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La compromessa vicenda degli intrecci finanziari d’assalto

. (2. E voi ballate) Rovigo il 13 marzo 2009, all’assemblea degli Industriali si è sentito il grido d’allarme della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che ha ammonito: “La crisi è profonda e pesante. Il vero problema è che la crisi oggi colpisce soprattutto l’industria manifatturiera, colpisce soprattutto il Nord e le imprese migliori, quelle che hanno investito di più, quelle che esportano e che oggi si trovano con fatturati tagliati del 30, 40 e 50% “. La numero uno della Confindustria dichiara con l’occasione di non condividere alcune decisioni governative, come quella per il Ponte sullo Stretto, poiché si devono invece destinare più soldi per completare tutte le piccole opere che potrebbero partire subito. Bersani l’esponente del Pd rinforza da par sua le reiterate richieste di Franceschini sull’assegno ai disoccupati e su una manovra che garantisca un rientro di somme da impiegare anche per le piccole imprese, attraverso misure efficaci come il contrasto all’evasione fiscale e il controllo di alcuni meccanismi di spesa pubblica. Il deciso intervento in Veneto di Emma Marcegaglia chiede poche cose al Governo, molto chiare, per uscire da questa crisi. “Certe cose – ha detto – non possono più essere accettate in un Paese diviso a metà: da una parte chi lavora e affronta la crisi e dall’altra chi vive di spesa improduttiva”. Nella sua analisi del difficile momento economico, ha insistito sulla necessità che le banche facciano la loro parte e che sul controllo, oltre alla vigilanza dei Prefetti, ci sia un ”ruolo attivo anche del mondo imprenditoriale” Giusto. I controlli. Da noi, e dovunque il problema è tra i più dibattuti. Ad alcuni mesi dal default di Lehman Brothers, il mondo è impantanato in una palude economica. Di fronte alla massa di denaro pubblico che i governi devono impegnare per salvare le banche, negli Usa, in Germania e in Gran Bretagna si cercano cambiamenti nei controlli. Gli Usa hanno attaccato il segreto bancario svizzero, in un braccio di ferro con il colosso Ubs. In Europa ugualmente ci si attrezza e Dominique Strass Kahn direttore del Fmi intende affrontare la questione a colpi di dinamite. I paradisi fiscali in cui le banche, anche italiane, hanno società sono: Cayman, Bermuda, Nauru, Panama. Poi vi sono società partecipate in Lussemburgo, Montecarlo, Svizzera. Difendersi dai raggiri è una nuova consapevolezza da acquisire per i risparmiatori. Dopo la mela avvelenata dei mutui immobiliari sub-prime che ha provocato disastri da far crollare le economie americana, europea e asiatica, hanno stabilito record negativi i raggiri di diversi avventurieri della finanza, tra cui Bernard Madoff, accusato di aver ha derubato almeno tre milioni di persone per circa 50 miliardi di dollari, l’imprenditore nipponico Kazutsugi Nami, arrestato a Tokyo con l’accusa di aver truffato 37mila persone per 126 miliardi, il finanziere texano Robert Allen Stanford, che si ritiene abbia messo in piedi un imbroglio da otto miliardi di dollari promettendo ai clienti rendimenti annui del 10 per cento; come pure Charles Ponzi e Richard S. Piccoli che sono riusciti a truffare negli States cittadini e piccoli risparmiatori con una sorta di catena di Sant’Antonio a largo raggio. I liberal americani da Thurow a Krugman hanno denunciato la deregolamentazione selvaggia nella finanza e puntato l’indice verso le responsabilità della Federal Reserve e nelle norme di Bretton Woods (dalla conferenza nell’omonima cittadina New Hampshire da cui derivarono nel 1944 nuovi accordi in campo monetario). In Italia la legge tutela i risparmiatori e le banche possono essere condannate al risarcimento tramite sentenza. E’ da esempio il giudizio sull’anatocismo, cioè gli interessi sugli interessi