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POVERE DONNE TRA IL MASCHILISMO TRASVERSALE E IL FEMMINISMO DA HAREM

Lettera aperta di Silvia Terribili da Amsterdam Amsterdam, 22 aprile 2009 Cara Wanda, Il tuo post mi ha stimolato a scrivere. Il maschilismo è purtroppo trasversale e a distanza di anni debbo purtroppo darti ragione sul fatto che anche Di Pietro, da questo punto di vista, opera scelte in linea con la tendenza generale italiana. Agli uomini al vertice non piace la donna protagonista, ambiziosa, sicura di sé, che vedono come rivale, e amano circondarsi di spalle o di caratteriste. La candidata preferita dai vertici è quella che sostanzialmente avalla la linea del capo, è dissidente, ma solo sulle questioni secondarie, un esempio eclatante è la Serracchiani, che è vestita da pasionaria, ma fondamentalmente rispecchia la linea dei vertici. Il femminismo del PDL, io lo chiamo il femminismo da harem (di per sé affascinante come fenomeno), invece si riassume nel concetto che tutte le donne hanno il diritto di essere belle e di far parte di una corte di lusso. La donna deve essere rassicurante, non agitare tematiche che potrebbero turbare i telespettatori, ma soprattutto seguire per filo e per segno i dettami di poteri che stanno sopra di lei. Una donna bravina, non eccezionale, che non si specializza autonomamente nei dossier, che non esprime una propria linea, ma sposa in toto la linea del capo e vota secondo le istruzioni che arrivano dagli esperti. L’ideale per il potere che agisce dietro le quinte. Un modello femminile chiaramente agli antipodi del mio modo di sentire. Se c’è una cosa di cui mi rammarico è di non aver fatto la nostra piccola rivoluzione delle donne a Vasto, nel settembre 2006 io ero pronta a protestare. Eravamo un piccolo gruppo che avrebbe potuto segnare una svolta dentro Idv, ma tu allora mi consigliasti di aspettare, di dare ancora una possibilità ai vertici di lasciarci lo spazio politico e la visibilità che chiedevamo. Avevo proposto una due giorni delle Donne dei Valori a Roma nel gennaio 2007, i vertici ce l’avevano promessa, poi non se ne è fatto più nulla… Abbiamo fatto male, Wanda, a non protestare allora. Anche quest’anno avevo proposto una giornata della Donna dei Valori per l’8 marzo a Roma…….nessuna risposta…. Oggi Di Pietro ha di nuovo deciso dall’alto le candidature. Non ci ha concesso le primarie che chiedevamo a gran voce, non ha concesso congressi regionali o elezioni di quadri e dirigenti. Ovviamente non voglio dire che Di Pietro abbia sbagliato su tutto, ha candidato persone eccezionali come De Magistris e Sonia Alfano che sono personaggi emblematici in cui tutta la società civile non può che riconoscersi. Sicuramente ha candidato tante altre persone che meritano, che svolgono onestamente il proprio lavoro difendendo valori condivisi. Il punto rimane : la base (soprattutto femminile) che ruolo ha avuto in tutto ciò ? Qualcuno deve spiegarmelo. L’ho chiesto personalmente a Di Pietro, ma lui non mi ha risposto. L’abbiamo chiesto come Italia dei Valori Olanda, ma aspettiamo ancora risposta. Accenno solo brevemente alla mia questione personale. Mi ero proposta come candidata per le europee ed ero stata selezionata insieme ad altre candidate per la circoscrizione estero. Evidentemente ero stata selezionata per meritocrazia tra 800 proposte di candidature. Altrimenti non avrei certo superato la prima scrematura. Ebbene, Di Pietro ci ha escluse per motivi che non ci ha ancora spiegato. Al nostro posto candida delle debuttanti in politica che magari in passato hanno votato per Berlusconi oppure candida dei cooptati, alcuni di valore, sicuramente, ma chi ci assicura che a Bruxelles saranno in grado di sostenere le idee dipietriste e non saranno risucchiati dalla potentissime lobby liberiste, industrialiste, nucleariste e pro OGM che oggi fanno il bello e cattivo tempo dentro la UE ? Altro che linea “operaista” di Di Pietro ! Lì si difendono le multinazionali, le banche, i centri di potere internazionali. Lì non stanno certo dalla parte dei precari, degli operai della Thyssen o di Eternit, ma difendono gli interessi dei padroni. Questi sono i fatti. Con tutto ciò ribadisco che continuo a condividere in toto le idee politiche di di Pietro e non penso certo di abbandonare il partito ora, però è chiaro che, se dobbiamo (vogliamo ?) fare una battaglia femminista dentro Idv, io sarò in prima linea. Dobbiamo far capire a di Pietro che non deve avere paura della donna protagonista, che deve anzi cercare la collaborazione di quelle donne che non gli danno sempre ragione e che non stanno lì ad adorarlo per quanto è bravo. E’ bravo sì, e con i tempi che corrono l’unico in Italia a fare opposizione e a incoraggiare la fiducia in una società dei valori e una ribellione al berlusconismo. Però le donne attiviste, militanti e simpatizzanti, quelle che hanno lavorato per tutto l’autunno ai tavolini del lodo alfano sono molto deluse, e vogliono esprimere la loro protesta. Di Pietro non può continuare a chiederci di fare squadra e avallare in silenzio tutte le sue decisioni sull’organizzazione interna del partito. Chiediamo ancora una volta primarie per eleggere quadri e dirigenti, congressi regionali, statuti democratici, meritocrazia, democrazia, trasparenza. Altrimenti quest’anno a Vasto ci andremo sul serio a fare la nostra piccola (grande) rivoluzione delle donne per le donne. Silvia Terribili Idv Olanda

