Il saccheggio dell’Italia è al minimo storico del degrado. La Politica sporca ha finito di disonorare le istituzioni, o il peggio non è ancora arrivato?
Devono pagare i mutui, sistemare il parentado con incarichi lautamente remunerati, aumentare le occasioni di guadagno e di potere, assicurarsi catene di consensi con il sistema dare-avere, prendere a piene mani tutto il possibile finché dura. Un saccheggio dell’onorabilità italiana politica e istituzionale senza precedenti. Niente attecchisce in un terreno non idoneo, e sappiamo quanto la corruzione sia nel tempo permeata a tutti i livelli politici e istituzionali. Tangentopoli, nonostante gli errori, è sembrata nel ‘92 una sterzata brusca verso un cambiamento di rotta. Si era ritenuto di aver raggiunto il massimo livello di tollerabilità, gli italiani erano in piazza a protestare contro la corruzione, gli imprenditori stessi testimoniavano il loro obbligo a versare tangenti per lavorare, i costi dei lavori pubblici avevano assurdamente indebitato le casse dello Stato. Occorreva una svolta. Un cammino virtuoso verso scelte di pragmatismo congiunte a dirittura morale. Un nuovo corso della politica. Per il bene di tutti. Per il nostro Paese che merita di essere governato bene. Senza ideologie primitive, ma con cuore e testa verso la crescita comune. L’ambizione di un politico di dare il meglio ai suoi rampolli è più che legittima. L’errore è nel ritenere che il proprio figlio debba scavalcare tutti per arrivare primo in un posto che non merita. Lo sbaglio è far trovare, ad un amico, prenotazioni immediate nella struttura Asl non tenendo conto di una lista d’attesa che dura mesi per milioni di cittadini. La pecca grave è nel creare corsie preferenziali a mille all’ora per pochi invece di lavorare a percorsi giusti per tutti. Volere il meglio per la propria famiglia è la mission di un uomo di governo. La trave che acceca la sua ridotta visione del mondo è il ritenere che i consanguinei siano il centro del suo esistere, la sua famiglia. Lo scopo primario di chi governa deve essere invece il benessere dei cittadini che a lui si affidano. “Governare con la diligenza di un buon padre di famiglia”, è l’obbligo del capo di un condominio che gestisce beni in quantità e valore ridotti. A maggior ragione, diligenza, operosità, controllo sulle spese e riscontro dei risultati deve essere alla base della condotta di ogni amministratore pubblico, sicché la famiglia comune ne verrà avvantaggiata, e con essa anche la propria di consanguinei. In questo consiste il compito di buon padre di famiglia dell’uomo pubblico, sia esso ministro della repubblica, premier, o consigliere a Monterone. I vinti della politica italiana sono sotto gli occhi di tutti. Il fallimento è evidente. E’ vinto chi compra è vinto chi vende. Le ideologie sarebbero finite da decenni, l’idealismo è solo una larvata idea di come si vorrebbe un mondo migliore. Inesistente nei tanti amministratori che si comportano come se il mondo finisse domani mattina e acchiappano a piene mani. Una vergogna. Ma loro non sanno cosa sia la vergogna. Sono maldestri e incolti, sono cresciuti nel ventre molle di un’Italia di maghi e fattucchiere, credono in fortune alla Vanna Marchi cresciute sulla povertà morale e incentivate dalla paura e il bisogno altrui. Questi indegni amministratori pubblici che ci ritroviamo devono sparire dall’opera pubblica. Andarsene per sempre. Hanno talmente poca stima di sé che sono un cattivo esempio per i loro stessi figli ai quali tengono e per i quali apparentemente si macchiano di reati forse penali, certamente etici. L’Italia non merita la loro goffaggine morale, il loro pressapochismo, la vista corta e il senso ineluttabile da fine del mondo che li fa godere tutto il godibile adesso, subito e a dispetto di tutti. Sono vinti in partenza. Sono poveri di spirito. Non sanno costruire che l’indiscutibile benessere della propria fugace esistenza. Devono lasciare il campo libero per ricominciare daccapo. Sperando che toccato il fondo non si possa che risalire. Roma 12 dicembre 2010, Wanda Montanelli