illegali, vinto in Cassazione dall’avvocato Roberto Vassalle di Mantova, uno dei legali più noti in Italia che in Tribunale ha avuto ragione anche sul rimborso dei Bond argentini. Ci si chiede quanto pesa l’origine sociale e la diffusione del precariato nella crisi finanziaria. Emiliano Brancaccio, docente di Macroeconomia presso l’Università del Sannio e membro della consulta economica della FIOM conferma che il punto per individuare le radici della crisi si trova rievocando il conflitto tra capitale e lavoro. “La crisi in corso – afferma il prof. Brancaccio – può esser letta come un riflesso della pressoché totale assenza di quel conflitto a livello globale. Tutto parte da una constatazione: la debolezza del movimento dei lavoratori ha fatto sì che venisse creato un mondo di bassi salari. Questo mondo però è strutturalmente instabile, e adesso iniziamo a rendercene conto. Ogni paese oggi punta a tenere bassi i salari e la domanda interna, e cerca quindi all’esterno dei propri confini uno sbocco per le proprie merci. Questo meccanismo nel corso dell’ultimo decennio ha funzionato grazie al fatto che gli Stati Uniti hanno agito da “spugna assorbente” delle eccedenze produttive di tutti gli altri paesi. Tuttavia, questa “spugna” funzionava non certo perché i salari dei lavoratori americani fossero alti, ma perché negli USA montava un debito privato colossale, in grado di finanziare qualsiasi eccedenza di spesa rispetto ai redditi. […] Il sistema era ormai talmente drogato che permetteva a un operaio di pagare i debiti di un mutuo accendendo un nuovo prestito, e di rimborsare i soli interessi del prestito attivando una carta di credito, e così via. Insomma, parafrasando un grande economista, Hyman Minsky, potremmo parlare di “ultra-speculative working poors”, cioè di poveri tramutati loro malgrado in ultra-speculatori”. Un così fragile castello di carta era una bomba ad orologeria che alla fine è scoppiata, ma il problema è che a pagarne le conseguenze potrebbero essere ancora una volta i lavoratori, mentre i padroni di Wall Street, che hanno fabbricato quella bomba, potrebbero addirittura guadagnarci. E l’ironia delle conseguenze sta proprio nel fatto che i fautori del liberismo a tutti i costi rientrano dalle loro perdite o ci guadagnano grazie all’intervento dello Stato. Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, è convinto che ci sia il rischio reale per gli Usa di entrare in una “malattia giapponese”, una recessione “lunga un decennio” come quella che ha colpito il Giappone negli anni Novanta ed a tal proposito ha dichiarato che I il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, è stato eccessivamente ottimista a dire che nell’arco di tre anni l’economia degli Stati Uniti uscirà dalla crisi. Bernanke spiega che il piano di capitalizzazione degli istituti prevede che il Tesoro acquisti azioni privilegiate a seconda delle necessita’ nelle 19 maggiori banche del paese dopo averle sottoposte a uno ‘stress test’ con il quale determinare quanto capitale sarebbe necessario per far fronte alle perdite nello scenario peggiore. “Non ci sarà alcuna implicazione di controllo fino a quando le perdite previste nel caso peggiore si verifichino” Wanda Montanelli ( to be continued…)

FAZZOLETTI DI CARTA, TAXI E BAOBAB NELLA TEORIA DELLA CONSULTA OMBRA