La Consulta femminile del Comune di Molfetta

 . La sentenza del Tar di Puglia è un segnale positivo che ci fa ben sperare sull’esito felice di ogni iniziativa che ha per scopo la civiltà, quella di non porre ostacoli al diritto delle donne di dare il loro fondamentale contributo alla conduzione dell’esistente politico, sociale, istituzionale; quella di far rispettare la Costituzione negli articoli 51, 3, 2. Felicemente aderisco alla richiesta di sostegno della Consulta femminile di Molfetta e invito tutti i nostri gruppi di lavoro e monitoraggio delle Pari Opportunità a fare altrettanto. Wanda Montanelli

Art. 51 Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.. . .

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CONSULTA FEMMINILE DEL COMUNE DI MOLFETTA Palazzo di Città- p.zza Municipio 70056 Molfetta(Ba) Tel/Fax0803359416 La nota vicenda della mancanza di rappresentanti femminili nella Giunta del Comune di Molfetta, ha portato alla sentenza del TAR Puglia, sede di Bari, che ha riconosciuto valide le motivazioni del ricorso promosso dalla Consigliera Regionale di Parità, dalla Presidente della Commissione Regionale di Pari Opportunità, dall’Associazione Tessere e dall’Avv. Francesca la Forgia, su sollecitazione della Consulta Femminile del Comune di Molfetta. Riteniamo che sia stato violato lo Statuto, che è fonte di diritto e legge fondamentale di un territorio. La legge non può essere né violata, né superata in quanto creerebbe un pericoloso precedente. Auspichiamo che la nostra voce diventi cassa di risonanza per creare un movimento di opinione che coinvolga tutte le donne e sostenga, attraverso azioni concrete, ulteriori iniziative, anche legali, per il consolidamento delle decisioni già espresse dal TAR Puglia, sede di Bari. Tale vicenda costituisce un punto fermo per il riconoscimento e l’affermazione dei principi di uguaglianza che ispirano la Costituzione Italiana, ed è indispensabile promuovere il coinvolgimento di tutti gli organismi di parità nazionali, regionali e locali.

Chiediamo attestazioni di solidarietà da inviare alle alte cariche istituzionali dello Stato affinché sia “assicurata la presenza dei due sessi nella Giunta”(art. 37 dello Statuto Comunale) e affermato il principio delle pari opportunità presente nell’art. 51 della Costituzione. la Consulta Femminile del Comune di Molfetta Chiunque voglia aderire: • può far suo questo documento ed inviarlo alle autorità – può inoltrare la sua adesione al documento, controfirmando ed indicando i suoi dati, a [email protected]

CHI HA DETTO CHE L’ITALIA E’ TERRA DI NESSUNO?

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Da nord a sud, da molti anni e sotto ogni governo imperversa la cultura del crimine facile. Una volta i malviventi si nascondevano, una volta cercavano posti isolati e occasioni senza rischio. Ora sono sfacciati. Dipende da noi dare “la percezione di pericolosità” nell’infrangere la legge e le regole morali. Anche da noi donne se ce lo concedono.

