Category Archives: Articoli

L’ABOLIZIONE UNIVERSALE DELL’UTERO IN AFFITTO È QUESTIONE DI CIVILTA’

 

L’uso del corpo di una donna quale contenitore usa e getta, l’affitto dell’utero, l’assenza assoluta di rispetto umano e civile sono elementi costitutivi dell’egoismo individuale che fa prosperare il mercato dei bambini. Questa indecente compravendita dev’essere abolita universalmente. Condivido le pubblicazioni che seguono ed auspico una presa di coscienza delle istituzioni preposte a occuparsi del grave problema, a livello nazionale ed internazionale, per porre fine a questo scempio:

La maternità surrogata è una pratica in sé disumana nel senso preciso che distrugge un elemento costitutivo della nostra comune umanità

La vicenda orribile dei neonati a Kiev, parcheggiati in una stanza d’albergo, privati delle cure e dell’amore materni e senza nessuna protezione giuridica, ha sollevato il velo, per la grande opinione pubblica, sulla realtà della pratica dell’utero in affitto. Dinanzi alla crudezza di quelle immagini e di quelle parole pronunziate da impiegate di un’azienda che “produce” bambini non è più possibile imbastire la narrazione che per anni è stata diffusa dalle pagine di giornali, dai talk show televisivi, dalle riviste patinate per collocare la gestazione per altri (così viene chiamata per ripulirla dal marchio della pratica commerciale) sotto i capitoli della generosità e della libertà.


Leggi tutto

DISORIENTATI DAL CASO DE DONNO: I RITARDI DELLA POLITICA, L’INERZIA DELLE ISTITUZIONI, LE RIVALITA’ TRA CENTRI OSPEDALIERI, E UNA DOSE INSOSTENIBILE DI CINISMO DI FRONTE AI CADUTI NELLA GUERRA #COVID19

 

La differenza tra il rassegnarsi e il lottare… Se leggiamo i dati: “Oggi SOLO 153 morti” c’è da rabbrividire… quando non abbiamo fatto abbastanza anche per salvarne uno o dieci o 100 dei 153 condannati.
Mi fa pensare il caso  del giovane collega medico privo di anticorpi che affetto da una forma virulentissima di #covid19 è guarito dopo pochi giorni con l’uso del #PLASMA.
Ma ancora di più mi emozionano le parole del professor Giuseppe De Donno:

“ …Inizia la invincibile pandemia da COVID19. L’Ospedale è attonito. La città piegata. I morti non si contano. C’è bisogno di riavvicinare il nostro Ospedale ai cittadini. C’è necessità di serenità. Facebook mi ha aiutato. Un’ opera impegnativa. Crescono i cittadini che aspettano buone nuove. Che amano venire a contatto coi professionisti.
Poi arriva il plasma convalescente. Abbiamo l’impressione che funzioni. In un oceano di armi spuntate, c’è un’arma che colpisce al cuore del virus Lo proviamo a dire. Nessuno ci si fila. Che fare? Iniziò ad urlare. Attaccare. Con l’unico obiettivo di far passare uno schema di trattamento. Democratico. Che ci aiuti. Silenzio assordante dei media. Arrivano pochi secondi a DiMartedi. Poi Petrolio, 6 minuti. Qualcosa si muove. Alcuni virologi ci deridono. Alcuni infettivologi, in piena guerra mondiale, chiedono regole non valide per altri trattamenti. Nessun intervento della politica. Nessuno. Balle a non finire. Il plasma non è sicuro. Avis nazionale rincara. Grande dolore. Il plasma costa tanto. Il plasma contamina. E poi ancora. Serve un prodotto di sintesi. Serve il vaccino. Nessuno parla di plasma. Da noi funziona. Così riscendo in campo. Mettendo a repentaglio la mia amata privacy […]. Mi costa tanto. Nessun post. Nessuna strumentalizzazione. Non ne hanno bisogno, questi Giganti. Io, rispetto a loro, sono una formica. Ne sono conscio. Ma sono anche conscio che se non avessi fatto tutto questo, oggi il plasma sarebbe in cantina. […].

Continua a leggere:  IL PLASMA IMMUNE CHE GUARISCE IL #COVID19.  DE DONNO ORA FA APPELLO ALLE REGIONI  (Agenda Politica.it) 

Roma 16 maggio 2020, Wanda Montanelli

Leggi tutto

LA PAROLA “LIBERAMENTE” STRIDE CON IL CONTESTO DELLA VICENDA DI SILVIA

Liberamente cosa? Liberamente Silvia avrebbe scelto di convertirsi all’Islam?