Jean Léonard Touadi. Non lo conosco. Ha fama di essere bravo. Nel senso umano del termine. Si dice che Veltroni lo abbia imposto a Di Pietro. E il presidente dell’IDV all’ex assessore della giunta capitolina: “Prego, si accomodi. I nostri attivisti e dirigenti del Lazio saranno felici di farsi da parte per fare spazio a lei!” Anche quelli del nord d’Italia, aggiungerei io. Per carità! E i meridionali? Non vedono l’ora! Per questo sono nati, per preparare seggi elettorali a persone speciali; per servire, riverire e farsi da parte al momento buono. Esistono o no ruoli e caste? Ad ogni livello esistono, e c’è chi nasce per far star comodi gli altri come scopo di vita. Alcuni esseri “particolarmente predisposti al sacrificio” non aspettano che questo e finalmente un certo giorno arriva il tempo di realizzare il loro sogno. Dopo momenti in spasmodica attesa, riescono ogni tanto (certo bisogna attendere i tempi elettorali per avere queste adrenaliniche soddisfazioni) a offrire uno scranno in Parlamento in un piatto d’argento a qualcuno scelto da qualcun altro. Altrimenti che immolazione sacrificale sarebbe? Niente di personale. Tutto sommato, potrebbero anche apprezzare la scelta. Vede… monsieur Touadì, potrebbero essere affascinati da frasi del tipo “Il lussureggiante albero flamboyant testimonia meglio del baobab la vitalità del continente africano”. C’é infatti tutto un mondo che si apre davanti ai loro occhi nel leggere il suo curriculum: la mensa di Colle Oppio, i pomodori che raccoglieva a villa Literno. Come non avere simpatia per lei che si è plurilaureato nonostante tutto? Bravo docteur Touadi. Lei è per adesso l’ultimo della serie. Di quelli che poi se ne vanno. Ma non è colpa sua. Parlerei così anche a Pardi, a Giulietti, e a tutti gli altri bravi (nel senso umano del termine si capisce) se se ne andassero. Vanno spiegati alcuni semplici concetti. A loro ed a tutti coloro i quali sanno (si è sparsa la voce ormai) che qualsiasi cosa faccia uno nella vita, di bello, brutto, meraviglioso o poco interessante, è disponibile un luogo politico dove gente (strana in fondo) si impegna fino allo spasimo per costruire un partito-taxi per poi attendere proprio come scopo sociale che un certo giorno arrivi “il predestinato” che proprio perché prescelto dal destino, supera trecento persone in attesa e in fila, e con un semplice gesto del pollice alzato fa spalancare le porte del veicolo davanti a sé. I trecento restano lì. Giovani e forti. Restano forse un po’ storditi se non alquanto morti (dentro). Per loro quel veicolo era una specie di barca a vapore che alzava una bandiera tricolore. Per lui, il predestinato, è solo un taxi. Tutta qui la differenza. Non è poco. E’ la difformità che c’è tra chi ha ricamato cifre d’oro sulla tela dopo averla tessuta, e chi l’ha scarabocchiata e buttata via come un fazzoletto di carta, un kleenex appunto. “Usa e getta” . Si fa questo delle persone. No, non tra voi. Tra noi.. Chi è stato usato e gettato nel breve contratto tra Touadi e Di Pietro? Mah…nessuno dei due ha buttato via l’altro. Entrambi hanno avuto la loro convenienza, non c’è da preoccuparsene. Piuttosto… come stanno quelli della barca a vapore? Certo alcuni andranno via, altri resisteranno e ricominceranno a costruire un altro taxi per il prossimo prescelto o la prossima predestinata; perché è bene sapere che in infinitesimale “quota rosa” anche qualche eletta ogni tanto trova aperte le porte della batmobile, e si accomoda per il tempo necessario ad andare in Piazza Colonna,o in via della Dogana. Poi scende come hanno fatto Gasparrini e Rame. In situazioni rinunciatarie di soavi presenze chi incolpare? Stessa risposta. Come si fa a misurare chi ha avuto più vantaggi? Una mano lava l’altra. Non c’è da preoccuparsene. Piuttosto come stanno quelle della barca a vapore? Beh…erano trecento.. giovani e forti e sono… No, non si può dire così. E’ errato e non fa neanche rima. Porta male… Morte non sono, l’assonanza non tiene. Le Donne della barca a vapore hanno ancora la bandiera tricolore. Eh si. Loro ci credono al tricolore e alla Costituzione. Articoli 51. 