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“Me l’hanno uccisa. E’ morta per la cattiveria della gente”. Così ha detto la madre di Tiziana Cantone, la ragazza suicida perché si è accorta di un mondo circondato di iene, di vigliacchi che schermati dal web imbrattano la rete e scrivono frasi di condanna, oscene, molto peggiori del video hard che per dabbenaggine Tiziana ha concesso, al cosiddetto “fidanzato” e quattro amici. Sono mancati il buonsenso e la furbizia nella ragazza trentunenne. Lei sicuramente ha sbagliato ad affidarsi così sguarnita nel magma della rete, a dare credito all’uomo che credo amasse. A contare su chissà quale ricaduta valoriale di presenza sul web, a immaginare che si fa così, si  butta via il proprio corpo  in pasto a famelici predatori. Del resto la scena hard del suo video è la stessa di quelle che migliaia di volte un’adolescente (speriamo di no i bambini confidando sui genitori) ha la possibilità di vedere in tv.

Scene che ognuno di noi ha l’occasione di incrociare, anzi direi “ha  l’obbligo di vedere”, mentre fa zapping: tant’è che la sera (ma anche in fasce protette pomeridiane) se desideri vedere un programma che non sia becero, devi saltellare con molta maestria e velocità con il telecomando tra questo e quel canale, scartando flutti di sangue dalla gola di qualcuno, coppie in posizioni anatomiche che ormai superano ogni fantasia del kamasutra, operazioni chirurgiche con ventri squarciati; quando non sei costretto a intravvedere l’orrido possibile di reati contro bambini, che comunque così reiterati cercano uno spazio ed una legittimazione; o quando, durante l’intervallo di un bella commedia, puoi incappare in riprese in primo piano di rifiuti corporei del genere che si espellono negli appositi privati spazi detti w.c. prima che vadano in fogna.  

A chi potrebbe dire: “Cambia canale se non ti piace il contenuto” risponderei che ad ognuno di noi necessitano quei pochi secondi per capire che sì incappati in una scena rivoltante, e quindi avere il tempo di reazione per cliccare sul tasto e cambiare. Questo vuol dire che la percentuale dei prodotti-letamaio è altissima, ed è una lotta impari cercare un programma televisivo evitando scene ripugnanti. Ma meno male che per me e molti altri sono “ancora” ripugnanti. Perché  lenta ma pervasiva giorno dopo giorno guadagna territorio l’ “assuefazione” alle scene di violenza, stupri, perversioni erotiche. Specie verso chi si è nutrito di questo lerciume sin dall’infanzia insieme alla fetta di ciambellone e la spremuta d’arancia che la mamma tanto amorevolmente ha preparato per merenda per far stare i bambini buoni davanti alla tv, lasciandoli poi liberi di usare il telecomando e passare dalla finzione del  cartone animato alla vera guerra tra bande del Milwaukee (non manco come sempre di raccomandare a questo proposito la lettura di “Cattiva maestra televisione” di Popper)

Ma perché quel magistrato l’ha condannata a pagare 20mila euro di spese legali?

In Tiziana è mancato il rispetto di sé, l’autostima, la capacità di preservarsi; sicuramente una buona educazione, che non è solo quella della famiglia.  Sbagliamo noi tutti a permettere che imperversi questa crudeltà mentale sul web, che peraltro io considero come il Papa un “dono di Dio”. E tale dovremmo mantenerlo perché non diventi invece strumento del diavolo.  Paradiso, inferno, dio, diavolo, parole che dovrebbero avere un senso per tutti, in assenza di valori, nel vuoto esistenziale del fattore umano. Parole e significati soprattutto assenti in tutti quelli che definirei senza remore “delinquenti del web”, che bisogna fermare con norme appropriate, azioni di autotutela dei network, buone sentenze da parte dei magistrati che ancora considero romanticamente fautori della giustizia, perché è più forte di me, appartengo a quella generazione di persone che si affidavano o a Dio, o a Marx, oppure laicamente contavano  sulla ricchezza rappresentata – come un’orizzonte di speranza – dalla terzietà della magistratura

Nel caso di Tiziana mi rende perplessa la sentenza del giudice che ha concesso spese legali per 20mila euro a Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas buttando nell’angoscia la ragazza a cui sicuramente tale somma sarà sembrata ingiusta, e smisurata per le proprie risorse. Tra l’altro lei aveva chiesto i danni, ma ha ricevuto calci da tutti. Le motivazioni della sentenza sicuramente spiegheranno meglio, ma così da donna che lotta per i diritti delle donne da molti lustri non capisco la frase  riportata dai quotidiani: “la giovane ha ‘effettuato volontariamente’ i sei video che la ritraevano durante ‘il compimento di atti sessuali’ e in seguito (concesso? condiviso? ndr.) ‘a cinque persone con cui intratteneva una corrispondenza telematica’ “.

