Pubblicazione Micro Mega
: “Dieci brevi riflessioni sul futuro della globalizzazione e della disuguaglianza di reddito” dal libro “Ingiustizia globale. Migrazioni, disuguaglianze e il futuro della classe media” del grande studioso di diseguaglianza sociale Branko Milanovic, appena uscito per Luiss University Press, che ringraziamo per la gentile concessione.

1. Quali forze modelleranno la disuguaglianza globale in questo secolo?

Le due forze che modelleranno la disuguaglianza globale sono la convergenza economica e le onde di Kuznets. Le prospettive verso la convergenza, o il fenomeno che vedrà l’Asia raggiungere il passo economico dell’Occidente, sembrano solide. Se anche la crescita della Cina dovesse avere un andamento con alti e bassi, gli elevati tassi di crescita economica di almeno alcuni dei paesi popolosi dell’Asia come l’India, l’Indonesia, il Bangladesh, la Thailandia e il Vietnam proseguiranno il loro corso. È improbabile che rallenteranno tutti insieme. Fino a cavallo del Ventunesimo secolo, la crescita cinese è stata la maggiore responsabile della riduzione della povertà e della disuguaglianza globale, ma in futuro, altri paesi asiatici potrebbero svolgere quel ruolo, e aumenteranno di conseguenza le possibilità che il processo continui – le uova non saranno tutte in un solo paniere.

Il potere economico mondiale si sposterà molto di più verso l’Asia. In una brillante ricerca condotta per diversi anni Danny Quah ha registrato questo spostamento graduale. Negli anni Ottanta, il centro di gravità della produzione mondiale si trovava in mezzo all’Atlantico, tra l’Europa e il Nord America. Nei suoi calcoli più recenti, Quah situa il centro in mezzo all’Iran, e osserva che negli ultimi trentacinque anni ha continuato a spostarsi verso Est (Danny Quah, commento personale). Nel 2050, Quah si aspetta che possa trovarsi tra l’India e la Cina, che avranno così preso i ruoli precedentemente svolti dall’Europa e dal Nord America (Quah 2011).

Il processo che vede i redditi in molti paesi asiatici riprendere quelli delle nazioni dell’Europa occidentale e dell’America del Nord ridurrà anche la disuguaglianza globale. Tuttavia, in questo caso, il ruolo della Cina diviene ambiguo. Sebbene il paese abbia esercitato una grande forza verso una riduzione della disuguaglianza globale nei passati quattro decenni, di fatto la sola forza circa fino al 2000, perché è stato il solo paese a influenzare l’ascesa e il calo della disuguaglianza globale, nel futuro prossimo la sua rapida crescita comincerà ad accrescere la disuguaglianza globale. All’inizio tale effetto sarà contenuto, ma potrebbe poi diventare più ampio, a seconda di che cosa succede in Africa e se aumenti il divario tra la Cina e i paesi poveri popolosi. Quindi, affinché la disuguaglianza globale cali, il mondo ha bisogno di crescita rapida in altri luoghi a parte la Cina. Sembra un fenomeno più probabile in Asia; è dubbio che possa avvenire in Africa.

Anche il ruolo delle onde di Kuznets non è semplice. Se anche dovessero “comportarsi bene”, vale a dire, se la disuguaglianza di reddito cominciasse a muoversi lungo i segmenti di flessione delle curve di Kuznets, prima in Cina e in seguito negli Stati Uniti e nel resto del mondo ricco, potrebbe comunque volerci un decennio per ridurre le disuguaglianze nazionali fino a stabilizzarsi e avere un impatto a livello globale. Per giunta, non possiamo sapere con certezza se la Cina e gli Stati Uniti si trovino davvero al vertice rispettivamente della prima e della seconda onda di Kuznets. In Cina, le principali forze di compensazione – ossia quelle che possono mantenere elevata la disuguaglianza – sono l’aumentata quota di reddito proveniente da capitali privati, la corruzione, e i divari di reddito da regione a regione. Negli Stati Uniti tali forze sono rappresentate dalla pesante concentrazione dei capitali nelle mani dei ricchi, dall’unificazione di elevati redditi da capitale e da lavoro negli stessi individui (il “nuovo capitalismo”) e dal potere politico dei ricchi.

La disuguaglianza di reddito e i problemi politici rimarranno strettamente collegati. Non possiamo aspettarci che una disuguaglianza elevata o persino crescente alteri in modo fondamentale il sistema politico americano, se non spingendolo anche in misura maggiore verso la plutocrazia, ma una disuguaglianza elevata può finire per minare il sistema politico cinese e trasformare il dominio del Partito comunista in un regime più nazionalistico o autocratico o spingerlo verso la democrazia. Entrambi i cambiamenti politici sarebbero probabilmente accompagnati da un’enorme disordine economico e da un calo del tasso di crescita.

2. Che cosa accadrà alle classi medie dei paesi ricchi?

I lavoratori dei paesi ricchi sono schiacciati tra gli individui che guadagnano di più nei loro paesi, che continueranno a ricavare denaro dalla globalizzazione, e i lavoratori dei paesi emergenti, più appetibili perché più economici. Il grande schiacciamento della classe media (di cui ho parlato nei capitoli 1 e 2), trainato dalle forze dell’automazione e della globalizzazione, non è terminato. Questo schiacciamento a sua volta scinderà ulteriormente le società occidentali in due gruppi: una classe molto di successo e molto ricca in cima, e un gruppo molto più ampio di individui i cui lavori prevedano servizi alla classe ricca in occupazioni nelle quali il lavoro umano non può essere sostituito da robot. L’istruzione potrebbe non avere molta influenza, perché molte società ricche sono già vicine al limite più elevato di scolarizzazione (misurata in numero di anni) e forse anche in termini della qualità della stessa; per giunta, molti individui impiegati in lavori di servizio sono già troppo qualificati per le mansioni che svolgono.

Potremmo dover adattare il nostro pensiero a una situazione nella quale la differenza di competenze e capacità tra la classe ricca e i lavoratori nel settore dei servizi è contenuta. Il caso e il contesto familiare svolgeranno un ruolo molto maggiore di prima. Un individuo potrebbe diventare banchiere di Wall Street invece che istruttore di yoga semplicemente perché una sera imbocca la strada giusta (e incontra la persona giusta).

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