Qui non è in discussione il diritto di ognuno di noi di scegliere di convertirsi, abiurare, cambiare il proprio credo religioso o decidere di essere agnostico. È il termine “liberamente” che contrasta con l’analisi degli eventi, dato che conosciamo tutti la vicenda di Silvia, abbiamo empaticamente partecipato all’angoscia della famiglia, allo stupore e la frustrazione dell’organizzazione che si è vista privare di una propria convinta attivista dei diritti umani, ed abbiamo tremato come donne che si occupano di pari opportunità e di tutela del femminile, nell’immaginare il pericolo in cui la cooperante Silvia Romano si è trovata dopo il rapimento.

Le donne trattate dai terroristi con attenzione senza calpestare i loro diritti?

Secondo le immediate dichiarazioni pubblicate da esperti psicologi interpellati sul caso non si tratterebbe di Sindrome di Stoccolma che potrebbe dare una connotazione plausibile e forse risolvibile nel tempo, attraverso appropriate cure come rinforzo psicologico,  analisi e deprogrammazione. Immagino che ci sia dell’altro purtroppo, e il timore è che Silvia non sia ancora stata “veramente” liberata, e sia tuttora allacciata a qualcosa o qualcuno con una sorta di cordone ombelicale che la tiene ancorata ai luoghi dei “padroni” della sua esistenza; coloro i quali quando lei ha chiesto un libro le hanno portato l’unico ammissibile da leggere. Non tre libri, – per esempio: il Corano, il Vangelo e magari un testo sul buddismo del Dalai Lama, ma un solo libro. Questa univocità del pensiero tutto può essere fuorché libertà. Questa idea ci allarma come donne che hanno combattuto per l’emancipazione femminile, e ci rabbuia nel timore di perdere – con un caso esemplare così mediaticamente esteso – le prerogative di vera liberazione in cui crediamo.

Leggi tutto

ATTACCHI ALLE SINDACHE RAGGI E APPENDINO. TENTATIVI INTIMIDATORI PERCHE’ DONNE?

Non è dato sapere se gli stessi attacchi si sarebbero compiuti da parte dei criminali se i sindaci di Roma e Torino fossero stati uomini. Nemmeno ci interessa più di tanto se non per sottolineare che le azioni di governo delle due sindache pentastellate non danno speranza di possibili collusioni a chi è abituato a trovare spazi vitali di crescita negli alvei delle pubbliche amministrazioni per far allignare piante criminogene, con radici  profonde, fusti robusti e chiome fruttifere.

Si rendono conto adesso i gestori del malaffare che i tempi sono cambiati, che forse davvero l’onestà è tornata di moda, e che nonostante qualche fisiologico difetto di carburazione iniziale, le due macchine amministrative delle donne sindaco di Raggi e Appendino si fanno largo per avanzare con progetti, redistribuzione di ricchezza e diritti, produzione cauta a salvaguardia democratica delle complicate norme su appalti e concessioni.

Insomma per dirla come il famoso primo Sindaco della capitale di inizio novecento Ernesto Nathan “Nun c’è trippa pe’ gatti.!”, ed è per questo che non ci vogliono stare soggetti abituati ad altre “entrature” nella cosa pubblica, e generose concessioni che nel passato avevano moltiplicato costi a danno dei contribuenti stravolgendo le procedure, ché sì erano veloci, ma sempre in situazioni di urgenza, emergenza, prassi consolidata in cui il bene comune addiveniva un bene assegnato ai soliti pochi addentrati amici degli amici.

Ormai credo che tutto il mondo di sopra, di sotto, di mezzo, debba ricredersi, e la politica del passato sia finita. Quella politica che invece di compiere azioni verso il dovere pubblico, per tutelare il diritto degli ultimi, i penultimi, i terzultimi, e così via via a salire verso le classi medie e ricche, per dare a ognuno il giusto, senza sprechi, approssimazioni e fretta, realizzavano esattamente il contrario. Fare autocritica è un mestiere che pochi sanno svolgere. Qualche eccezione esiste e ne trovo una nel recente bel libro di Federico RampiniLa notte della sinistra”,  in cui scrive: “Ci fu un tempo in cui sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra. Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell’Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la sinistra italiana da quando è all’opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l’Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale….”. E quanto ha ragione Rampini, se solo penso che Renzi è riuscito a fare quello che nemmeno a Berlusconi era stato mai permesso, togliere di mezzo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per fare un piacere a chi poi? Se da alcuni sondaggi emerge che agli imprenditori la faccenda non è mai interessata più di tanto. Per dare qualcosa all’Europa, o meglio a quell’ideologia fallimentare di Liberismo spinto che non ha portato altro che sfacelo dovunque abbia cercato di attecchire.

