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BISOGNA CHE QUALCUNO LO DICA AGLI IMBECILLI CHE SONO IMBECILLI


E’ da troppo tempo che legioni di imbecilli hanno tanto credito sui social media. Per carità siamo in democrazia e se gli idioti, come diceva Umberto Eco, hanno in rete la stessa dignità di un premio Nobel, può andare bene. Lasciamoli cincischiare, parlare, dire, fare. E’ la famosa Simmetria della comunicazione  che ha i suoi risvolti prevedibili e auspicabili se utili. Ma quando ‘sti legionari dalla parola assurta a veicolo della scemenza portano discapito al prossimo è bene che si lasci da parte il politically correct e che qualcuno prenda il coraggio a due mani per dire agli imbecilli che sono imbecilli.

Il dramma di Internet, per dirla ancora come Eco, è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità. Va bene , va bene che cosa ci interessa se un manipolo di bizzarri personaggi si autoconvincono che la terra è piatta. Distesa come un disco a 33 giri che termina sul bordo e confina con il baratro. Che ci importa dei terrappiatisti che poi alla fine ci strappano qualche risata e possono diventare argomento di arguti monologhi come quello di Jack Folla.
Va bene, va bene, tutto quanto fa spettacolo. Abbiamo parecchio bisogno di ridere tutti quanti. Ma finché si scherza tollerando che negazionisti, complottisti, alieni nostalgici di Marte, dicano la loro in pubblico o in privato, tutto si accetta. Quando però lo scherzo diventa troppo pesante per poterlo sopportare, allora occorre dire ai deficienti che devono smetterla. Anche se non proprio zittirli come con l’ubriaco nell’osteria del paese, occorre usare parole efficaci per far rinsavire chi danneggia la collettività. Abbiamo bisogno di ridere, dicevo, ma vorremmo anche non dover continuare a piangere i morti. Quelli sì delle lunghe file dei camion militari che portavano le salme, e quelli che soccorsi dall’autombulanza sono poi spariti alla vista, l’affetto, la cura dei propri cari; o quelli che ricoverati nelle case per anziani sono rimasti intrappolati in uno scadenzario di morte certa per contagio, letto dopo letto, reparto dopo reparto, e ancora gli altri… i medici, gli infermieri, i farmacisti che il virus non ha risparmiato mentre compivano il loro lavoro di cura e abnegazione verso gli ammalasti di covid19.

C’è troppa gente che ha straparlato da quando il virus cinese è piombato nelle nostre vite. Sì questa definizione “virus cinese” – fino a prova contraria – è una delle poche cose esatte che mi pare di sentire dalla bocca di Trump. Per il resto anche lui dovrebbe smetterla di dire fanfaronate senza passarsi una mano sulla coscienza e domandarsi quanti sono i defunti, tra gli oltre 200mila che si contano negli States, che devono la loro dipartita al suo comportamento menefreghista e alle sue chiacchiere negazioniste. Negare un problema è un contributo a moltiplicarlo. Il virus ringrazia. Lui, il covid19, è molto grato a chi gli permette di restare nel buio del negazionismo. Nun ce ‘nne covìdd  dicono i due infermier scafandrati per protestare contro chi va in giro a fare l’untore. Sì “untore” e usiamola questa parola! Chi va in giro senza rispetto per il prossimo può essere considerato alla stregua di untore se è consapevole che potrebbe essere infetto. E i troppi cialtroni, pseudo esperti, che in cerca di visibilità sono pronti a giurare che tutta la vicenda del covid19 è una sceneggiatura, un film messo in piedi per scopi di lucro, vanno resi consapevoli della loro stupidità.

C’è un limite a questi continui insulti all’intelligenza?

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ATTACCHI ALLE SINDACHE RAGGI E APPENDINO. TENTATIVI INTIMIDATORI PERCHE’ DONNE?

Non è dato sapere se gli stessi attacchi si sarebbero compiuti da parte dei criminali se i sindaci di Roma e Torino fossero stati uomini. Nemmeno ci interessa più di tanto se non per sottolineare che le azioni di governo delle due sindache pentastellate non danno speranza di possibili collusioni a chi è abituato a trovare spazi vitali di crescita negli alvei delle pubbliche amministrazioni per far allignare piante criminogene, con radici  profonde, fusti robusti e chiome fruttifere.

Si rendono conto adesso i gestori del malaffare che i tempi sono cambiati, che forse davvero l’onestà è tornata di moda, e che nonostante qualche fisiologico difetto di carburazione iniziale, le due macchine amministrative delle donne sindaco di Raggi e Appendino si fanno largo per avanzare con progetti, redistribuzione di ricchezza e diritti, produzione cauta a salvaguardia democratica delle complicate norme su appalti e concessioni.

Insomma per dirla come il famoso primo Sindaco della capitale di inizio novecento Ernesto Nathan “Nun c’è trippa pe’ gatti.!”, ed è per questo che non ci vogliono stare soggetti abituati ad altre “entrature” nella cosa pubblica, e generose concessioni che nel passato avevano moltiplicato costi a danno dei contribuenti stravolgendo le procedure, ché sì erano veloci, ma sempre in situazioni di urgenza, emergenza, prassi consolidata in cui il bene comune addiveniva un bene assegnato ai soliti pochi addentrati amici degli amici.

Ormai credo che tutto il mondo di sopra, di sotto, di mezzo, debba ricredersi, e la politica del passato sia finita. Quella politica che invece di compiere azioni verso il dovere pubblico, per tutelare il diritto degli ultimi, i penultimi, i terzultimi, e così via via a salire verso le classi medie e ricche, per dare a ognuno il giusto, senza sprechi, approssimazioni e fretta, realizzavano esattamente il contrario. Fare autocritica è un mestiere che pochi sanno svolgere. Qualche eccezione esiste e ne trovo una nel recente bel libro di Federico RampiniLa notte della sinistra”,  in cui scrive: “Ci fu un tempo in cui sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra. Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell’Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la sinistra italiana da quando è all’opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l’Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale….”. E quanto ha ragione Rampini, se solo penso che Renzi è riuscito a fare quello che nemmeno a Berlusconi era stato mai permesso, togliere di mezzo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per fare un piacere a chi poi? Se da alcuni sondaggi emerge che agli imprenditori la faccenda non è mai interessata più di tanto. Per dare qualcosa all’Europa, o meglio a quell’ideologia fallimentare di Liberismo spinto che non ha portato altro che sfacelo dovunque abbia cercato di attecchire.

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