IL TAMBURINI VENETO

I soldi delle tangenti aumentano i costi pubblici e rubano il futuro agli italiani Dove vanno i nostri soldi? Ad arricchire patrimoni di gente che s’è data alla politica per arraffare a piene mani valori, posizioni di potere, ruoli istituzionali, incarichi di consulenza, tangenti. Ladri di beni pubblici, ladri di futuro. Ladri di polli dice Berlusconi e concordo in questa valutazione soltanto riguardo alla povertà morale di furfanti paragonabili a miseri malviventi che si buttano a trafugare tutto ciò che capita. In verità il conto economico in questa Italia così frodata è alto, non si tratta solo di pennuti, ed è alto anche perché si ruba in troppi. Una volta si prendevano tangenti per finanziare partiti, ed era uno solo per ogni fazione che in genere se ne occupava. Oggi che le ideologie sembrano finite, c’è la privatizzazione dello scambio di favori pubblici. Ognuno ruba per sé, per la famiglia, i figli, i parenti vicini e lontani, e così facendo questo flusso di benefici ad uso privato non ha mai fine. Si può moltiplicare per migliaia di possibilità di accesso al denaro pubblico, catene di devianze, aumenti incalcolabili di costi di appalti; saturazione di ogni possibile intervento, consulenza, posto di lavoro, incarico politico, chance artistica, concorso. Questi fanno tana su tutto e chiudono ogni possibilità di accesso al resto del mondo. Sprangano le porte a candidati con le carte giuste per concorrere a questo o quell’incarico, oppure a imprenditori che potrebbero offrire interventi “sani” a prezzi competitivi e invece restano al di fuori delle cricche che hanno voce in capitolo in piccoli, medi e grandi appalti. Tutto. Mettono le loro manacce su tutto. E quando si sono accorti che le donne con le loro lotte hanno ottenuto un po’ di attenzione sul diritto alle pari opportunità, si sono beffati delle legittime istanze femminili ed hanno salutato come ulteriore colpo di fortuna la questione delle quote rosa. Come se le donne non avessero portato avanti lotte decennali per dare un senso agli articoli 3, 2, 51 della Costituzione ma invece lo avessero fatto per trovare collocazioni alle loro propaggini di sesso femminile. Hanno così tinto di turchino anche le quote rosa e senza neanche un minimo di decoro sono andati a cercare tra le loro amanti, sorelle, mogli e affiliate, soggetti disponibili ad occupare anche gli spazi creatisi in sostegno alle pari opportunità. Così ogni tassello del puzzle è incollato da loro stessi. Loro che con prevaricanti quote celesti occupano l’80-90 per cento dei ruoli decisionali si attivano perché “non sia mai” che qualche spazio non sia riempito da derivazioni di sé che ne assicurino il controllo. Il danno e la beffa in tasca alle femministe. In disprezzo delle donne autonome e con idee che non siano le loro. Questo sistema ha fatto sì che le briciole rimaste non risolvono i problemi del paese. Il governo risanante delle donne è ancora lontano. La coperta si fa cortissima e restano all’aria tanti vitali settori della vita pubblica come scuola, sanità, ricerca, imprenditoria. L’ingordigia di chi ha troppo e non considera le situazioni disperate di tanti italiani sia dipendenti precari che piccoli imprenditori. Ma a questi ingordi non interessa. Fingono di darsi una mossa per gli altri ma sin dal primo giorno del loro mandato pensano ad acchiappare tutto l’acchiappabile. A parte le loro vite dorate, tutto resta provvisorio. Non si investe nella crescita perciò sono ladri del futuro. Un gruppo di fisici italiani, impegnati in progetti di ricerca internazionali con il Cern in Europa e il Fermilab negli Stati Uniti, in seguito al DDL 144-quater approvato il 15 ottobre alla Camera e alla legge 133/08, ha dovuto scrivere un’istanza rivolta ai membri di Camera e Senato perché 600 ricercatori e tecnici dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare rischiano di dover abbandonare la ricerca. Troppi sono gli studiosi di talento costretti ad andarsene dall’Italia o condurre una vita da precari. Tra loro Fabrizio Tamburini astronomo che vive con poco più di mille euro al mese e con contratto provvisorio dovuto a finanziamenti di alcune banche-sponsor. Questo geniale scienziato invitato al Celsius Symposium 2010 in Svezia, riesce a portare avanti le sue ricerche resistendo ancora a non fuggire via come gli altri nostri scienziati esuli all’estero. Ricercatore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova, collabora con i professori Barbieri, Bianchini e Romanato e, partendo dalle premesse poste da Ettore Majorana, è lo scopritore in campo elettromagnetico delle vorticità ottiche, (o momento angolare orbitale della luce) che permetteranno di potenziare la capacità di dettaglio visivo del telescopio e del microscopio, con applicazioni non solo astronomiche, ma anche mediche. La sua è una tecnologia rivoluzionaria che se applicata alle onde radio, potrà contenere in una sola frequenza fino a 100 canali al posto degli attuali 5. Le sue ricerche svolte in collaborazione con il professor Bo Thidé dell’Università di Uppsala hanno suscitato l’attenzione della comunità scientifica internazionale perché tra l’altro permetterà, grazie alla nuova tecnologia di vedere buchi neri rotanti, una sorta di cilindri d’accesso a viaggi nel tempo fino a oggi mai osservati. La cosa strana è che tra i colleghi scienziati internazionali il Tamburini veneto è l’unico ad avere la paga da precario e scherzando in un’intervista risponde a chi gli augura il premio Nobel che è meglio il Superenalotto. Ma con tante contaminazioni, vista l’esperienza del lotto, siamo sicuri che il Superenalotto sogno-gioco degli italiani non sia truccato come gran parte dei luoghi dove scorre il denaro? Wanda Montanelli, 15 maggio 2010