E’ un fattore di cultura. L’assimilazione di notizie sul paese di bengodi per i criminali pare senza freni. E in questo ognuno di noi è complice. Sembra che si stia spargendo la voce che l’Italia è terra di nessuno. Un posto dove chi vuole si accomoda, si impone, infrange le leggi, stupra le donne, rapisce i bambini, accoltella la fidanzata o il vicino di casa per motivi banali, e tutto è compiuto impunemente. Non solo. La percezione di impunità è arrivata al punto tale che i crimini si compiono in pubblico, tra la gente, in pieno giorno, nelle piazze, sulle spiagge, sotto il portoni chiusi o aperti non importa. Che immagine hanno degli italiani i criminali nostrani e stranieri? Che idea si son fatti della nostra capacità di reagire? Tengo a chiarire che in quello che scriverò non c’entrano il razzismo o le ideologie. Cerco di fare un’analisi del buon senso. Come qualsiasi persona oggi fa, essendo preoccupata per la sfrontatezza e la sfacciataggine dei criminali. Ragioniamo. Perché questo succede? E cosa possiamo e dobbiamo fare perché l’arroganza criminale abbia fine? Non è strano che in pieno sole, sulla spiaggia Faber beach di Ostia Lido, stabilimento balneare del litorale laziale in cui è impossibile nascondere qualcosa, tra campi da beach volley, attrezzature per sport acquatici, bar all’aperto, e un asciugamani steso ad ogni metro, qualcuno rapisca una bambina? Il posto è vicinissimo a casa mia. Il Faber Beach mi piace perché grazie al sistema in concessione comunale qualcuno tiene pulita la spiaggia. Questo credo aggiunga servizi utili, oltre che opportunità di lavoro per tanti ragazzi, occupati a dare un volto nuovo ad una zona di Ostia una volta piuttosto degradata. Quando anni fa notai che si ponevano a dimora palmizi laddove fino ad un po’ di tempo prima c’erano cartacce e siringhe di drogati, ho pensato che fosse ora. Dare in concessione a cooperative di ragazzi un tratto di spiaggia pubblico toglieva all’amministrazione l’onere di mantenere pulito e sicuro un tratto di mare e spiaggia. Hanno iniziato con una baracchetta, poche sdraio, e… grande intuizione, un bel po’ di piante e fiori. Ho scritto che mi piace Faber beach, non ho detto che ci vado, ed il motivo è uno solo. E’ impossibile passare inosservati. Ti trovi, sì al mare, ma nel centro della città, con la strada confinante, i palazzi di fronte, a poca distanza dal presidio medico S. Agostino, a un metro dai negozi e con la sabbia delimitata da un muretto basso, oltre il quale c’è l’asfalto su cui autobus vanno e vengono pieni di viaggiatori che osservano cosa fa la gente in spiaggia. Come si fa in un posto così a rapire un bambino? Giorni fa una mamma lasciava la spiaggia tra “La Buca Beach” e “Faber” quando un uomo le ha strappato dalle mani la bimba per darsi poi immediatamente alla fuga. Era un algerino un po’ alticcio catturato dagli stessi bagnanti e mancato al linciaggio per poco grazie all’intervento della polizia lidense che lo ha arrestato. E’ vero, i bagnanti hanno reagito, ma non è questo il punto. Il punto è: “Chi ha messo in testa ai malviventi che in Italia si può fare azioni criminali senza rischi anche il pieno giorno? Chi ha così allentato i freni inibitori?“. Qualche birra bevuta in più? Credo che il punto sia la “percezione del non rischio”. Non sarà la considerazione che siamo mollicci, disattenti, che ci facciamo gli affari nostri e non aiutiamo il prossimo? Che la Polizia può contare su pochi componenti, che le leggi ci sono ma se pure ti arrestano esci dopo poco? Cosa è? Cosa fa pensare loro di farla franca? Forse il fatto che la fanno franca davvero? Torre Annunziata a Napoli, Ponte Galeria a Roma. Donne stuprate e aggredite dal branco, da un ragazzo napoletano di sedici anni in Campania, da due stranieri nel Lazio dove una coppia di ciclisti olandesi aveva deciso di pernottare in una tenda su un prato antistante un casale. Anche lì c’è l’errore di fondo di fermarsi a dormire dentro una canadese. Mi illudo. Mi piacerebbe sapere che una coppia che gira il mondo in bicicletta possa dormire sui nostri prati. Non è così. Ma anche nel caso dei rumeni cosa gli ha fatto credere che nessuno avrebbe aiutato i campeggiatori per tutto il