Dare volontariamente un video a cinque persone non vuol dire autorizzarle a metterle in rete, e credo che se Citynews, Youtube, Yahoo sono stati danneggiati per aver dovuto ritirare i video dalla rete, i danni dovevano essere chiesti a quegli scellerati che senza autorizzazione della diretta interessata hanno diffuso un “video privato”  (perché era indirizzato a ben specifiche persone) nel web, oltretutto dileggiando e insultando la loro amica.

Non esprimo un giudizio morale su ciò che ha fatto la ragazza, cerco soltanto di sollecitare il giudizio legale, che sempre deve tutelare la libera determinazione delle persone e la privacy, magari con particolare attenzione nei confronti del soggetto debole di tutta questa assurda storia. E qui il soggetto debole è Tiziana.
“La legge è uguale per tutti” è la scritta che campeggia sulle pareti delle aule di giustizia. E per me (ma l’ho detto sono romantica) significa i giudici devono decidere con la massima terzietà, ma possono sempre avere un tantinello di “occhio di riguardo” , e se decidono di averlo, credo che vada sempre “riguardato” chi è socialmente indifeso, cioè davide non golia. Invece il mondo è alla rovescia.
Sicuramente le leggi a tutela del diritto all’oblio ed alla privacy devono essere meglio concepite e più scrupolosamente scritte dai legislatori, ma l’interpretazione del giudice che ha un ampio margine di discrezione può fare la differenza.

Scrivono le cronache: “Tiziana ha raccontato che la figlia era particolarmente agitata da cinque giorni perché, pur avendo ottenuto dai giudici il diritto all’oblio, e quindi la cancellazione delle immagini dal web, era stata condannata al pagamento di ventimila euro di spese giudiziarie perché giudicata consenziente. Nella decisione sul provvedimento di urgenza chiesto dalla 31enne per la rimozione dai siti web dei video hard, infatti, il giudice aveva condannato Facebook e altri tre soggetti al pagamento di 320 euro ciascuno per esborsi e 3.645 euro per compensi professionali. Contestualmente la ricorrente era stata condannata al rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3.645 euro, per ciascuno, per le spese legali oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%. Sarebbe stato questo, secondo la madre, il motivo scatenante del suicidio della 31enne”*. 

Questa lapidazione ai tempi dei social deve trovare davvero giustizia, la madre chiede di ridare dignità a Tiziana. Ognuno di noi può farlo anche in mimina parte ed  essere di conforto alla donna. Ma confidiamo nella Giutizia, perché si trovi se c’è stata istigazione al suicidio, stalking,  violazione della privacy. Si dia una buona lezione ai diffusori del video, affinché nel futuro non avvenga che altri scellerati possano così danneggiare una giovane donna. Si può fare di meglio e di più anche con la tecnologia. L’agenzia Reputation Manager riesce a trovare i colpevoli della rete. Tempi passeranno ma sarà sempre più difficile ai vigliacchi nascosti dietro nickname di restare impuniti. Amo il web, lo concepisco come una ricchezza inestimabile, un’espressione di democrazia a cui nessuno può mettere il bavaglio, ma proprio per questo bisogna educare le persone all’uso di uno strumento potente com’è Internet. Che poi è come nella vita. Siamo tutti liberi di navigare  nel mare, ma senza affossare né danneggiare tutti gli altri altrettando liberi di navigare come noi. Non può un transatlantico affossare una barca, né una scialuppa travolgere chi va a nuoto per i fatti suoi. Le regole vanno rispettate. Nelle scuole l’educazione civica deve tornare. Il rispetto delle persone va messo al primo posto di ogni programma di formazione culturale. La politica e la Giustizia devono fare la loro parte. Ancora confido che ognuno faccia bene il suo ruolo per il futuro. Sono inguaribile.

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