Scalmanati, dissacratori, soggetti che rappresentano un pericolo pubblico, in giro senza mascherina, o in luoghi istituzionali dove le corbellerie non possono essere ammesse né perdonate. Baggianate come quelle pronunciate dal professore di Jesi che oltre ad essere negazionista invitava i suoi studenti a rifiutare il vaccino contenente – a suo dire – nanoparticelle in funzione di controllo digitale della mente umana. Emeriti incolti come i due commissari per la sanità in Calabria Saverio Cotticelli e Giuseppe Zuccatelli. Uno peggio dell’altro Chi lo sa come scelgono i commissari ad Acta. Ma se ci sforziamo un po’ forse lo immaginiamo…

Troppe cose sono state dette e scritte su questi comportamenti faziosi e inqualificabili, e quello che più mi dispiace è che costoro si riempiono la bocca delle parole “Libertà” e “Costituzione” profanando sia il concetto di libertà che il contenuto profondo della nostra carta costituzionale.

Mi piace riportare, tra la confusione di tesi opposte, pubblicate, dette su YouTube, reiterate sui social, tesi che spesso valgono poco o assumono l’importanza che ha un investimento pubblicitario basato su un parlare per slogan di taluni politici, attenti solo ai sondaggi, e con un grosso pelo sullo stomaco in rapporto ai morti che ogni giorno qualcuno piange in ogni angolo l’Italia. Mi piace riportare, dicevo,  il testo di Massimo Recalcati sui negazionisti. Mai analisi fu più centrata e giusta per questo disgraziato e confuso periodo che stiamo vivendo: una rarità profonda quanto sommessa e vera, un sollievo tra tanto sguaiato frastuono:

[,,,] Se il trauma del Covid ci ha obbligato ad essere adulti, ad avere una visione della vita che non può restringersi a quella del nostro Ego, a verificare l’impotenza delle nostre azioni individuali se non concertate con quelle del nostro prossimo, questa recente e nuova ondata anti-politica mostra, ancora una volta, quanto sia antropologicamente difficile vedere al di là della nostra vita individuale, cogliere la dimensione solidale della libertà, rispettare la dimensione collettiva del legame sociale. Non a caso l’attitudine negazionista appartiene clinicamente al tempo dell’adolescenza patologica dove il reclamo assoluto della propria libertà appare sganciato da ogni riferimento etico a quello della responsabilità considerato solo come una impostura per imbrigliare la forza in sé indomabile di una libertà che non vuole sottomettersi a nient’altro se non a se stessa e che, soprattutto, respinge di assumere le conseguenze dei propri atti”

Continua a leggere Massimo Recalcati, Covid, negazionisti puberali.  (La Repubblica)

Wanda Montanelli – Attività Pubblica