L’EGOISMO NUCLEARE

Secondo Carlo Rubbia il nucleare in Italia non risolverebbe il problema dei costi energetici, e allora perché si intende farlo? Chi ci guadagna nonostante le funeste esperienze evidenti e documentate? Siamo in balìa di vecchi egocentrici che giocano con il mondo come fosse roba loro. Entrano nella vita di tutti, si appropriano di luoghi, menti, intelligenze, destini. Derubano il futuro di chi oggi è giovane, o ancora dovrà nascere. Questa sindrome di Dio che li fa stare nel passato, nel presente, nel futuro e in ogni luogo è indice di un irriducibile soggettivismo. Si aiutano con i mezzi di comunicazione di massa in funzione di moltiplicatori di consensi, per arginare le obiezioni, e persuadere reiterando slogan sulla bontà del loro operato. Sono vecchi carrancani che satolli di un benessere avaro e circoscritto a loro stessi, o tutt’al più alle famiglie e agli amici-sudditi, non guardano al di là del periodo temporale che interessa la propria esistenza. Quanti anni ancora gli restano da vivere? Venti, trenta, cento? Bene. Che tutto funzioni ancora finché esisteranno loro stessi. Dopodiché il diluvio. Finisca pure il mondo. Chi si scompone per gli altri che verranno? Costoro sono vecchi dentro. La loro mente è corta, il progetto di vita è teso a monopolizzare l’accaparrabile oggi. La loro felicità è nel dominare adesso subito con la percezione di ubiquità. Del futuro non sanno che farsene perché loro non ci saranno e non essendoci il mondo può finire. Non credono in Dio non in quanto atei o agnostici, ma perché son convinti di essere loro stessi produzione ed effusione di onnipotenza divina a cui tutto è permesso. Se così non fosse non si capirebbe perché si è ritornati a riproporre il nucleare. Sono trascorsi 23 anni dal referendum abrogativo delle norme sulla realizzazione delle centrali nucleari. Si intende ritornare alla produzione atomica contro anche gli stessi governatori regionali che la rifiutano nei territori che governano. Il principio che dovrebbe muovere qualsiasi costruzione che ha grande impatto sulla vita di persone e ambiente può essere solo basato sulla certezza di aver pronto il rimedio in caso di guasti. Invece si fabbrica senza prevedere possibilità di malfunzionamenti e quindi accertarsi di possedere l’antidoto alle eventuali anomalie. Di questi giorni è il disastro che distrugge le coste della Louisiana. Definito dal presidente Barack Obama sciagura nazionale è dovuto alla piattaforma della BP Deepwater Horizon. Un guasto imprevisto ha lasciato ingegneri esperti inebetiti per non saper tamponare la falla. La società pagherà i danni, ma in tema di danni ambientali non tutto è ricomponibile. Si tratta di eventi senza rimedio e ciò che è distrutto resta tale. Così come nel nucleare dove sarebbe impresa gigantesca descrivere tutti gli oltraggi senza ritorno ad uomini e natura. Si può accennare tra tanti esempi che un milione di persone in tutto il mondo sono morte a causa dell’esposizione alle radiazioni liberate dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986. Un nuovo libro Alexey Yablokov della New York Academy of Sciences, pubblicato in occasione del 24° anniversario dell’incidente si intitola: “Chernobyl: conseguenze della catastrofe su persone ed ambiente”. Dovrebbe poter bastare la conoscenza sulla durata dell’uranio che in 50 anni sarà finito se non si faranno altre centrali