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“SUICIDIO OCCIDENTALE” FEDERICO RAMPINI: L’ATTACCO DELL’ORIENTE VERSO L’OCCIDENTE È COLPA NOSTRA…

 

È il nostro autolesionismo che ci ha portati fin qui. Quell’alienante autoflagellazione dell’Occidente che da anni coltiva sensi di colpa e ci porta a vivere divulgando una specie di cultura erbivora, senza considerare che siamo circondati da spietati carnivori.

“Se un attacco nel cuore dell’Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione, scrive Federico Rampini  nel suo ultimo libro ‘Suicidio occidentale’. Ma è ora di rinsavire e riconquistare l’orgoglio per le nostre qualità esistenziali, interrompendo la alienante autoflagellazione.

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HILLARY: “UN’ALTRA DONNA ROMPERA’ IL TETTO DI CRISTALLO”

La prima candidata alla Casa bianca fa parte dell’Establishment è vero, ma nessuno – misogini a parte – può toglierle i 50 anni di gavetta nella politica

epa04797126 Democratic 2016 US presidential candidate Hillary Clinton arrives to make her official launch address on Roosevelt Island in New York, New York, USA, 13 June 2015. Hillary Clinton is expected to address hundreds of supporters at a rally billed as the official launch of her campaign for the Democratic Party's US presidential nomination.  EPA/ANDREW GOMBERT

Non credo che Hillary abbia mai avuto regali. Il posto di rilievo che ha nella vita sociale non è un regalo. Mi rivolgo soprattutto alle donne che la criticano in ogni paese che fa analisi del voto; alle americane che pur potendolo fare non l’hanno votata. Mi chiedo a quale altra donna queste refrattarie avrebbero dato il voto. Credo in fondo a nessuna, per quel motivo oscuro che fa sì che le donne non votano le donne. Anche perché se un’appartenente all’establishment con una corposa carriera politica alle spalle appare loro inadeguata, non so quale araba fenice mitologica e inesistente appaia degna delle loro attenzioni. Mi domando pure

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SDOGANARE LE DONNE TOCCA ALLE DONNE

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Né scienziate, né veline, né presidenti.

