(Dieci anni per il cambiamento)

Impegno politico e raggiungimento di obiettivi

– Wanda Montanelli si è iscritta all’Idv fin dalla sua fondazione nel 1998 (1a), per scopi di alto valore morale e civile, tra questi in primo luogo la concretizzazione di una società più giusta, con opportunità plurali, aperte al valore delle persone senza distinzioni di sesso, status, o legami con lobby; animata dall’interesse a contribuire al cambiamento condividendo le finalità del nascente movimento sin dalle origini(1)

W. M. si è sempre molto spesa all’interno del movimento-partito in termini di energie, apporto di idee e lavoro volontario, con spirito di abnegazione.

E’ stata incaricata dal presidente quale responsabile nazionale della Consulta Femminile dell’Italia dei Valori dal 23 giugno 2002 a oggi.. (2)

Tale organo, sezione del Dipartimento diritti civili, libertà pubblica e giustizia, ha avuto, ed ha, l’arduo compito di “elaborare le linee guida” di un gruppo di lavoro centrale e definire un ampio programma di attività in campo regionale, provinciale e nazionale per la promozione della partecipazione attiva delle donne alla politica.

– W. M. è divenuta poi la responsabile nazionale del dipartimento pari opportunità dell’ IDV, dal 2004 a oggi. (3)

– Inoltre è stata la responsabile dell’Ufficio Comunicazione e Stampa Federazione partitica nel Lazio dal 2000 al 2006; e responsabile dell’Ufficio Stampa del partito per la Federazione romana 2000 al 2006, compresi, nelle sue competenze, la cura e gestione dei relativi siti internet. (4)

– W. M., come sopra detto, ha partecipato alle fasi della costruzione del partito, sia dal punto di vista organizzativo, che programmatico, tanto è vero che per le ultime elezioni politiche 2006 ha contribuito a stendere il programma del partito politico IDV per l’Unione, e altrettanto ha fatto per le Elezioni europee 10 -13 giugno 2003. (5)

Nel programma dell’Idv è stata inserita proposta normativa, dalla stessa elaborata, con la richiesta di istituzione un “marchio etico” per le merci che transitano per l’Europa, a tutela dei minori e contro il lavoro minorile. (5g)

-. Ha aderito altresì all’impostazione programmatica del partito, ai suoi contenuti e alle scelte politiche complessive del partito stesso, in particolare riferimento ai temi privilegiati del partito, quali la moralizzazione del paese, l’autonomia della magistratura all’interno di un più vasto e complesso progetto di riforma della Giustizia e quant’altro noto e caratterizzante il partito stesso. (6)

– W.M. è sempre stata fortemente sensibile ai temi della condizione femminile in Italia, in Europa e nel mondo. Ha sempre approfondito tutte le tematiche relative alla promozione del ruolo della donna, in particolare, a titolo esemplificativo:

Sin dal 1998, ha organizzato, con la referente nazionale del movimento, una rete donne Idv in coordinamento tra tutte le regioni; ha promosso la campagna per il Referendum maggioritario e la promozione delle iscrizioni al partito (7)

In Via del Corso a Roma, prima sede nazionale, ha organizzato e gestito

l’ “Ufficio Stampa e Comunicazione per l’Immagine femminile Italia dei

Valori”, e, allo scopo di incrementare le adesioni al partito, ha pianificato, con la referente nazionale per le P.O., la fase costituente di referenti donne per ogni regione. raggiungendo le iscritte al partito nei luoghi di appartenenza con viaggi in camper o altri mezzi di locomozione, recandosi in poi nel corso degli anni e fino ad oggi, in varie regioni d’Italia, ogni volta che vi erano in atto eventi, campagne referendarie o finalizzate a risultati elettorali. (7 i);

Ha collaborato al primo organo di stampa del Movimento “Libera Tribuna”.

Ha Promosso le candidate IdV per le elezioni europee 1999. Ha organizzato Conferenze stampa, tenuto i contatti con le agenzie di comunicazione e viaggiato sul Treno di Prodi come addetta stampa e organizzatrice di eventi per la promozione delle candidature (8);

Ha Collaborato, nel 2002, con la “Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna della Presidenza del Consiglio dei Ministri” alla Campagna Pari e di Più, per le modifiche all’Art. 51 della Costituzione. (9)

Ha contribuito alla elaborazione del “kit della candidata”, testo Pubblicato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le candidate alle elezioni (9c).