3, 2, ed ora fortemente anche il 21 sul diritto all’Informazione e contro le censure. Ne sa qualcosa Beppe Giulietti. Ma non si pronuncia se si tratta di donne. L’argomento è di quelli che non interessa. Due siti censurati alle donne nel partito che lo ospita e lui “articolo 21, bla, bla, bla..” non spende una parola o un rigo. Che non sappia nulla? La sua mail è nel nostro indirizzario. Lo sanno tutti in Spagna, Canada, e America Latina. Mah…! Facciamo allora un po’ di auto-promozione. E’ un ottimo lavoro quello fatto nell’Italia dei Valori dalle donne eccellenti che l’hanno edificato come movimento-partito si dall’inizio. Chi dal 1997, chi dal ’98, chi qualche anno più tardi. Sono persone di qualità culturali, umane, professonali, talento politico, grinta. Meritano di avere giustizia. E si fa giustizia già divulgando notizie e descrivendo persone e fatti. Ad aprile 2008 (due mesi fa) ho scritto ad ADP un documento ufficiale (seguito da molti lanci d’agenzia) per chiedere che 7 magnifiche donne Idv fossero candidate in testa di lista. Il Tonino nazionale se ne è guardato bene. Ed era l’ennesima volta che negava i diritti di cittadinanza alle donne (art. 3 art. 51 e modifiche). La eletta del Molise fino a 15 giorni prima era nella Margherita. Anche con lei, niente di personale. E’ solo una precisazione. Trasparenza e precisione sono elementi di forza per me. Ne è seguito il mio secondo sciopero della fame. La divulgazione a mezzo stampa in tante parti d’Europa e del mondo. Le lettere del Presidente Napolitano, la causa in Tribunale a Milano per chiedere conto di tante cose. Ci sono circa cento pagine nell’atto presentato al giudice a Milano, con 170 testimoni e nove fascicoli di documenti, tra cui le tessere di iscrizione al partito, che qualcuno falsamente manda a dire in giro che io non ho. Tutte balle. Secondo questi bugiardi io non sarei quella che sono, e probabilmente non sono mai esistita. Forse sperano e si augurano che io un giorno o l’altro possa sparire come neve al sole. Così come il 21 maggio di quest’anno (2008) hanno fatto sparire dal portale nazionale il sito della Consulta Donne. Chi sono io dunque? una specie di maga che come una novella Houdini ha incantato tutti con una forma di ipnosi collettiva facendo persino credere di essere la responsabile della Consulta nazionale Donne, e del Dipartimento Pari Opportunità Idv? Dicendo in giro di avere due siti nazionali con 51mila ingressi e 60 persone impegnate a lavorarvi. Che cosa ho potuto inventare dunque? Di aver ideato e sostenuto due uffici stampa come responsabile della comunicazione; di aver ideato e gestito anche due siti regionali; di aver organizzato la prima festa nazionale dei Valori, il primo circolo Idv per l’Ulivo, la prima Associazione di base territoriale ad Ostia, la prima associazione tematica in Roma. La prima rete di donne a partire dal 1998, raggiunta in camper regione per regione? Che altro ho inventato con la mia fantasia malata? Ah, sì di avere incarichi scritti del Presidente del Partito e promesse di un futuro ricco di…Pari Opportunità!. In questa sortilegio politico-mediatico-istituzionale avrei incantato tanti anche presenti in alti ruoli istituzionali: dai presidenti delle Camere, ai Segretari di partiti politici (compresi i due che nel 2006 mi offrirono un seggio in Parlamento che io educatamente rifiutai per restare a lottare dall’interno). Dal Presidente del Consiglio, al Presidente della Repubblica, dalle donne e gli uomini iscritti all’Idv ai dirigenti di altri partiti, dai giornalisti di agenzie e quotidiani alle referenti di associazioni e istituzioni. Tutta queste gente avrei affatturato? Sarei un fenomeno unico nella storia. Se loro non fossero dei bugiardi. La verità è che dopo le strenue lotte che la componente femminile del partito ha fatto per ottenere i diritti che sono alla base della democrazia, si sta cercando di epurare la Consulta Donne esistente; per cercare di soppiantarla con persone che magari di recente appartenenza, o comunque non bene informate di come stanno i fatti, credono a vecchie parole e fresche chiacchiere. Dico loro che sono dieci anni che riceviamo le