Solo casuali strumenti

Donne. Mai come in periodo di elezioni l’argomento viene alla ribalta. Il workshop di ‘Farefuturo’ su Donne e Politica è stata un’occasione di dibattito aperto a contributi vari. Culturali, sociali, istituzionali. Ognuno dalla propria esperienza. A partire dalla dichiarazione del presidente della Camera Fini che esternava disappunto in merito alle candidature delle veline pur senza condividere alcuni eccessi del dibattito. Da lì Veronica Lario con la frase «L’uso delle donne per le Europee? Ciarpame senza pudore. Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici”. Questa la dichiarazione. L’approfondimento è migliore. La Premier Dame d’Italia ha aggiunto: “… è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti”. Che strano mondo. Mike Bongiorno, intervistato da Fabio Fazio su Raitre domenica sera, ha detto di essere addolorato perché il suo rapporto con Mediaset è terminato senza alcun preavviso, né una lettera o telefonata di congedo. Il decano dei presentatori ha ripetuto che è rimasto male per questa indifferenza. Ha chiesto alla stregua di chi chiede un regalo che Berlusconi si ricordi di chiamarlo, così come faceva una volta telefonandogli ogni settimana. Ho qui ancora in un ripiano in una cameretta a casa mia Pasqualino Settepose, il fotografo mascotte che mi richiama alla mente che più di venti anni fa fu il coraggio di Mike a dare impulso alla tv di Berlusconi. Era il giugno del 1982. Ricordo l’ultima puntata di Flash su Raiuno e un poco noto Silvio Berlusconi seduto in platea presso gli studi Rai dove si svolgevano le finalissime del quiz. Mike nel salutarci disse che non avrebbe rinnovato il contratto con la Rai per iniziare ad occuparsi della nuova televisione. Quella sera durante la cena conviviale con gli autori del programma e i concorrenti finalisti, molti si dissero convinti che Mike Bongiorno si stava dando la “zappa sui piedi” (veramente usarono una terminologia più greve). Nessuno di loro avrebbe lasciato Mamma Rai per una tv locale. Ma la fortuna di Re Mida ha fatto partire un impero televisivo. Son tutti più ricchi oggi. Quindi il cambio è convenuto anche a Mike Bongiorno, però mi chiedo se oltre ai soldi abbiano un senso i rapporti umani. Strano mondo.Veronica Lario chiederà il divorzio. Il “mi dispiace..”, riferito all’ esternazione della moglie contro le candidature delle veline, mi è sembrata la nota di sincerità tra tante parole espresse da Berlusconi. Lascerei a parte le veline, casuali strumenti che non hanno responsabilità per le colpe di quel potere che “offende la credibilità (e aggiungerei credulità) delle donne”. Nel 2005 raccogliemmo 10.000 firme con Tina Lagostena Bassi, la Consulta delle donne che coordinavo, alcune associazioni e le Parlamentari di Camera e Senato. Era l’appello per la “Democrazia incompiuta” scritto dall’On. Lagostena Bassi contro della legge elettorale varata in quei giorni. L’istanza da presentare al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si riempì di sottoscrizioni in breve tempo. Poi lo stesso invito a firmare fu rivolto alle moglie di tutti i segretari politici. Non ero d’accordo allora e il coinvolgimento delle mogli mi appariva un’ingerenza nella vita privata, una modalità poco politica e scarsamente percorribile. Oggi rivedo le mie posizioni. L’impulso alle lotte femminile va accettato da qualsiasi parte arrivi. Se si riescono a sdoganare le donne ben venga la modalità insolita e fuori canone. L’inefficienza dei percorsi politici e istituzionali conduce a prendere i frutti da quell’altrove a cui non si era mai pensato. Mi pare invero non positiva la polemica per le veline. Noi siamo in ogni caso soccombenti. Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori dai confini del potere. Vogliamo prendercela con qualche ragazza ventenne che si illude che possa facilmente entrare in Parlamento per il solo fatto che è “candidata?”