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SDOGANARE LE DONNE TOCCA ALLE DONNE

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Né scienziate, né veline, né presidenti.

Solo casuali strumenti

Donne. Mai come in periodo di elezioni l’argomento viene alla ribalta. Il workshop di ‘Farefuturo’ su Donne e Politica è stata un’occasione di dibattito aperto a contributi vari. Culturali, sociali, istituzionali. Ognuno dalla propria esperienza. A partire dalla dichiarazione del presidente della Camera Fini che esternava disappunto in merito alle candidature delle veline pur senza condividere alcuni eccessi del dibattito. Da lì Veronica Lario con la frase «L’uso delle donne per le Europee? Ciarpame senza pudore. Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici”. Questa la dichiarazione. L’approfondimento è migliore. La Premier Dame d’Italia ha aggiunto: “… è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti”. Che strano mondo. Mike Bongiorno, intervistato da Fabio Fazio su Raitre domenica sera, ha detto di essere addolorato perché il suo rapporto con Mediaset è terminato senza alcun preavviso, né una lettera o telefonata di congedo. Il decano dei presentatori ha ripetuto che è rimasto male per questa indifferenza. Ha chiesto alla stregua di chi chiede un regalo che Berlusconi si ricordi di chiamarlo, così come faceva una volta telefonandogli ogni settimana. Ho qui ancora in un ripiano in una cameretta a casa mia Pasqualino Settepose, il fotografo mascotte che mi richiama alla mente che più di venti anni fa fu il coraggio di Mike a dare impulso alla tv di Berlusconi. Era il giugno del 1982. Ricordo l’ultima puntata di Flash su Raiuno e un poco noto Silvio Berlusconi seduto in platea presso gli studi Rai dove si svolgevano le finalissime del quiz. Mike nel salutarci disse che non avrebbe rinnovato il contratto con la Rai per iniziare ad occuparsi della nuova televisione. Quella sera durante la cena conviviale con gli autori del programma e i concorrenti finalisti, molti si dissero convinti che Mike Bongiorno si stava dando la “zappa sui piedi” (veramente usarono una terminologia più greve). Nessuno di loro avrebbe lasciato Mamma Rai per una tv locale. Ma la fortuna di Re Mida ha fatto partire un impero televisivo. Son tutti più ricchi oggi. Quindi il cambio è convenuto anche a Mike Bongiorno, però mi chiedo se oltre ai soldi abbiano un senso i rapporti umani. Strano mondo.Veronica Lario chiederà il divorzio. Il “mi dispiace..”, riferito all’ esternazione della moglie contro le candidature delle veline, mi è sembrata la nota di sincerità tra tante parole espresse da Berlusconi. Lascerei a parte le veline, casuali strumenti che non hanno responsabilità per le colpe di quel potere che “offende la credibilità (e aggiungerei credulità) delle donne”. Nel 2005 raccogliemmo 10.000 firme con Tina Lagostena Bassi, la Consulta delle donne che coordinavo, alcune associazioni e le Parlamentari di Camera e Senato. Era l’appello per la “Democrazia incompiuta” scritto dall’On. Lagostena Bassi contro della legge elettorale varata in quei giorni. L’istanza da presentare al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si riempì di sottoscrizioni in breve tempo. Poi lo stesso invito a firmare fu rivolto alle moglie di tutti i segretari politici. Non ero d’accordo allora e il coinvolgimento delle mogli mi appariva un’ingerenza nella vita privata, una modalità poco politica e scarsamente percorribile. Oggi rivedo le mie posizioni. L’impulso alle lotte femminile va accettato da qualsiasi parte arrivi. Se si riescono a sdoganare le donne ben venga la modalità insolita e fuori canone. L’inefficienza dei percorsi politici e istituzionali conduce a prendere i frutti da quell’altrove a cui non si era mai pensato. Mi pare invero non positiva la polemica per le veline. Noi siamo in ogni caso soccombenti. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori dai confini del potere. Vogliamo prendercela con qualche ragazza ventenne che si illude che possa facilmente entrare in Parlamento per il solo fatto che è “candidata?”