Ha partecipato attivamente agli “Stati generali” del partito di Rimini-Bellaria 2003 e co-fondato l’organo di stampa del partito, il periodico” Orizzonti Nuovi”, e la “Consulta Donne Nazionale”.

Ha organizzato Convegni per i diritti dei cittadini e sportelli antiviolenza al

servizio delle donne; partecipato ai lavori – dibattiti a scopo di tutela sociale (Legge per la Fecondazione assistita; campagne contro l’infibulazione, ecc.). (10)

Ha, nel ruolo di coordinatrice nazionale della Consulta Donne, e di Responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, diramato continuativamente comunicati stampa e pubblicato testi sulle tematiche di genere. (11)

Ha elaborato, nel 2004, liste elettorali per le candidature femminili IdV, per

le elezioni amministrative, e partecipato ad eventi, raccolta firme di elettori a sostegno delle candidate, organizzato banchetti e gazebo di contatto con la cittadinanza, e partecipato a manifestazioni per promuoverle. (12)

Ha realizzato un programma-vademecum per l’inserimento delle donne del partito nelle Commissioni Regionali, Provinciali e Comunali, e lo ha divulgato alle referenti donne del partito. (12d)

Ha coadiuvato le donne del partito, con sostegno politico e norme di indirizzo, alla creazione di numerose Consulte locali Donne ( Friuli, Sardegna, Molise, Abruzzo, Calabria, Lazio, Basilicata, ecc. )

Ha organizzato manifestazioni e Convegni in occasione delle giornate per l’8 marzo;

Ha organizzato presidii davanti al Parlamento italiano in occasione della discussione sugli emendamenti alla legge elettorale e l’inserimento di quote paritarie (nell’anno 2005, emendamenti dell’On. Pollastrini dell’Unione, e altri della ministra Stefania Prestigiacomo ). (13)

Ha sostenuto iniziative sulla promozione delle pari Opportunità; raccolto 10.000 firme (con Tina L.B. e Il Comitato di Pressione Leggi Paritarie e altre associazioni.) per l’Appello contro la democrazia incompiuta presentate al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, affinché respingesse la legge priva dell’emendamento riequilibratore di presenza femminile. (13 e, f)

Ha ideato, e gestisce, un sito Web nazionale delle Donne del partito, accessibile dal sito nazionale dello stesso, in cui trovano spazio comunicati, iniziative, apporti culturali, dibattiti pubblici, convocazioni politiche di tutte le iscritte e di attivisti che si pongono in azioni sinergiche con le donne iscritte per la crescita del partito.

Ha partecipato e partecipa (anno 2007-2008) al “Consiglio delle Donne” della campagna promossa dall’UDI nazionale “50e50.. ovunque si decide” per la raccolta di 50mila firme per una legge di iniziativa popolare finalizzata all’equilibrio della rappresentanza femminile nelle istituzioni, in politica, nei CDA degli enti e dovunque si decide, e allo scopo di divulgare le parole più belle e significative pronunciate durante gli interventi nel “Consiglio nazionale di…50e50”, ha scritto e registrato in Cd Musicale l’Inno delle donne” (14)

– Nel quadro della realizzazione degli ideali e delle finalità politiche del movimento ha svolto numerose attività per sollecitare l’impegno della dirigenza per la realizzazione dei principi programmatici.

– In particolare.

Ha acquistato, nel gennaio 2005, l’ultima pagina del quotidiano La Repubblica per pubblicare un messaggio di sensibilizzazione sulla necessità realizzare la parità tra i generi nei luoghi delle decisioni. (15)

Ha scritto numerose istanze al presidente del partito con proposte concrete per promuovere la partecipazione delle donne alla politica.