. Vero è che personcine pulite e profumate al posto di politici maleodoranti e brutti porterebbero una nota soave in parlamento, ma non si può nemmeno far credere che basti essere graziose e pulite per vincere l’ingresso in Parlamento. I fautori della meritocrazia lanciano messaggi contraddittori e soprattutto falsi. Anche perché la verità di una legge elettorale che prevede un trenta per cento di candidate donne non è detta da nessuno. Non ci sono regali, trattasi di altruismo peloso e il cadeau dato a questa o all’altra è una bufala. E’ un obbligo candidarle. Poi decidono le preferenze degli elettori. La finzione di liste scritte da uomini che fanno un uso spregiudicato delle illusioni di povere ragazze non è un bel gesto. Le aspiranti concorrenti non sanno che il posto offerto loro è fasullo, laureate o no, belle o no. Nella maggior parte dei casi saranno altri gli eletti. La vita è un contrappasso. Dante lo prevedeva all’inferno, ma la vita è un contrappasso già prima di trapassare. Vorrei che chi ha il potere oggi immaginasse il mondo da qui a qualche lustro. I semi gettati adesso daranno frutti buoni o cattivi anche per loro. Vorrei che chi ha il potere oggi cercasse di capire che difficoltà troveranno i loro figli e nipoti in un mondo mal concepito e scorretto. Che società avranno sviluppato? Riescono ad immaginare che le loro figliolanze potrebbero non essere in condizioni di trovarsi in cima alla casta? Nel tempo muteranno sia il concetto, sia i contenuti di casta e i rapporti potrebbero essere rovesciati. Riescono lontanamente a immaginare un/una loro nipote in un mondo in cui si sono cambiate le regole trovarsi perdente perché le norme di partenza non sono rispettate? Ammettiamo per un attimo che solo chi fa una gara di sopravvivenza alle frustrazioni possa accedere ad una casta speciale che governa sugli altri, i deboli e mollicci. Una volta si mandavano i figli dei ricchi imprenditori a far pratica di mozzo sulle navi, e solcavano per mesi gli oceani in lunghe gavette che li rinforzavano nel carattere e nelle abilità di stare al mondo con plurime categorie di esseri umani. Che fine farebbero i discendenti dell’attuale classe dirigente abituata ad ottenere tutto con lo schiocco di due dita? E se la casta dei privilegiati fosse composta da chi possiede una particolare conoscenza scientifica, una speciale medicina, o la formula per decodificare messaggi tra menti elevate? Se per far parte di futuri governi ci si dovesse sottoporre a prove di resistenza, tolleranza, forza mentale, capacità di interpretare codici ed espressioni matematiche, che cosa potrebbero dare in cambio nel “do ut des” a cui sono avvezzi? Il gioco del Parlamentare che fa un favore al Banchiere per assicurarsi l’ingresso del figliolo in un consiglio d’amministrazione e viceversa il favore incrociato per far eleggere in Parlamento il di lui nipotino, potrebbe non funzionare. Questi due potrebbero essere sprovvisti di parole d’ordine, di conoscenze di formule, o essere incapaci di superare una verifica di resistenza fisica. Una prova ideale a cui mi piacerebbe sottoporli è quella dell’antimaschilismo. Un test facile che le donne al governo dovrebbero poter fare a chi intende candidarsi alla vita pubblica. Un’altra è quella della prova di saggezza a donne e uomini per sapere se sono giovani o vecchi a prescindere dalla loro età. La selezione dovrebbe svolgersi tra chi pur avendo settant’anni è giovane dentro perché ha un cuore entusiasta, disinteressato, vibrante di progetti e di vita per gli altri e per sé. Sarebbero naturalmente subito scartati coloro i quali per sembrare giovani vampirizzano il potere, la linfa di giovani sprovvedute, l’energia sociale. La rappresentazione di sé assolutamente priva di saggezza, altruismo e misura ci indurrebbe a scartare gli illusi dell’eterna giovinezza che secondo loro si compra come la frutta al mercato. No questi soggetti passerebbero all’obbligatoria revisione dell’attitudine ad essere uomini e donne anziché soggetti dall’io ipertrofico destinati a restare soli. Wanda Montanelli

