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ATTACCHI ALLE SINDACHE RAGGI E APPENDINO. TENTATIVI INTIMIDATORI PERCHE’ DONNE?

Non è dato sapere se gli stessi attacchi si sarebbero compiuti da parte dei criminali se i sindaci di Roma e Torino fossero stati uomini. Nemmeno ci interessa più di tanto se non per sottolineare che le azioni di governo delle due sindache pentastellate non danno speranza di possibili collusioni a chi è abituato a trovare spazi vitali di crescita negli alvei delle pubbliche amministrazioni per far allignare piante criminogene, con radici  profonde, fusti robusti e chiome fruttifere.

Si rendono conto adesso i gestori del malaffare che i tempi sono cambiati, che forse davvero l’onestà è tornata di moda, e che nonostante qualche fisiologico difetto di carburazione iniziale, le due macchine amministrative delle donne sindaco di Raggi e Appendino si fanno largo per avanzare con progetti, redistribuzione di ricchezza e diritti, produzione cauta a salvaguardia democratica delle complicate norme su appalti e concessioni.

Insomma per dirla come il famoso primo Sindaco della capitale di inizio novecento Ernesto Nathan “Nun c’è trippa pe’ gatti.!”, ed è per questo che non ci vogliono stare soggetti abituati ad altre “entrature” nella cosa pubblica, e generose concessioni che nel passato avevano moltiplicato costi a danno dei contribuenti stravolgendo le procedure, ché sì erano veloci, ma sempre in situazioni di urgenza, emergenza, prassi consolidata in cui il bene comune addiveniva un bene assegnato ai soliti pochi addentrati amici degli amici.

Ormai credo che tutto il mondo di sopra, di sotto, di mezzo, debba ricredersi, e la politica del passato sia finita. Quella politica che invece di compiere azioni verso il dovere pubblico, per tutelare il diritto degli ultimi, i penultimi, i terzultimi, e così via via a salire verso le classi medie e ricche, per dare a ognuno il giusto, senza sprechi, approssimazioni e fretta, realizzavano esattamente il contrario. Fare autocritica è un mestiere che pochi sanno svolgere. Qualche eccezione esiste e ne trovo una nel recente bel libro di Federico RampiniLa notte della sinistra”,  in cui scrive: “Ci fu un tempo in cui sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra. Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell’Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la sinistra italiana da quando è all’opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l’Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale….”. E quanto ha ragione Rampini, se solo penso che Renzi è riuscito a fare quello che nemmeno a Berlusconi era stato mai permesso, togliere di mezzo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per fare un piacere a chi poi? Se da alcuni sondaggi emerge che agli imprenditori la faccenda non è mai interessata più di tanto. Per dare qualcosa all’Europa, o meglio a quell’ideologia fallimentare di Liberismo spinto che non ha portato altro che sfacelo dovunque abbia cercato di attecchire.

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In Libro Veritas: l’intervista di Radio Cusano Campus per il libro inchiesta «Sono soltanto una bambina»

Wanda Montanelli

 (Storie di abusi e maltrattamenti nell’infanzia negata delle spose bambine)

(clicca sull’immagine)


INCHIESTA #MAIPIUSPOSEBAMBINE SUI MATRIMONI PRECOCI E FORZATI


 Roma – Le spose bambine cedute come un oggetto a persone di età adulta con un rito matrimoniale, o con un semplice scambio di denaro, subiscono un vero e proprio abuso, un atto di favoreggiamento della pedofilia. Ne sono responsabili le famiglie che costringono le figlie a un matrimonio forzato e gli uomini “acquirenti” di una bambina: moglie-schiava-oggetto sessuale.
Le storie narrate in questo libro sono vere, accadute in Africa, India, Yemen, Niger, Pakistan, Siria, Laos, Messico; in diversi luoghi dove, a causa della povertà, la guerra, la carestia, diventa consuetudine per i genitori cedere le bambine a pretendenti adulti in cambio di denaro.