Ha proposto, durante l’assemblea Programmatica nazionale per il Programma dell’Unione (svolto presso la sala delle bandiere del Parlamento Europeo in data febbraio 2005) i CRS, Centri di Riequilibrio Sociale e Delle Pari Opportunità, da gestire con l’utilizzo delle somme-rimborsi elettorali della Legge 3 giugno 1999 n, 157. (15e)

Ha rappresentato il partito negli incontri per la “Costituente democratica delle Donne dell’Unione” con le parlamentari referenti nazionali delle consulte femminili di ogni partito dell’Unione al fine di organizzare una mobilitazione per il tema della rappresentanza femminile nelle istituzioni (15 f).

Ha partecipato nel 2006 ai lavori per il Programma dell’Unione presso la Fabbrica di Prodi a Bologna, dove ha posto in evidenza il problema della scarsa rappresentatività femminile, con relazioni e dichiarazioni lanciate da agenzie di stampa.

( vedi: sito )

Ha predisposto liste di candidature femminili, per le elezioni amministrative e politiche 2006, proponendole all’Ufficio di Presidenza e al Presidente e rinnovando l’istanza di sensibilizzazione all’apertura femminile nei ruoli istituzionali.

L’ostacolo alle Pari opportunità

– Nel corso del suo mandato, che ha svolto e svolge con l’entusiasmo e la passione che caratterizzano la sua personalità, W. M. ha progressivamente constatato che la questione delle pari opportunità, così come intesa al capitolo II, punto 10, del programma dell’Unione, e, vieppiù, all’art. 3 dello statuto del partito, non solo non è promossa dalla dirigenza, ma oggettivamente ostacolata. (16 a, b)

– W. M.. ha portato all’attenzione del suo partito, e all’attenzione dell’opinione pubblica, la mancanza di sensibilità da parte del partito nei confronti della “causa femminile” negli anni, anche con iniziative fortemente incisive (16c, 16c1)

– L’iniziativa politica più eclatante messa in campo è stata lo sciopero della fame, portato avanti dal 25 febbraio 2006 al 23 marzo (27 giorni), e continuato per altri 57 giorni (23 marzo 15 maggio) a staffetta con le iscritte al Comitato nato in suo sostegno. (17)

Ne è derivato un “Osservatorio Nazionale ed Europeo per il Rispetto delle Pari Opportunità” (ONERPO) regolarmente costituito in associazione, al fine di rappresentare il problema della scarsa rappresentatività femminile nei luoghi istituzionali e politici. (17g) (vedi: www.onerpo.it ).

Altro momento di estrinsecazione del proprio scontento in merito alle politiche concrete del partito sulla questione pari opportunità, riguarda le feste nazionali tenute dal partito.

– Nel 2005 è stata permessa, dal presidente Idv, un’unica iniziativa per le donne, un pomeriggio di convegno sul tema delle pari opportunità “Percorsi di emancipazione e ingressi riservati” in occasione della promozione della candidatura del presidente alle primarie dell’Unione, all’interno della prima festa nazionale del Partito a Roma. (18)

– La Festa nazionale del settembre 2006, l’anno successivo, è stata denominata da più parti “Festa Talebana”, così definita al verbale di riunione poiché prevedeva nel programma oratori e relatori solo di genere maschile. (19)

– Viste le critiche serrate da parte delle responsabili locali delle pari opportunità, che si erano riunite in assemblea e avevano verbalizzato un documento di duro giudizio sull’esistente discriminazione nei confronti delle donne, il Portavoce del partito incontrò le rappresentanti femminili; in tale occasione veniva riproposto un documento nel quale si riassumevano le critiche alla conduzione del Partito e si svolgevano tre richieste specifiche:

1) Festa nazionale per le pari opportunità (2007 anno Europeo per le P.O.);

2) Ufficio nazionale per le P.O.;

3) Accesso ai rimborsi previsti ex legge 157/99, art. 3. (19 z)

– Tale documento si aggiungeva a quelli già in precedenza inviati al Presidente, tra cui il documento ufficiale datato 3 luglio 2006, di “programmazione di sintesi per accrescere la partecipazione delle donne alla politica (avvalendosi delle risorse previste dalla legge 157/99)”.