stesse promesse che oggi vengono reiterate al solo scopo di mettere una toppa sull’immensa voragine dei mancati diritti alle pari opportunità nell’Italia dei Valori. Le donne di questo partito sono ricche di volontà, capacità, talento, serietà, motivazione, passione civile. In cambio hanno ricevuto: offese, umiliazioni, desertificazione delle opportunità, emarginazione, allontanamento dai luoghi delle decisioni, divieto di esprimersi durante le pubbliche assemblee, collocazioni in posizioni di non eleggibilità nelle liste. Stenti, miseria e povertà di mezzi. Povertà di mezzi economici Di questo si chiede conto. Con la certezza di avere ragione. Perché solo con la forza di prove documenti e testimoni si può affrontare una causa civile di tale portata, contro una gestione accentratrice, antidemocratica e privatistica di un partito. Si chiede conto di ogni azione fatta contro le donne e la democrazia paritaria. Anche di questa Consulta “B” , o “Consulta Ombra” che si tenta in fretta e furia di mettere in piedi. Sono uomini che la stanno facendo. Costruendo un luogo delle donne al posto di quello già esistente O almeno ci provano a fare una zona rosa in quota celeste. La consulta Ombra appunto. Perché quella vera si vuole cancellarla. Direi per fare una facile battuta che non essendo riuscito Di Pietro ad essere nel Governo ombra, sta provando a fare la Consulta ombra. Ci sarebbe da sorridere se tutto questo non fosse indecente. Ci sarebbe da piangere se fosse così facile liberarsi di persone, documenti, fatti e storia. C’è invece da essere fiduciosi nella giusta causa che ci muove. Nell’intelligenza delle donne e nel decoro morale che le sorregge e contraddistingue. Credo che nessuna si presterà ad essere strumento di uomini in mala fede. Sono certa che nessuna donna e nessun uomo dei valori si renderanno complici di vestire un re ormai nudo. Leggete Google digitando Wanda Montanelli. C’è molto da capire ancora, e poi decidere chi aiutare se voi stesse o i prepotenti in “quota celeste” al 90% di tutti i posti in cui si decide. Quelli che vi stanno chiamando a copertura delle loro malefatte. 15 luglio 2008 Wanda Montanelli

SONO TORNATA E VI SPIEGO

A TUTTI VOI, CON GRATITUDINE Leggo nei tanti commenti, anche quelli un po’ critici, che in fondo ognuno di voi ha compreso che i motivi della mia protesta politica sono, oltre che sinceri, finalizzati a raggiungere risultati a breve, medio e lungo termine. L’immediatezza ci dovrebbe restituire una visibilità mediatica degna di un paese democratico, in Italia culla di civiltà, per la quale nel passato tanti eroi si sono spesi mettendo in campo anche il rischio di perdere la propria vita. Quello che abbiamo oggi lo dobbiamo a loro, soprattutto a chi nelle lotte per l’uguaglianza sociale e la democrazia, la vita l’ha davvero persa. Non è più tempo per fare battaglie cruente, ed oggi chi intende perseguire obiettivi di perfezionamento dei dettami democratici costituzionali, (ma basterebbe mantenere vivi e applicati quelli che già abbiamo) cosa può fare? La cosa più ovvia è entrare in un movimento o partito che abbia nel suo statuto e nel programma i fini e progetti che attengono alla sfera delle aspirazioni in campo generale di qualità della vita pubblica, simili e vicini, se non proprio identici ai propri. Cosa che io ho fatto. Cosa fa una donna che si vuole impegnare nel sociale? O fonda un partito proprio, o si iscrive ad un partito esistente che ispira la sua fiducia. Ho fatto l’ingresso ufficiale in Idv nel 1998, ma ancor prima avevo contatti epistolari con ADP. Sapete sono tutt’altro che giustizialista, come credo la maggior parte degli iscritti ad Idv. L’aspetto che mi faceva sperare in un momento propizio a cambiare le cose era la fiducia nella scritta che si trova in ogni aula di Tribunale “La legge è uguale per tutti”, che è un assoluto modo