Il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati esiste anche in Europa, e da noi in Italia, dovuto a casi di arretratezza culturale, oppure a matrimoni di bambine immigrate portate dalle famiglie a
sposarsi nei paesi d’origine, con riti religiosi e accordi tra i contraenti spesso al di fuori delle leggi vigenti negli stessi paesi di provenienza.

Sono devastanti gli effetti psico-fisici per le bambine strappate all’infanzia e costrette a nozze forzate. L’impatto sulla salute fisica e mentale, basato sui dati raccolti dall’Unicef in collaborazione con l’organizzazione Girls Not Brides, è tale da includere affezioni gravi come l’HIV trasmesso dai mariti adulti, lesioni dovute al parto e alle gravidanze precoci, disturbi psichiatrici, fino all’alta incidenza di morte post-partum sia della madre che del nascituro.
Tutto questo va contro la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child) che vieta di nuocere alla salute dei minori e sancisce nell’art. 3 che ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata, abbia come considerazione preminente l’interesse superiore del bambino.

La finalità di denuncia sociale dell’iniziativa Mai più spose bambine #maipiùsposebambine non esclude la fiducia che le comuni azioni di contrasto al fenomeno dei matrimoni precoci portino ad un’evoluzione verso una presa di coscienza di tutti i soggetti interessati: la famiglia, la scuola, le istituzioni governative. 
Per contribuire attivamente alla soluzione del grave problema, l’autrice collabora da cinque anni, tramite l’Osservatorio Onerpo di cui è vicepresidente, con l’organizzazione Girls Not Brides, che, con una rilevante programmazione in partnership globale, ha progettato l’abolizione totale dei matrimoni forzati entro il 2030.

Nelle storie narrate di Malala, Aisha, Memory, Sonita, Perul, c’è la descrizione dolorosa dei torti subiti, dei pianti di disperazione di mogli bambine che ad un certo punto della loro vita si sono sentite in trappola. Eppure si avverte nella narrazione, tra le tinte fosche della paura e della sofferenza, un bagliore dato da una frase, uno sguardo, o una matita da usare di nascosto per ricordarsi come si scrive il proprio nome: un’idea riservata che ha aiutato alcune protagoniste a non arrendersi, a mantenere viva la speranza di cambiamento, e con coraggio e forza strenua le ha sostenute per uscire dall’inferno, lottare, e diffondere seminagioni di “vita diversa e libera”, per se stesse, e per le bambine del futuro.


SONO SOLTANTO UNA BAMBINA 
(Storie di abusi e maltrattamenti nell’infanzia negata delle spose bambine)
L’immagine di copertina è realizzata dal fotoreporter Antonio Romei

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Girls Not Brides   Mai più spose bambine   #maipiùsposebambine

 

 

Davos, rapporto 2019 Oxfam. Aumenta ancora il divario tra ricchi e poveri

21 gennaio 2019 Le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12% lo scorso anno, mentre 3,8 miliardi di persone, la metà più povera dell’umanità, hanno visto decrescere quel che avevano dell’11%. Sono i dati contenuti nel Rapporto “Bene Pubblico o Ricchezza Privata?” pubblicato da Oxfam alla vigilia del meeting annuale del Forum economico mondiale di Davos in Svizzera. “L’anno scorso, spiega Elisa Bacciotti Direttrice Campagna di Oxfam Italia, 26 ultramiliardari possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. In Italia 5% più ricco degli italiani è titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero”

https://www.radioinblu.it  

Leggi anche:
A Davos va in scena l’incertezza. Niente Trump, Brasile sup 

Tutto quello che non sai sul Forum di Davos – CdT

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Davos, il mondo è spaccato fra (pochi) ricchi e (troppi) poveri e l’Italia …

World Economic Forum | Money.it

La profezia che si auto-avvera dei menagramo di regime

Lo notano tutti, sono ansiosi, esagitati, nervosi. Tolgono la parola al competitore verbale nei talk show, ripetono il mantra “ecco adesso lo spread sale, la borsa scende, l’Europa ci mazzola …” E se Moscovici dichiara riguardo al Def: “Allo stato attuale non c’è interesse ad aprire una crisi, e nemmeno a far partire una procedura che porti a sanzioni”, l’ex ministro Padoan dichiara in tv: “l’Europa ci punirà. Il rischio di procedure d’infrazione mi sembra inevitabile”.