– Scriveva Montanelli al Presidente, alla Tesoreria, ai componenti dell’Ufficio della Presidenza, ai Parlamentari eletti, ai referenti politici e territoriali e alle referenti donne:“Faccio seguito alla mia precedente istanza inviata via e-mail al Presidente ed ai Componenti l’Ufficio di Presidenza, avente per oggetto Pari Opportunità e questione femminile per l’incontro del 29 giugno, per presentare oggi una più approfondita relazione programmatica e rinnovare nel contempo la richiesta di poter, partecipando alle riunioni dell’Ufficio di presidenza, esplicare in pieno un ruolo di promozione della partecipazione delle donne alla politica che certamente non può essere realizzato in condizioni di emarginazione. Quale referente della Consulta Donne e del Dipartimento delle Pari Opportunità come già anticipato ho predisposto un’analisi approfondita dei risultati delle ultime tornate elettorali, la cui lettura evidenzia la necessità di ideare ed attivare azioni positive che possano dare concreti risultati di fattiva presenza delle donne nei ruoli di rilevanza politica ed istituzionale. Cosa che oggi non è, e il documento intende solo essere un puntuale resoconto utile a capire che necessita non rimandare ulteriormente l’attivazione e la promozione di pari opportunità tra uomo e donna nel nostro partito, e più in generale negli ambiti di coalizione. Senza scomodare gli articoli 51, 2 e 3 della Costituzione che ormai tutti abbiamo più volte letto, o tutte le altre leggi antidiscriminatorie che in accostamento tra il mondo del lavoro e il mondo politico possono chiedere conto di situazioni in cui esista marginalità e discriminazione sulla base dell’appartenenza al genere femminile. Nell’intenzione ancora una volta di essere propositiva per il futuro, faccio precisa istanza affinché a partire da questo periodo post elettorale si dia inizio ad un nuovo corso per dare un reale impulso alla crescita del partito e delle donne nel partito, avvalendosi delle opportunità previste da norme legislative. In particolare mi riferisco in questa mia istanza odierna alla legge 3 giugno 1999, n. 157 che nell’articolo 3 e nei commi 1 e 2 dispone quanto segue:

1) Ogni partito o movimento politico destina una quota pari almeno al 5 per cento dei rimborsi ricevuti per ciascuno dei fondi di cui ai commi 1 e 5 dell’articolo 1 ad iniziative volte ad accrescere la partecipazione delle donne alla politica.

2) I movimenti e i partiti politici di cui al comma 1 introducono un’apposita voce all’interno del rendiconto di cui all’articolo 8 della legge 2 gennaio 1997, n. 2, al fine di dare espressamente conto dell’avvenuta destinazione delle quote dei rimborsi alle iniziative di cui al medesimo comma 1.

Pertanto allego a questa richiesta un programma di sintesi delle iniziative che, quale referente nazionale alla Consulta donne e del Dipartimento P.O., intendo portare avanti avvalendomi delle risorse economiche e di conseguenza logistiche, tecniche, culturali e mediatiche, per accrescere la partecipazione delle donne alla politica, previste dalla norma di legge citata. Mi rivolgo alla tesoreria, e soprattutto al Presidente affinché con l’Ufficio di vertice del partito voglia predisporre l’erogazione delle somme necessarie a mettere in atto un vero cambiamento e una politica all’interno dell’IdV all’insegna dell’apertura al talento delle donne, nell’ottica del mainstreaming e della democrazia paritaria”. (20 a)

– Da tale lettera del 3 luglio 2006 ad oggi, nonostante le continue sollecitazioni della Montanelli, la responsabile per le pari opportunità IDV, non solo non ha visto attuarsi i suoi progetti, ma non ha ricevuto alcuna risposta, neanche politica, dagli altri dirigenti.

– In qualità di riconosciuta e confermata responsabile del Dipartimento Pari Opportunità ha svolto ulteriori formali richieste motivate anche su come utilizzare i fondi finanziati dalla legge 157/99 (20 d).