. Vero è che personcine pulite e profumate al posto di politici maleodoranti e brutti porterebbero una nota soave in parlamento, ma non si può nemmeno far credere che basti essere graziose e pulite per vincere l’ingresso in Parlamento. I fautori della meritocrazia lanciano messaggi contraddittori e soprattutto falsi. Anche perché la verità di una legge elettorale che prevede un trenta per cento di candidate donne non è detta da nessuno. Non ci sono regali, trattasi di altruismo peloso e il cadeau dato a questa o all’altra è una bufala. E’ un obbligo candidarle. Poi decidono le preferenze degli elettori. La finzione di liste scritte da uomini che fanno un uso spregiudicato delle illusioni di povere ragazze non è un bel gesto. Le aspiranti concorrenti non sanno che il posto offerto loro è fasullo, laureate o no, belle o no. Nella maggior parte dei casi saranno altri gli eletti. La vita è un contrappasso. Dante lo prevedeva all’inferno, ma la vita è un contrappasso già prima di trapassare. Vorrei che chi ha il potere oggi immaginasse il mondo da qui a qualche lustro. I semi gettati adesso daranno frutti buoni o cattivi anche per loro. Vorrei che chi ha il potere oggi cercasse di capire che difficoltà troveranno i loro figli e nipoti in un mondo mal concepito e scorretto. Che società avranno sviluppato? Riescono ad immaginare che le loro figliolanze potrebbero non essere in condizioni di trovarsi in cima alla casta? Nel tempo muteranno sia il concetto, sia i contenuti di casta e i rapporti potrebbero essere rovesciati. Riescono lontanamente a immaginare un/una loro nipote in un mondo in cui si sono cambiate le regole trovarsi perdente perché le norme di partenza non sono rispettate? Ammettiamo per un attimo che solo chi fa una gara di sopravvivenza alle frustrazioni possa accedere ad una casta speciale che governa sugli altri, i deboli e mollicci. Una volta si mandavano i figli dei ricchi imprenditori a far pratica di mozzo sulle navi, e solcavano per mesi gli oceani in lunghe gavette che li rinforzavano nel carattere e nelle abilità di stare al mondo con plurime categorie di esseri umani. Che fine farebbero i discendenti dell’attuale classe dirigente abituata ad ottenere tutto con lo schiocco di due dita? E se la casta dei privilegiati fosse composta da chi possiede una particolare conoscenza scientifica, una speciale medicina, o la formula per decodificare messaggi tra menti elevate? Se per far parte di futuri governi ci si dovesse sottoporre a prove di resistenza, tolleranza, forza mentale, capacità di interpretare codici ed espressioni matematiche, che cosa potrebbero dare in cambio nel “do ut des” a cui sono avvezzi? Il gioco del Parlamentare che fa un favore al Banchiere per assicurarsi l’ingresso del figliolo in un consiglio d’amministrazione e viceversa il favore incrociato per far eleggere in Parlamento il di lui nipotino, potrebbe non funzionare. Questi due potrebbero essere sprovvisti di parole d’ordine, di conoscenze di formule, o essere incapaci di superare una verifica di resistenza fisica. Una prova ideale a cui mi piacerebbe sottoporli è quella dell’antimaschilismo. Un test facile che le donne al governo dovrebbero poter fare a chi intende candidarsi alla vita pubblica. Un’altra è quella della prova di saggezza a donne e uomini per sapere se sono giovani o vecchi a prescindere dalla loro età. La selezione dovrebbe svolgersi tra chi pur avendo settant’anni è giovane dentro perché ha un cuore entusiasta, disinteressato, vibrante di progetti e di vita per gli altri e per sé. Sarebbero naturalmente subito scartati coloro i quali per sembrare giovani vampirizzano il potere, la linfa di giovani sprovvedute, l’energia sociale. La rappresentazione di sé assolutamente priva di saggezza, altruismo e misura ci indurrebbe a scartare gli illusi dell’eterna giovinezza che secondo loro si compra come la frutta al mercato. No questi soggetti passerebbero all’obbligatoria revisione dell’attitudine ad essere uomini e donne anziché soggetti dall’io ipertrofico destinati a restare soli. Wanda Montanelli

