nei fatti riportati nelle vicende nazionali.
Dalla gestione dei rifiuti, marcia e putrida come gli stessi abbandonati e smaltiti attraverso sistemi primitivi, alla gestione delle ferrovie che costano ad ogni cittadino circa 300 euro l’anno fra pulci e ritardi…dall’attacco sfacciato e decennale alla giustizia che volutamente è stata resa faraginosa ed “ingiusta” per i cittadini perbene…arriviamo all’acqua che per natura giuridica è un bene comune ed un diritto imprescrittibile.
Cara Betty Mendozzi, Lei ha detto bene…”noi permettiamo scippi uno dietro l’altro”…noi e solo noi.
Sul suo: “Chi lo sa fino a che punto vorranno arrivare” neppure mi soffermo poichè non solo è chiara e limpida la volontà del profitto, prima privato poi globale, ma dovrebbe trovarci tutti già d’accordo sulla nostra volontà di contrastare, coesi e determinati, le offensive che stanno affossando la nazione.
Dove l’impunità e la corruzione imperano non può esserci autorevolezza di governo…di qualsiasi schieramento esso si fregi.
da donnealtri:
Il 23 a Ravenna e il 28 a Milano
incontri sulla “Paura degli uomini”
Lunedì 23 Novembre alle ore 18 a Ravenna, alla Libreria Feltrinelli – Via IV Novembre -presentazione del libro «La paura degli uomini. Maschi e femmine nella crisi della politica» .Saranno presenti gli autori Letizia Paolozzi e Alberto Leiss con Fulvia Bandoli. Sabato 28 a Milano alle 17 alla Libreria delle donne in via Pietro Calvi 29 altro incontro con gli autori, Ida Dominijanni e Alessio Miceli.
Michela
“L’acqua è l’elemento primordiale per eccellenza: uno degli elementi fondamentali nella vita dell’uomo e attualmente anche uno dei diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna che popolano il nostro pianeta”.
Padre Alex Zanotelli
IN NOME DELLA LOGICA DEL PROFITTO SI MERCIFICA LA VITA DEGLI ESSERI UMANI.
LA STORIA E’ TAPPEZZATA DI SCHIAVITU’ CHE CAMBIANO ABITO SECONDO LE REALTA’ CHE OCCUPANO MA LA CUI ESSENZA E’ SEMPRE PERFETTAMENTE IN LINEA CON L’EGOISMO E LA MALVAGITA’.
LA NOBILTA’ DELL’UOMO PASSA ATTRAVERSO L’IMPEGNO, IL DOVERE, IL SENSO DI RESPONSABILITA’, LA LEALTA’.
NON C’E’ GIUSTIZIA SENZA RISPETTO PER L’ALTRO.
Cara GLO hai ragione! L’essere umano non sconfiggendo la “bestia” che lo governa si adatta e diventa un mostro. IL PROFITTO è il tramite obbligato fra “porcherie” e potere.
E’ orribile questo articolo che segue e che parla di fatti che accadono oggi mentre noi discutiamo spesso lontanissimi dai principi base della convivenza umana.
STEFI
20/11/2009 (10:20) – IL CASO
LA STAMPA
Perù choc, gang uccideva
contadini per venderne il grasso
La sostanza veniva venduta a 15 mila dollari al litro a industrie cosmetiche europee. Tra i “clienti” due italiani
LIMA
Dalla temuta leggenda, all’agghiacciante realtà.
Da circa trent’anni, in Perù una banda di killer seriali avrebbe ucciso almeno 60 contadini delle regioni di Huanuco e Pasco, a 450 chilometri al nord est di Lima, per estrarre dai loro corpi grasso da vendere, a 15.000 dollari al litro, ad aziende europee che lo utilizzavano per fabbricare prodotti cosmetici.
Lo hanno sostenuto, nella loro confessione, quattro arrestati. Due, si è appreso solo ora, erano stati bloccati il 3 novembre scorso mentre si apprestavano a ritirare alla Posta un involucro di plastica con dentro il grasso di un contadino assassinato lo scorso settembre.
I media l’hanno subito definita «la banda dei pishtacos», (dalla parola quechua “pishtay”, che significa “tagliare a strisce”). Cioè i malavitosi delle leggende andine che uccidevano donne e uomini soli, sgozzandoli per mangiarne la carne e venderne il grasso….
….«Il grasso lo sottraevano dal torace e dai muscoli», ha precisato oggi il generale Eusebio Felix Murga, responsabile della Dirincri, il dipartimento di polizia che occupa dei reati criminali. Secondo il pubblico ministero di Lima, Jorge Sanz, le indagini proseguono perchè la banda avrebbe appunto ucciso almeno 60 persone.
I media, citando Murga, scrivono inoltre che tra i possibili clienti vi sarebbero anche due non meglio precisati «italiani», dei quali si parla nelle intercettazioni telefoniche effettuate sui cellulari dei detenuti….
Per ora, comunque, non sembra che si siano comportati fino in fondo come i “pishtacos”. Che, secondo il Dizionario Enciclopedico del Perù di Tauro del Pino, spesso sotterravano le loro vittime, a volte ancora in vita, per fecondare la terra o rendere più solide le fondamenta di una casa.
In questo caso, pensavano invece solo ai soldi vendendone il grasso ad aziende europee, che l’utilizzavano per fabbricare prodotti cosmetici. Insomma un mito andino aggiornato alla realtà di oggi.
che ne pensate della morte di Stefano Cucchi?
Non se ne verrà a capo come sempre succede in Italia!
Eppure qualcuno ha fatto fuori quel povero ragazzo. Ho sentito la conferenca stampa a radio radicale, è agghiacciante quello che è accaduto.
Anche questa è violenza contro cui noi donne si deve protestare. Inoltre Stefano ha una mamma, una sorella, un padre, forse una fidanzata. La sua famiglia ha diritto di sapere che cosa è successo, chi l’ha massacrato, ma pare che fin’ora stanno cercando di coprire i veri responsabili.
Temo che non li scopriranno purtroppo.
OLGA
55 thoughts on “CAVALLI DI TROIA CRESCONO DA NOI”