– Tra queste la lagnanza contenuta nella relazione Dipartimento Pari Opportunità regionali, dove si evidenzia che alcuna iniziativa proposta è stata promossa dal Partito . (20 h)

– Vi è di più. Si è confermato nell’anno appena trascorso (2007, anno europeo per le pari opportunità) lo spregio nei confronti delle tematiche femminili dell’IDV e della Dirigenza, tanto è vero che anche la festa nazionale del 2007 è stata organizzata senza tener minimamente conto della presenza femminile, come si vede dal programma (20 l). A tal proposito molte donne responsabili locali, e la stessa Montanelli, si sono rifiutate di partecipare a tale manifestazione in qualità di semplici astanti.

– Wanda Montanelli ha scritto e pubblicato una lettera alle donne del partito (20 m), ed un’altra lettera raccomandata al Presidente, di cui riteniamo opportuno riportare alcuni passaggi:

“…avverto il dovere morale di fare un ulteriore tentativo di dialogo (…) in questo mio ultimo anno ho più volte cercato con ogni mezzo politico a mia disposizione, di aprire un varco nel muro di gomma dell’indifferenza e dell’avversione(…) ai diritti delle donne”

Idv ha solo parlamentari uomini, (tranne le due cooptazioni citate), ha un ministro e due sottosegretari uomini, e nella lunghissima lista di ruoli delle amministrazioni nelle consulenze e nei CDA dei vari enti c’è una assoluta predominanza di persone di sesso maschile” “L’esecutivo nazionale, Presidente, è composto da 59 persone, con nemmeno il ‘minimo sindacale’ di presenza femminile (…) una Waterloo, Presidente, per le Politiche di Genere, che pure sono presenti nel nostro programma da anni, per le quali ho lavorato incessantemente..”.“In quest’ultimo anno, è possibile dimostrarlo, le cose sono peggiorate. Perché esiste sempre il peggio di ogni male…”

Domando sblocchi degli ostacoli e azioni positive ampie con l’ingresso nei ruoli apicali IdV… Domando la destinazione ad iniziative femminili delle somme relative al 5% dei rimborsi elettorali che né in questo anno, né in quelli passati risultano essere stati messi a disposizione per realizzare progettualità atte a “promuovere la partecipazione delle donne alla politica”.

In sintesi, Presidente, la mia richiesta è di mettere in atto una sanatoria e fare subito tutto ciò che non è stato realizzato negli anni bui della corsa verso la conquista di posizioni a solo ed esclusivo vantaggio maschile”.

( 20 p)

*

Art. 3 legge 157/99

– – L’art. 3 della legge 157/99, come noto, tratta delle risorse per accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica.

In particolare recita:

“Ogni partito o movimento politico destina una quota pari almeno al 5% dei rimborsi ricevuti per ciascuno dei fondi di cui ai commi 1 e 5 dell’art. 1 ad iniziative volte ad accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica.

– I movimenti ed i partiti politici di cui al comma 1 introducono una apposita voce all’interno del rendiconto di cui all’art. 8 della legge 2 gennaio 1997, n. 2, al fine di dare espressamente conto dell’avvenuta destinazione delle quote dei rimborsi alle iniziative di cui al medesimo comma 1”.

– La legge n. 2 del 1997 dà delle precise indicazioni per la redazione del rendiconto.

In particolare il rappresentante legale o il Tesoriere del Partito Politico deve redigere il rendiconto di esercizio secondo un modello A, allegato in calce alla legge. Il rendiconto deve essere corredato da una relazione redatta secondo il modello B. Il rendiconto deve essere anche corredato di una nota integrativa, secondo quanto prevede il modello C.

Per l’effetto dell’attività politica, in conformità al disposto della legge 157/99, art. 1, il Partito ha avuto diritto a beneficiare dei rimborsi del Parlamento, che letta con attenzione la relazione sulla gestione, essa non menziona la voce risorse per accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica, ovvero il 5% delle somme ricevute.

Il Partito non ha destinato alcuna somma alle pari opportunità, come avrebbe dovuto fare per legge.

Composizione degli organi dirigenti del Partito

L’Ufficio di Presidenza e L’Organizzazione nazionale è composto da sette componenti tra cui una sola donna (tesoriera nazionale); l’esecutivo nazionale, organo del partito, è a netta prevalenza maschile, ovvero su 56 membri, solamente tre sono donne (all. 28d) . Inoltre nei ruoli governativi del Governo recente, oltre al ministro delle Infrastrutture, due sottosegretari di stato sono di sesso maschile, così come in Parlamento su 21 parlamentari una soltanto, è di sesso femminile.