Ma insomma, che modi sono? che fa Pier Carlo Padoan l’amico del giaguaro?”. Invece di tifare per il bene degli italiani porta iella? o come si dice comunemente “sparge la voce”?

In Teoria della Comunicazione questa modalità di esternare è definita “profezia autoavverante”, o profezia che si autoadempie. Dal teorema Self Fulfilling Prophecy, di W. I. Thomas, descritto nel libro di Robert K. Merton nel 1948. È un metodo persuasivo molto usato in politica e in economia. Spesso funziona. La profezia che si auto-adempie ha inizio con una supposizione, infondata, che si realizza solo per il fatto di essere stata detta, reiterata e quindi creduta dalle masse e dagli stessi soggetti che poi la avverano. Di esempi ne esistono a centinaia, purtroppo anche in relazione alla diffusione del crimine e del terrorismo. In questa circostanza parliamo di economia e tra i casi più famosi e antichi c’è quello della Last National Bank fallita nel 1932 quando i clienti – per delle supposizioni –  si convinsero che sarebbe fallita; agirono di conseguenza ritirando tutti i loro risparmi, e la banca fallì davvero.

Sulla stessa gamma di preannunci negativi si ascrivono le dichiarazioni di Maurizio Martina che dice: “Quella del governo Lega-Cinque Stelle è un’ingiustizia che si abbatterà prima di tutto sui giovani!”. 

Mamma mia! mancano le cavallette e il terremoto sullo stile dei Blues Brothers

Potrei citare decine di dichiarazioni, da parte di politici, giornalisti, conduttori televisivi che per contrastare l’onda d’urto di un governo favorito dalla gente, non sa far altro che desiderare il peggio per tutti. Ma insomma siamo italiani o no?

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Quel mare che bagna Roma…

Niente di peggio poteva trovare Anna Maria Ortese nel cercare il titolo per suo angosciante libro Il mare non bagna Napoli in cui una verità di dolore e di mal di vivere deriva dallo spaesamento della gente nell’Italia del dopoguerra. Il ritratto della città che emerge dai racconti è senza rimedio, è un groviglio infernale di vicoli privi di luce, bassifondi reali e morali della gente che vi abita.
Ho letto il libro molti anni fa, negli anni ’80, a distanza di circa trent’anni dalla prima pubblicazione, e pur apprezzandone la qualità letteraria, la narrazione satura di contenuti gravi come macigni mi portò a leggere parti del testo a piccole dosi, come ogni medicina amara che è efficace nei suoi componenti, ma insopportabile da mandar giù. 

Non è vero che il mare non bagna Napoli

All’ultima pagina del libro è ancora presente oggi l’angolo con la piccola piega in cui annotai la frase “Non è vero che il mare non bagna Napoli”. Era una delle prime canzoni che componevo. Da ottimista quale sono, desiderai rimuovere l’immagine di un sordido ambiente senza spiragli né attese di cambiamento, e per fuggire dal groviglio infernale di vicoli bui abitati da “larve” lasciai l‘orrore nelle pagine del libro, presi la chitarra, intonai gli accordi in Re, La7, Mi7, e iniziai un canto per me consolatorio: “No, non è vero che il mare non bagna Napoli, che la speranza con vento non soffia più. No non è vero che dentro son tutti morti. Se tocchi il fondo qualcosa ti spinge su…”

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