per misurare la eguaglianza sociale. Più del costo della spesa, più del diritto al lavoro, alla salute, alla casa. Sopra a tutto esiste questo inviolabile diritto uguale per tutti che ci dà prova se esistono o no cittadini di prima serie tutti uguali di fronte alla legge o se invece si discrimina. Io ho una fiducia massima nella magistratura, inesauribile. Credo che il compito di un magistrato sia uno dei più elevati per compiere un lavoro di restituzione alla cittadinanza di diritti negati, o messi in discussione. Ammiro i ragazzi che studiano giurisprudenza con lo scopo di fare il magistrato. Meglio se di frontiera, come il mio giovane amico Aldo Pecora che già immagino nell’espletamento delle sue funzioni con la passione civile che lo contraddistingue La dimensione delle pubblicazioni nella stampa estera, specie spagnola ci ha lasciato piacevolmente sorpresi. Alcuni giornalisti veramente attenti a cosa sta succedendo da noi in tema di diritti delle donne, hanno non soltanto pubblicato un numero incredibile di articoli, ma si sono attivati a divulgare l’informazione organizzando una conferenza stampa allo scopo. In Italia la libertà dei mass media è messa alla prova. Come nei film che narrano di un film (il film nel film) noi stiamo compiendo un lavoro di studio di verifica di come i vari soggetti, politici, istituzionali, mediatici reagiscono ad una protesta civile che ha per tema la eguaglianza di trattamento tra uomini e donne. L’abitudine a monitorare e osservare anche me stessa come altri soggetti in itinere è una curiosità politico-culturale che non mi lascio sfuggire. Abbiamo già dei risultati e se pure l’analisi completa richiederà tempo c’è ad oggi la dimensione della freddezza (scetticismo?) nei confronti di una donna in sciopero della fame. Abbiamo assistito a una trasmissione tv che ha chiamato un uomo (tra l’altro un mio caro amico, che stimo, fondatore di uno dei primi circoli Idv in Roma) dopo 4 giorni di sciopero della fame per il problema Alitalia. La stessa redazione ha rifiutato invece la nostra partecipazione in un programma fatto apposta per le donne calpestate in politica. Abbiamo la misura di cosa avviene in caso di ricovero d’urgenza. Qualche quotidiano comincia a interessarsene. Prima di questo un altro passo importante è stato il lancio di agenzie, soprattutto l’Agenzia Italia (AGI), ma pure Ansa, Adnkronos, Dire, Prima, Il Velino, Deltanews. Conseguentemente ha avuto risonanza il passaggio al Tg2 dell’invito rivoltomi dal presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano a smettere il digiuno. Devo dire grazie per un lavoro di sensibilizzazione in questo senso alla cara amica Daniela Brancati, che si sta impegnando in questa promozione del diritto paritario con passione e impegno professionale. Lei è stata la prima donna in Italia direttore di TG nazionale (TG3) , giornalista e scrittrice, e come molte del gruppo che mi segue ha fiducia nel cambiamento impostato a partire da noi stessi e dal nostro impegno Aura Nobolo, presidente Onerpo, non ho sufficienti parole per esprimerle la mia gratitudine, e come tutte le altre che nominerò fa parte di una squadra di cui vado fiera. Aura ha una sua società di comunicazione e dalla prima mia manifestazione di dissenso politico ha iniziato a seguirmi con fiducia, convinzione della giustezza dei nostri obiettivi. E’ metodica nell’impostazione del lavoro, saggia e preparata, oltre che instancabile. Anna Rossi, della consulta nazionale Idv, docente universitaria, di grande passione politica, generosa, piena di risorse. Griselda Lagostena, figlia della mitica Tina, che intende proseguire nei progetti e realizzazioni così efficacemente messi in atto dalla madre. E ultima, ma non ultima, perché di fatto vicinissima a me (non c’è sera che non ci mandiamo l’ultima mail della buona notte) Francesca fa parte della Consulta