Tra tutti i soggetti dei ruoli citati in presidenza, esecutivo, e incarichi parlamentari o di governo, soltanto due soggetti possono vantare un’appartenenza decennale al partito come Wanda Montanelli.

Per entrare nel merito dell’azione che viene a promuovere W. M. si sottolinea che la stessa aderisce completamente al patto associativo così come si è articolato nei suoi atti fondanti,.

Ella pertanto ha un interesse, in generale, alla realizzazione dello scopo sociale; in particolare, per quanto di sua competenza, alla realizzazione di quanto prefissato dal partito sul tema pari opportunità e questione cosiddetta femminile.

Tant’è vero che ha più volte rappresentato il partito IdV in convegni nazionali di rilevanza politica ove vi erano affrontate le tematiche delle pari opportunità.

Sarà opportuno sottolineare che attualmente la Montanelli è la responsabile del settore pari opportunità, e che non vi è mai stata alcuna critica al suo operato, o dissenso politico nei confronti delle sue richieste.

Si sottolinea questa circostanza per affermare, senza dubbio di essere smentiti, che anche da parte della dirigenza, vi è un riconoscimento della conformità della W.M. all’ordine dei valori sotteso alla formazione politica di cui fa parte.

Il dissidio politico si è pertanto concentrato non su difformità di vedute e prospettive operative, ma sulla attuazione ed esecuzione delle norme che possiamo pacificamente definire contrattuali, che legano con obbligazioni reciproche la Montanelli al partito.

Riteniamo che non sia superfluo, a questo punto, richiamare le norme costituzionali, anch’esse violate, che dettano i principi generali in merito alla libertà di associazione e alle formazioni politiche.

Montanelli è riconosciuta esponente della politica del partito IDV con l’obiettivo del raggiungimento del suo scopo sociale.

Ella accetta, anche con grossi sacrifici personali, di rivestire la carica di responsabile per la promozione del principio di pari opportunità, e in tal modo concorrere con metodo democratico alla politica nazionale; tale carica, in quanto riconosciuta dal partito (come ampiamente documentato dai numerosi documenti e testimonianze) determina un rapporto organico e funzionale con gli altri soggetti operando per e nel partito.

Quale esponente della politica e soggetto funzionale la Responsabile del Dipartimento delle Pari Opportunità riceve un riconoscimento anche esterno nel senso che gli obblighi e i diritti che il partito ha nei confronti del tema, e in particolare nei confronti dei rimborsi ex art. L. 157/99, si affrontano sulla persona del responsabile, se, com’è il caso, tale responsabile è nominato secondo le norme del pactum del partito.

Nominata e riconosciuta come responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, la Montanelli ha l’obbligo di assumersi la responsabilità della gestione giuridico-politica delle somme, indirizzandole verso eventi, iniziative, progetti che attengono al ruolo dell’accrescimento della partecipazione attiva delle donne alla politica.

Le deliberazioni concrete di alcuni organi del partito impediscono e rendono difficile di fatto alla dott.ssa Montanelli di realizzare i fini del partito in questo settore.

L’ordinamento riconosce come diritti al principio di pari opportunità le situazioni giuridiche attive e passive connesse.

“Pari Opportunità” ovviamente non è da intendere come mera finalità, ma come comune denominatore di norme di una provenienza e gerarchia:

– direttive europee (come si sa rigorosamente vincolanti per il raggiungimento del fine indicato ai paesi destinatari);

– norme costituzionali;

– norme ordinarie imperative e attuative.

Dal complesso di tutte queste norme emerge un obbligo specifico positivo, a far sì che ogni forma di aggregazione umana sia obbligata a riconoscere e valorizzare il ruolo della donna, e promuovere fattivamente il ruolo della donna.