tempo della loro aggressione? Passano macchine e camion poco distante da lì. C’è un programma su Rai Tre “Amore criminale”, presentato il lunedì sera dalla brava Camila Raznovich. L’aspetto che sconcerta di più, oltre all’efferatezza dei crimini, è che per ogni storia si ha la certezza che si sarebbe potuto intervenire non una, ma decine di volte, per porre fine alle persecuzioni nei confronti della vittima. Per impedire il crimine. Al fidanzato che accoltella la sua ragazza. Diritto di proprietà coniugato a quello di impunità, che gli dice la testa ? Che uno può assassinare la sua donna e non pagare il conto alla giustizia? Cosa è che gli fa credere di farla franca? Forse il fatto che non se ne trova uno di colpevole? Tra tutti i femminicidi chi ha pagato? Una volta esistevano il rimorso, i sensi di colpa, il bisogno di confessare. Oggi esiste il gioco perverso di dimostrarsi più furbi degli inquirenti e non pagare. Alla Casa Internazionale delle Donne di Roma c’è un’intera parete con effigi di donne assassinate il cui aguzzino resta sconosciuto. L’argomento è continuamente dibattuto dalle associazioni femminili e l’Udi sta organizzando le staffette contro la violenza in ogni luogo d’Italia. La volontà di trovare ferme soluzioni a questo gravissimo problema ci contraddistingue per tanti propositi messi in atto. Ma se fossimo di più nei luoghi delle decisioni avremmo accorciato le distanze e migliorato la nostra qualità di vita. Vorremo poter dire noi donne qualcosa sulla sicurezza. Avanzare proposte. Credo che un gruppo di studio sulla sicurezza delle città con la presenza di donne a metterci buon senso e risoluzione potrebbe funzionare. Vorremmo poter organizzare la nostra autodifesa. Con corsi di prevenzione rivolti alle donne e con l’impostazione di una vera campagna culturale, difficile da esprimersi in poche parole ma con l’obiettivo di cambiare la mentalità dei criminali, a partire dal fatto che possono scegliere di non esserlo fino all’attimo prima di compiere il delitto. In aggiunta a questo c’è la necessità di diffondere la cultura dell’inesorabilità “del prezzo da pagare” quando si decide di essere infami. L’efficienza della legge sullo Stalking, la cultura del rispetto inviolabile di ogni essere umano, per il suo diritto a vivere e decidere di se stesso senza sopraffazione alcuna. La scuola, la famiglia, devono trasmettere concetti morali parallelamente a tutto il virtuale che ci circonda: tv, spot pubblicitari, commedie comiche, soap opera, giochi a quiz, videogame, tutto. Tutto deve concorrere a mettere semi di buon senso nella vita di ogni persona; a infondere l’idea che c’è un’opzione di salvezza in fondo al viale grigio dell’incertezza. Chance che è in mano nostra come l’asso nel poker. Il problema è culturale di informazione corretta, persuasione attraverso i mezzi di comunicazione individuali e di massa. Conoscere se stessi, le persone che abbiamo accanto. Rifuggire dal pericolo, e, trovandolo implacabilmente davanti, avere imparato che esistono alcune opzioni per non morire. Conoscere l’autodifesa, avere a portata di mano mezzi e strumenti per chiedere aiuto, contare sui fulminei interventi della forza pubblica. Non lasciare zone buie e scoperte da sorveglianza, e quando l’occhio umano non arriva… affidarsi al grande fratello. Che ce lo abbiamo a fare? Solo per farci controllare se paghiamo o no le tasse? Basta dare un’occhiata ai nostri scontrini per stabilire dove trascorriamo il tempo ora dopo ora. Il telefonino è il nostro controllore quotidiano, il video dell’Ufficio postale ci riprende, ma che ci importa se non abbiamo nulla da nascondere. Utilizziamo allora il grande fratello per trarne vantaggi e sicurezza. Il problema è di messaggi mediatici. E’ di lavorare di psicologia sulla mentalità e la deterrenza alla delinquenzialità. Si sono vinte le elezioni per la “percezione” di insicurezza. Si può sconfiggere il crimine divulgando “percezioni di civiltà” e di legalità che sempre hanno un conto e un bilancio da cui nessuno è esente. Per infondere ideali di libertà rigore e bellezza, e immagini dei prati liberi di casa nostra nel filmato finale di una vita migliore. 26 agosto 2008 Wanda Montanelli