nazionale Idv, si è messa parecchio in gioco chiedendo in sintonia con me diritti paritari. Fa un gran lavoro di divulgazione stampa, con i blog, tra cui il suo. E’ una forza della natura e non so come abbia fatto a prendere migliaia di firme, raccoglierle, autenticarle tutte, fare la ricerca nell’ufficio elettorale e spedirle per tempo alla sede dell’Udi a Roma. Mi riferisco alle firme per la legge di iniziativa popolare “50e50…ovunque si decide”, che dovrà riandare in discussione al Senato, speriamo in tempi brevi. C’è anche a mio conforto il blog di Giovanna Giugni della CDD/IDV, un’altra coraggiosa che mi sostiene con convinzione e che ha sempre avuto chiarezza d’intenti e talento politico; quello della giornalista Flavia Amabile che propone l’argomento con intelligenza e curiosità, Maddalena del Re più che avvocato, alleata di percorso, Megan William, Eulàlia Blanchart, Irene Velasco, Kristina Kappelin, Emanuela Fontana, Francesca Ottaviani, Chiara Benotti, Gloria Moreno, Lia Gambino, Lucilla Salerno, Eleonora Selvi e tutta la redazione di Donna TV, la redazione del “Paese delle Donne”. Tutte le altre donne della Consulta e le amiche più vicine tra cui Elisabetta Capurso , Olga Orzalesi, Valeria Masutti, Anna, Nay, Caterina, la piccola Gloria, Francesca, Nelia, Loredana, Cristina, Lanfranca, Silvia, Rafaela, Giusy, Luigia, Laura, Gabriella, Vittoria, Maura Marini, Luciana Basilicò, Franca, Angela Maria, Rosy, Rita e Aldo, Ornella, Silvana, Carolina, Rita, Katia, la piccola Elena, Roberta da Verona, Maria Incamicia, Michela Adrenelli, Anna Panarello, Armida Vitale, Martina Battistich, Amalia Schirru, Raffaella Bianco, Silvia Clai, Rita Bernardini, Annamaria Carloni, Lidia Menapace, Loredana, Rita, Antonella, Federica, Francesca, Germana, Rina, Alessandra, Simonetta, Luisa, Carolina, Nadia, Maria Cristina, Daniela, Rosanna, Caterina e Aldo, Giovanna Sorbelli, Luciana Abate, Pina, Milena e Stefania dell’Udi nazionale, Laura dell’AFFI, Ileana Alesso, Piera, Annamaria, Ada dell’Udi Livorno, Laura Moschini, Giuseppina Scotti, le donne della Casa Internazionale, Laura Tussi, Maria Cristina, Nancy e Antonella Barzan, Carmela di Bresso, Elena Trufò e Andrea Clara Be dall’Argentina, la piccola Alice. Tutte, anche quelle che non nomino, abbraccio con affetto. Vi dico che siete speciali, nell’aiuto che mi date in questa sfida. Tra gli uomini, Pietro Tansini, Roberto Nacci, Angelo Minguzzi, Valentino Roiatti, Paolo Carbone, David Portaleone, Roberto Ambrogi, Stefano Figus, Renato Pigliacampo, Enrico Della Gatta, Zeno Panearai, Antonio D’Andrea, Riccardo Iacona, Giovanni Lombardi e poi Carlo, Ignazio, Valerio, Pasquale, Faustino, Lorenzo, Antonio Bianco, Antonio Greco, Saverio Benedetti, Rosario, Daniele, Aldo, William, Antonino, Gennaro, Gianni, Michele, Heber, Ennio, Elio, Mattia, Gabriele, Luigi, Ezio, Franco Chiumera, Fabrizio, Vittorio, Felice, Mario, Michele, Toty, Cesare, ma anche Gianmarco Cesari, ultimo e primo con Maddalena per il ruolo che ha nella vicenda. Dicevo all’inizio degli obiettivi a breve, medio e lungo termine. Dei primi due ho scritto (il monitoraggio sulla comunicazione e lo studio e analisi politica). Il terzo è un progetto di apertura ai sogni che non moriranno all’alba, ma dovranno essere realizzati, per un mondo più autenticamente libero, a misura dei bisogni delle donne e degli uomini, e in cui la democrazia sia il punto di partenza e arrivo irrinunciabile come la luce di ogni giornata che dà il segnale già dall’alba di muoverci per il mondo. A questo scopo, tra le altre iniziative che metteremo in atto, c’è la causa civile che non durerà poco, ma il tempo necessario ad avere ragione. Sarà una conquista di tutti, in una sentenza pilota che stabilirà che ognuno deve rispettare, tra le altre, le regole della nostra bella Costituzione, senza sconti per nessuno. Wanda Montanelli