Di sicuro contenuto innovativo sul tema le Leggi Costituzionali n. 2 e 3 del 2001, rispettivamente per la parità di accesso alle cariche elettive delle Regioni ad autonomia speciale e delle Regioni a statuto ordinario che si sono poste come finalità il riequilibrio della rappresentanza dei generi; nonché, e vieppiù rilevante la modifica dell’art. 51 della Costituzione del 30 maggio 2003, che ha inserito la nozione di eguaglianza sostanziale nell’ambito dei diritti politici, determinando l’obbligo della Repubblica Italiana di garantire le pari opportunità “con appositi provvedimenti” .

Il soggetto attivo della promozione delle pari opportunità è “ognuno” con importanza a scalare nelle rispettive funzioni: organi dello Stato; formazioni sociali; partiti politici; singoli. (v. Bruni, in codice delle Pari opportunità, a cura di De Marzo).

Con il termine “promuove” la Costituzione indica il fine da realizzare, ovvero la eguaglianza sostanziale fra sessi, delegando a norme di rango inferiore, quale la L. 157/99, le modalità di raggiungimento del fine. Pertanto la violazione dell’art. 3 L. 157/99 viola un diritto costituzionalmente riconosciuto e protetto.

L’art. 83-II della Costituzione Europea inoltre non si limita a prevedere l’obiettivo della parità tra uomini e donne in tutti i settori -statuendo che la partecipazione equilibrata dei sessi in posizioni di potere e nel processo decisionale è considerata un principio democratico che come tale rientra nella carta dei diritti fondamentali- ma cosa ben più importante precisa che il principio della parità non deve impedire l’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.

C’è quindi nella Costituzione Europea una chiara indicazione a favore non solo di azioni contenute in leggi o regolamenti antidiscriminatorie –d’altra parte le azioni discriminatorie sono previste dalla Costituzione europea in una disposizione specifica quella dell’art. II-81- ma soprattutto di azioni positive utili ad ottenere una partecipazione equilibrata di donne ed uomini nella rappresentanza politica.

Adeguata chiave di lettura e di esatta comprensione del percorso culturale che ha portato a tale disposizione si ha nel testo della Relazione al Parlamento Europeo predisposta dalla Commissione per i diritti delle donne e le pari opportunità in occasione delle elezioni europee del 2004, al fine di garantire una rappresentanza equilibrata fra donne e uomini.

La Relazione invita i governi di tutti gli stati membri e dei paesi di adesione a rivedere con urgenza l’impatto differenziale dei sistemi elettorali sulla rappresentanza politica delle donne negli organi eletti ed a consentire l’adeguamento o la riforma di tali sistemi e, se necessario prendere misure legislative e/o incoraggiare i partiti politici a predisporre sistemi di quote, come il sistema cerniera, e/o prendere misure per promuovere una partecipazione equilibrata.

Ancora si riscontra l’invito agli Stati membri ed ai paesi in via di adesione a prendere iniziative, anche legislative, e a sviluppare politiche volte a permettere di conciliare la vita lavorativa con quella familiare.., con l’ulteriore invito a promuovere e a sostenere finanziariamente i metodi così individuati, invito rivolto agli Stati e quindi a tutte le Istituzioni ed in primis ai Partiti quali soggetti politici designati per ruolo a candidare le persone, i soggetti deputati a rappresentare politicamente i cittadini nei singoli stati dell’Unione Europea.

*

Valutata la situazione esposta, alla stregua di questo complesso di norme accennato, si può concludere, senza alcuna reticenza o dubbio, vi è:

– violazione delle norme precettive cui abbiamo fatto cenno, recepite dallo statuto del Partito di cui vengono a far parte integrante e irrinunciabile;

– violazione delle norme contrattuali determinate dall’uso improprio di somme da parte dello Stato (Camera e Senato) assegnate e ricevute dal partito esclusivamente per il fine dell’accrescimento del partecipazione attiva delle donne alla politica (art. 3 L. 157/99);

– violazione di norme relative ai diritti e ai doveri dell’organo nominato e riconosciuto dal partito, ricoperto da W.M. e di fatto ostacolato da quanto sopraesposto;

– dal punto di vista personale, una intollerabile vessazione frustrante nei confronti di Wanda Montanelli che viene ferita anche nella qualità specifica e personalissima di “donna” intesa come situazione soggettiva derivante dal complesso delle norme sopra indicate a tutela del principio di pari opportunità; vessazioni che comportano danno alla persona, alla sua immagine, alla sua condizione esistenziale e alla sua qualità di vita.