POVERE DONNE TRA IL MASCHILISMO TRASVERSALE E IL FEMMINISMO DA HAREM

Lettera aperta di Silvia Terribili da Amsterdam Amsterdam, 22 aprile 2009 Cara Wanda, Il tuo post mi ha stimolato a scrivere. Il maschilismo è purtroppo trasversale e a distanza di anni debbo purtroppo darti ragione sul fatto che anche Di Pietro, da questo punto di vista, opera scelte in linea con la tendenza generale italiana. Agli uomini al vertice non piace la donna protagonista, ambiziosa, sicura di sé, che vedono come rivale, e amano circondarsi di spalle o di caratteriste. La candidata preferita dai vertici è quella che sostanzialmente avalla la linea del capo, è dissidente, ma solo sulle questioni secondarie, un esempio eclatante è la Serracchiani, che è vestita da pasionaria, ma fondamentalmente rispecchia la linea dei vertici. Il femminismo del PDL, io lo chiamo il femminismo da harem (di per sé affascinante come fenomeno), invece si riassume nel concetto che tutte le donne hanno il diritto di essere belle e di far parte di una corte di lusso. La donna deve essere rassicurante, non agitare tematiche che potrebbero turbare i telespettatori, ma soprattutto seguire per filo e per segno i dettami di poteri che stanno sopra di lei. Una donna bravina, non eccezionale, che non si specializza autonomamente nei dossier, che non esprime una propria linea, ma sposa in toto la linea del capo e vota secondo le istruzioni che arrivano dagli esperti. L’ideale per il potere che agisce dietro le quinte. Un modello femminile chiaramente agli antipodi del mio modo di sentire. Se c’è una cosa di cui mi rammarico è di non aver fatto la nostra piccola rivoluzione delle donne a Vasto, nel settembre 2006 io ero pronta a protestare. Eravamo un piccolo gruppo che avrebbe potuto segnare una svolta dentro Idv, ma tu allora mi consigliasti di aspettare, di dare ancora una possibilità ai vertici di lasciarci lo spazio politico e la visibilità che chiedevamo. Avevo proposto una due giorni delle Donne dei Valori a Roma nel gennaio 2007, i vertici ce l’avevano promessa, poi non se ne è fatto più nulla… Abbiamo fatto male, Wanda, a non protestare allora. Anche quest’anno avevo proposto una giornata della Donna dei Valori per l’8 marzo a Roma…….nessuna risposta…. Oggi Di Pietro ha di nuovo deciso dall’alto le candidature. Non ci ha concesso le primarie che chiedevamo a gran voce, non ha concesso congressi regionali o elezioni di quadri e dirigenti. Ovviamente non voglio dire che Di Pietro abbia sbagliato su tutto, ha candidato persone eccezionali come De Magistris e Sonia Alfano che sono personaggi emblematici in cui tutta la società civile non può che riconoscersi. Sicuramente ha candidato tante altre persone che meritano, che svolgono onestamente il proprio lavoro difendendo valori condivisi. Il punto rimane : la base (soprattutto femminile) che ruolo ha avuto in tutto ciò ? Qualcuno deve spiegarmelo. L’ho chiesto personalmente a Di Pietro, ma lui non mi ha risposto. L’abbiamo chiesto come Italia dei Valori Olanda, ma aspettiamo ancora risposta. Accenno solo brevemente alla mia questione personale. Mi ero proposta come candidata per le europee ed ero stata selezionata insieme ad altre candidate per la circoscrizione estero. Evidentemente ero stata selezionata per meritocrazia tra 800 proposte di candidature. Altrimenti non avrei certo superato la prima scrematura. Ebbene, Di Pietro ci ha escluse per motivi che non ci ha ancora spiegato. Al nostro posto candida delle debuttanti in politica che magari in passato hanno votato per Berlusconi oppure candida dei cooptati, alcuni di valore, sicuramente, ma chi ci assicura che a Bruxelles saranno in grado di sostenere le idee dipietriste e non saranno risucchiati dalla potentissime lobby liberiste, industrialiste, nucleariste e pro OGM che oggi fanno il bello e cattivo tempo dentro la UE ? Altro che linea “operaista” di Di Pietro ! Lì si difendono le multinazionali, le banche, i centri di potere internazionali. Lì non stanno certo dalla parte dei precari, degli operai della Thyssen o di Eternit, ma difendono gli interessi dei padroni. Questi sono i fatti. Con tutto ciò ribadisco che continuo a condividere in toto le idee politiche di di Pietro e non penso certo di abbandonare il partito ora, però è chiaro che, se dobbiamo (vogliamo ?) fare una battaglia femminista dentro Idv, io sarò in prima linea. Dobbiamo far capire a di Pietro che non deve avere paura della donna protagonista, che deve anzi cercare la collaborazione di quelle donne che non gli danno sempre ragione e che non stanno lì ad adorarlo per quanto è bravo. E’ bravo sì, e con i tempi che corrono l’unico in Italia a fare opposizione e a incoraggiare la fiducia in una società dei valori e una ribellione al berlusconismo. Però le donne attiviste, militanti e simpatizzanti, quelle che hanno lavorato per tutto l’autunno ai tavolini del lodo alfano sono molto deluse, e vogliono esprimere la loro protesta. Di Pietro non può continuare a chiederci di fare squadra e avallare in silenzio tutte le sue decisioni sull’organizzazione interna del partito. Chiediamo ancora una volta primarie per eleggere quadri e dirigenti, congressi regionali, statuti democratici, meritocrazia, democrazia, trasparenza. Altrimenti quest’anno a Vasto ci andremo sul serio a fare la nostra piccola (grande) rivoluzione delle donne per le donne. Silvia Terribili Idv Olanda