atomiche, e molto prima se la malaugurata idea di farne altre dovesse trovare applicazione. Ma anche l’antieconomicità dei costi dovrebbe indurre a più intelligenti scelte. Soprattutto il problema insormontabile delle scorie radioattive è talmente evidente che non prenderlo in considerazione rinvia a ciò che spiego all’inizio di questo scritto. Certa gente non vede al di là della propria quotidiana esistenza tra beni e privilegi. Nessuno può negare che le scorie a bassa e media attività restano pericolose per circa trecento anni e che quelle ad alta attività conservano fino a 250mila anni la propria carica mortale. Tutti sanno che le centrali di 31 nazioni già oggi producono migliaia di tonnellate di scorie soggette a casi imprevedibili come terremoti e alluvioni che nel lungo tempo, pur auspicando una buona tenuta delle strutture che le contengono, non sono né sicuramente conservate, né è garantito che non vadano a contaminare luoghi e persone. Un esempio a noi vicino è quello di Latina dove pur chiusa la centrale dal i 1º dicembre 1987, infiltrazioni di acqua di falda nei sotterranei che accolgono i contenitori di stoccaggio nucleare hanno provocato la fuoriuscita di ingenti quantità di materiale radioattivo come Cesio 137, Cesio 134 e cobalto 60. La moria di grossi pesci e bufale, le malformazioni fetali di bambini, piante e animali, sono state e sono tutt’ora oggetto di pubblicazioni e ricerche che danno un panorama angosciante sui fatti malsani che derivano dalla incontrollabilità della materia nucleare. Gli studi scientifici, sono innumerevoli. Rammento che nel ’99 in occasione della pubblicazione di Fortuna Fasano, un mio libro di narrativa a sfondo ambientalista, interpellavo frequentemente Carlo Marcantonio Tibaldi, l’avvocato sindaco di Castelforte che per tutta la vita si è battuto contro l’ignoranza dei danni provocati dal nucleare nella sua regione. Mi diede due dei suoi libri pubblicati: “L’inquinamento da radionuclidi nelle acque del Lazio meridionale”, editore Il Golfo, 1985, e “Lettere ai Giudici sulla centrale atomica del Garigliano” (del Centro Storico culturale Andrea Mattei SS.Cosma e Damiano). I dati divulgati sull’alta incidenza di leucemie, aborti, feti malformati; ma anche animali con due teste e pulcini a tre zampe, si ricavano da fatti documentati e inconfutabili. Ora in zona Sessa Aurunca, Castelforte, Minturno, la popolazione ha ripreso a manifestare contro ogni ulteriore centrale atomica. Già non riescono a disfarsi delle scorie di quella vecchia il cui smantellamento era previsto per il 2030 e i cui costi sono abnormi, figuriamoci se non vedono come un maledetto accanimento il riproporre il nucleare in zona. Ad oggi l’addio al nucleare è costato una cifra colossale. Nel 2001 erano previsti 3,3 miliardi ma in realtà siamo già ad un prelievo dalle bollette elettriche in cifre rivalutate di oltre 9 miliardi e 523 milioni di euro. La nota curiosa è che persino l’uranio usato nel 1942 da Enrico Fermi è ancora da sistemare definitivamente. Nel nostro paese tutto ciò che oggi riguarda il nucleare fa capo alla Società Gestione Impianti Nucleari S.p.S. (SOGIN) istituita nel 1999. Presidente della SOGIN è il generale Carlo Jean che, nel febbraio 2003, ha così quantificato i rifiuti radioattivi presenti in Italia: “50.000 metri cubi (mc) di scorie radioattive a bassa e media radioattività, circa 8.000 mc di scorie radioattive ad alta radioattività, 62 tonnellate di combustibile irraggiato, oltre a ospedali, acciaierie, impianti petrolchimici e così via che producono circa 500 tonnellate di rifiuti radioattivi ogni anno”. Secondo il premio Nobel Rubbia, il nucleare il Italia non risolverebbe il problema dei costi energetici e si può prevederlo solo in tempi molto lunghi. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia, ma questo, a parere dello scienziato, non è vero. Allora perché si intende farlo? Chi ci guadagna nonostante le funeste esperienze evidenti e visibili a tutti? Sembra che le regioni si stiano tutte attrezzando per respingerlo. I presidenti non lo vogliono, i sindaci neppure, la gente ha votato “Sì” alla proposta di abrogazione del Referendum. Possono Soltanto Berlusconi, Sarkozy e la Confindustria dominare tutti? Anche il Presidente francese deve fare i conti con il dissenso. Ha in casa migliaia di associazioni contro il nucleare, di cui 842 sono confederate in “Sortir du Nucléaire”, e a chi obietta che dobbiamo avere il nucleare in casa perché gli Stati a noi vicini ce l’hanno, è bene rispondere che soprattutto chi si è trovato vicinissimo alle centrali in tutti i disastri atomici non ha avuto scampo. E se invece di andare dietro ai cattivi esempi cominciassimo a seguire quelli buoni di esempi? Carlo Rubbia dichiara che il futuro non sta nel nucleare ma nel solare. E’lui uno dei nostri maggiori referenti in materia. Il suo parere conterà qualcosa o vale di più la sapienza del ministro Claudio Scajola? Leggo nel suo curriculum che è docente di Storia dell’arte e laureato in Giurisprudenza, che c’entra con le competenze sull’atomo? Chi non sa deve invece guardarsi intorno per copiare da quelli che fanno meglio di noi. Abbiamo esperienze nel mondo di energia pulita basta volerle riconoscere. Ad Amburgo per esempio, sembra una favola, ma hanno tratto vantaggio ‘ecologico’ dall’immondizia di Napoli. Il recente servizio Raitre di Riccardo Iacona “Sole, vento, alberi” ha ben raccontato lo straordinario modello della Solar Valley in Germania dove con l’energia pulita si sono creati 750 mila posti di lavoro e ricavato il 16 per cento del fabbisogno elettrico senza usare il petrolio e per giunta diminuendo del 18 per cento l’emissione di gas serra. L’invito è alle persone di ogni età a sentirsi giovani dentro, perché questo li porterà a immaginare il futuro e cominciare a pensare alla bellezza di un mondo vivibile, e perché no, migliorato, a disposizione di chi verrà dopo di noi. Roma, 3 maggio 2010, Wanda Montanelli

Su di me

Chi sono

image

image

Informazioni

Wikipedia

Facebook

image

image

Visita la mia pagina

Ricevi i miei aggiornamenti quotidiani sulla mia pagina facebook.

Twitter

image

image

Seguimi su twitter

Ricevi i miei aggiornamenti quotidiani sul mio account twitter.

A cosa lavoro


Consulta delle Donne

Consulta delle Donne

Notizie e promozione di attività al femminile, dal 2003

ONERPO

ONERPO

Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità

March Against Monsanto - Roma

March Against Monsanto – Roma

Manifestazioni e informazioni per combattere gli OGM e le sofisticazioni alimentari

Mai più spose bambine

Mai più spose bambine

Campagna per fermare i matrimoni forzati di bambine che avrebbero diritto all’infanzia.

Marchio Etico

Marchio Etico

Per la dignità dei lavoratori, contro il lavoro minorile.