*

– Lo scopo dell’associazione determinato dallo statuto e così integrato dal programma elettorale, prevede una serie di obiettivi che possiamo riassumere, ci si perdoni l’anglicismo, con due termini oramai di uso comune, empowerment e mainstreaming, per promuovere e valorizzare le donne con interventi specifici meglio descritti negli atti fondanti il partito.

– La Wanda Montanelli, nella sua qualità di responsabile ha fatto richieste specifiche per la realizzazione di iniziative per il fine della parità fatto proprio dallo statuto.

A tali richieste non è stata data rilevanza concreta (ad esempio con l’assegnazione di fondi pur destinati come s’è detto al fine curato dalla Montanelli).

Abbiamo già documentato e dimostrato che le richieste della Montanelli consistevano in articolate linee di attuazione per eventi, seminari etc., tali da promuovere la parità, o realizzarla almeno all’interno del partito.

Si è giunti, per usare il colorito linguaggio della politica, a veri e propri eventi definiti da un verbale di donne in assemblea “Talebani” dimostrando di tenere in spregio il principio di pari opportunità.

Inoltre, anche quando gli organi del partito, su sollecitazione della Montanelli si sono in qualche modo attivati, non vi è stata una esecuzione del contratto associativo, ex artt. 1322 c.c. e 1375 c.c. (vedi 1ª festa nazionale svoltasi nel 2006).

Il Partito politico, così come la giurisprudenza ha confermato, può liberamente determinare il contenuto del contratto sociale, e una volta costituitosi il contratto – atto costitutivo e statuto – le norme sono vincolanti per i membri (art. 1322 c.c.).

Il richiamo all’art. 1322 c.c. sul valore normativo e vincolante del patto, il richiamo altresì all’art. 1375 sulla esecuzione in buona fede dimostrano ineluttabilmente che la violazione dell’interna corporis costituisce una causa damni nei confronti degli interessi di cui è portatrice come “organo”e come “persona” W.M.

Il contratto dell’IDV che si richiama specificamente alle pari opportunità, pone l’associato nella condizione di ritenere che anche il suo partito porrà in essere tutte le indicazioni positive che discendono dalle richiamate direttive europee, Costituzione Italiana e norme di rango inferiore.

Trattandosi di violazione di norme imperative, che hanno creato danni alla qui attrice alla sua evoluzione della carriera politica, alla sua dignità umana

con eventi discriminatori in disprezzo e violazione di quanto previsto dai principi di diritto comune europeo e dai principi di diritto costituzionale italiano contenuti nella Costituzione agli Artt. 2, 3, 20, 41, 48 e 51 (la legge costituzionale che ha modificato l’art. 51 della Costituzione, il 5 maggio 2003, dispone la rappresentazione delle donne nelle cariche politiche.) nonché di quanto previsto dai precetti legislativi vigenti in tema di pari opportunità di cui alla legge 157/99 art. 3 con il quadro completo delle funzioni politiche ed esistenziali in cui avrebbe potuto estrinsecarsi l’efficienza soggettiva politica della Montanelli tenuto conto dell’effettiva incidenza della lesione e della discriminazione fondata sul sesso, sull’esistenzialità, e sulla personalità della Wanda Montanelli.

Testi di riferimento: II 83 della Costituzione Europea sulla parità tra uomini e donne e i testi collegati art. 21 Carta Diritti Fondamentali UE, art. 141 Trattato CE , art. 20 Carta sociale europea, Convenzione ONU sui diritti politici della donna, New York 1953 – 1979; direttiva 76/207 del Consiglio d’Europa anno 1976, direttiva 97/98 CE, seguita dalla legge n. 14 del 1998 riguardante l’invertito onere della prova nei casi di discriminazione basata sul sesso e la lesione delle categorie delle attività realizzatrici della persona secondo quanto esposto in motivazione).

Si indicano a testi sulla vicenda N. 170 nomi

Allegati n. 500 doc. n. 9 volumi

Rassegna stampa 180 pag.

* Questo è un riassunto dell’atto originale di circa 80 pagine