Leggi tutto

In Libro Veritas: l’intervista di Radio Cusano Campus per il libro inchiesta «Sono soltanto una bambina»

Wanda Montanelli

 (Storie di abusi e maltrattamenti nell’infanzia negata delle spose bambine)

(clicca sull’immagine)


INCHIESTA #MAIPIUSPOSEBAMBINE SUI MATRIMONI PRECOCI E FORZATI


 Roma – Le spose bambine cedute come un oggetto a persone di età adulta con un rito matrimoniale, o con un semplice scambio di denaro, subiscono un vero e proprio abuso, un atto di favoreggiamento della pedofilia. Ne sono responsabili le famiglie che costringono le figlie a un matrimonio forzato e gli uomini “acquirenti” di una bambina: moglie-schiava-oggetto sessuale.
Le storie narrate in questo libro sono vere, accadute in Africa, India, Yemen, Niger, Pakistan, Siria, Laos, Messico; in diversi luoghi dove, a causa della povertà, la guerra, la carestia, diventa consuetudine per i genitori cedere le bambine a pretendenti adulti in cambio di denaro.

Il fenomeno dei matrimoni precoci e forzati esiste anche in Europa, e da noi in Italia, dovuto a casi di arretratezza culturale, oppure a matrimoni di bambine immigrate portate dalle famiglie a
sposarsi nei paesi d’origine, con riti religiosi e accordi tra i contraenti spesso al di fuori delle leggi vigenti negli stessi paesi di provenienza.

Sono devastanti gli effetti psico-fisici per le bambine strappate all’infanzia e costrette a nozze forzate. L’impatto sulla salute fisica e mentale, basato sui dati raccolti dall’Unicef in collaborazione con l’organizzazione Girls Not Brides, è tale da includere affezioni gravi come l’HIV trasmesso dai mariti adulti, lesioni dovute al parto e alle gravidanze precoci, disturbi psichiatrici, fino all’alta incidenza di morte post-partum sia della madre che del nascituro.
Tutto questo va contro la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child) che vieta di nuocere alla salute dei minori e sancisce nell’art. 3 che ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata, abbia come considerazione preminente l’interesse superiore del bambino.

La finalità di denuncia sociale dell’iniziativa Mai più spose bambine #maipiùsposebambine non esclude la fiducia che le comuni azioni di contrasto al fenomeno dei matrimoni precoci portino ad un’evoluzione verso una presa di coscienza di tutti i soggetti interessati: la famiglia, la scuola, le istituzioni governative. 
Per contribuire attivamente alla soluzione del grave problema, l’autrice collabora da cinque anni, tramite l’Osservatorio Onerpo di cui è vicepresidente, con l’organizzazione Girls Not Brides, che, con una rilevante programmazione in partnership globale, ha progettato l’abolizione totale dei matrimoni forzati entro il 2030.

Nelle storie narrate di Malala, Aisha, Memory, Sonita, Perul, c’è la descrizione dolorosa dei torti subiti, dei pianti di disperazione di mogli bambine che ad un certo punto della loro vita si sono sentite in trappola. Eppure si avverte nella narrazione, tra le tinte fosche della paura e della sofferenza, un bagliore dato da una frase, uno sguardo, o una matita da usare di nascosto per ricordarsi come si scrive il proprio nome: un’idea riservata che ha aiutato alcune protagoniste a non arrendersi, a mantenere viva la speranza di cambiamento, e con coraggio e forza strenua le ha sostenute per uscire dall’inferno, lottare, e diffondere seminagioni di “vita diversa e libera”, per se stesse, e per le bambine del futuro.


SONO SOLTANTO UNA BAMBINA 
(Storie di abusi e maltrattamenti nell’infanzia negata delle spose bambine)
L’immagine di copertina è realizzata dal fotoreporter Antonio Romei

https://bit.ly/2t0Ee3Z     (Ordina il libro On Line)   Mondadori Store

https://amzn.to/2D4jMUJ                  ”                          Amazon

Girls Not Brides   Mai più spose bambine   #maipiùsposebambine