Epurazioni, parole al vento, nuove prese in giro

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“Quasi al traguardo il giro d’Italia in “rosa” che ha visto protagoniste le donne dell’Italia dei Valori che ha portato all’elezione delle responsabili territoriali del coordinamento donne. Un viaggio attraverso le regioni che ha la tappa conclusiva a Vasto, sabato 13 settembre, con l’elezione della coordinatrice nazionale”. (leggi il resto*) Lancio originario d’agenzia: FESTA IDV: MONTANELLI, TANTE EPURAZIONI E SISTEMAZIONE DI MOGLI DI PARLAMENTARI NELLA NUOVA CONSULTA DONNE Roma, 13 set – “Come da previsioni, attraverso un sistema di riorganizzazione del partito che ricorda tanto vicende in voga un tempo in Bulgaria, c’è stata una vera e propria epurazione delle originarie componenti la Consulta Donne Idv”. A dichiararlo è Wanda Montanelli, già coordinatrice nazionale delle donne del partito, sospesa dall’ex pm a seguito delle “legittime richieste di concreta e reale applicazione dei principi costituzionali dell’art. 51, 3, e 2” e ad un’interrogazione sui fondi assegnati alle donne dalla legge 157/99 art. 3, per la promozione attiva delle donne alla politica. Pur indicate in bilancio, le somme non risultavano alla Montanelli, né alle altre donne della Consulta, essere state impiegate. “Per tutta risposta alla mia legittima richiesta di fare luce sulla questione – lamenta Montanelli – Antonio Di Pietro ha realizzato una “Consulta Donne alternativa”, sotto il pieno controllo e gestione da parte degli uomini di potere del partito e definita – secondo quanto mi è stato esposto e documentato da chi vi ha preso parte – attraverso meccanismi di pressione e acquisizione di tessere sui nomi di chi dovesse essere eletta. L’esito dell’operazione è stato, di fatto, la scomparsa della Consulta Donne originaria, soppiantata da una Consulta composta da affiliate, parenti amiche segretarie di parlamentari, coordinatori regionali e provinciali del partito. In Toscana, ad esempio, sono risultate elette al primo posto la moglie dell’onorevole Fabio Evangelisti, e al secondo la consorte del coordinatore Fedeli. In Sardegna la moglie del coordinatore provinciale Lino Mura mai iscritta a Idv, presentata dall’amico parlamentare Palomba. Nel Lazio idem con le persone sponsorizzate dal senatore Pedica. Per non parlare della coordinatrice nazionale, sen. Patrizia Bugnano, moglie del coordinatore Idv del Piemonte, o dei ruoli assegnati alla moglie di Di Pietro e alla tesoriera del partito, nota amica di famiglia. Una gestione “intimista” e familiare di un partito che usufruisce di fondi pubblici per molte decine di milioni di euro non è concepibile. Non abbiamo lottato per decine di anni, sfiancate di fatica, e fatto due scioperi della fame per far sistemare le amiche degli amici degli uomini di partito. Questa è una vera indecenza – accusa la Montanelli che dopo un recente sciopero della fame interrotto in seguito a ricovero urgente e alla richiesta di sospensione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si è rivolta al Tribunale di Milano per il riconoscimento del danno esistenziale – ho fiducia che a fronte di questo ulteriore aggravarsi della discriminazione femminile, tra l’altro perpetratasi anche con la chiusura repentina del sito internet delle Consulta donne, in barba all’art. 21 della Costituzione sul diritto di espressione e informazione, la magistratura possa renderci giustizia attraverso una sentenza esemplare che faccia scuola”. AGENZIA PUBBLICATA *ERA TUTTO PREVISTO il 15 luglio : scrivevo sulla “Teoria della Consulta ombra“: (…) si sta cercando di epurare la Consulta Donne esistente; per soppiantarla con persone che magari di recente appartenenza, o comunque non bene informate di come stanno i fatti, credono a vecchie parole e fresche chiacchiere. Dico loro che sono dieci anni che riceviamo le stesse promesse che oggi vengono reiterate al solo scopo di mettere una toppa sull’immensa voragine dei mancati diritti alle pari opportunità nell’Italia dei Valori. Le donne di questo partito sono ricche di volontà, capacità, talento, serietà, motivazione, passione civile. In cambio hanno ricevuto: offese, umiliazioni, desertificazione delle opportunità, emarginazione, allontanamento dai luoghi delle decisioni, divieto di esprimersi durante le pubbliche assemblee, collocazioni in posizioni di non eleggibilità nelle liste. Stenti, miseria e povertà di mezzi. Povertà di mezzi economici. Di questo si chiede conto. Con la certezza di avere ragione. Perché solo con la forza di prove documenti e testimoni si può affrontare una causa civile di tale portata, contro una gestione accentratrice, antidemocratica e privatistica di un partito. Si chiede conto di ogni azione fatta contro le donne e la democrazia paritaria. Anche di questa Consulta “B” , o “Consulta Ombra” che si tenta in fretta e furia di mettere in piedi. Sono uomini che la stanno facendo. Costruendo un luogo delle donne al posto di quello già esistente. Stendendo una passata di vernice bianca su affreschi di valore. Oggi: si contano (per adesso) n. 7 mogli (n. 2 in Toscana, n. 1 in Sardegna, n. 1 Piemonte, n. 2 ruoli nazionali); e salvo due regioni in cui ci sono donne già impegnate da antica data e un altro paio di casi gestiti con un minimo di democrazia, tutte le altre regioni sono divise equamente in propaggini (prolungamenti, diramazioni, longa manus) degli uomini di partito, cioè segretarie, amiche di famiglia, o del cuore, parenti, e annesse. Invito gli interessati a denunciarmi se quanto qui dichiarato non corrisponde al vero. I commenti del blog sono aperti ad altre notizie. Internet serve a questo: a dire la verità. Wanda Montanelli, 13 settembre 2008

L’EQUIVOCO DELLE QUOTE

Non ci posso far niente, mi si rizzano i capelli sulla testa a sentir parlare di quote. Non che ci sia nulla di scandaloso. Alcuni le considerano il male minore, nel senso di “meglio le quote che nulla” e pensano che siano un mezzo per aiutare le donne ad entrare nelle stanze dei bottoni. Mi viene da sorridere pensando a questa frase, perché già dieci anni fa un nostro anziano associato del circolo di Ostia-Casalpalocco, il signor Catello, venendo a trovarmi in sede nazionale in via del Corso mi diceva con compiacimento: “Ho piacere, che lei dottoressa è arrivata nella stanza dei bottoni”. Invece i bottoni non solo non li ho mai maneggiati, ma nemmeno li mai li ho visti. Lui pensava di sì, per il fatto che li convocavo in centro per parlare anche di questioni del circolo, e così conciliavo l’utile con il dilettevole, e mandavo avanti la rete di donne nazionale e i comunicati stampa. Leggo tra i commenti di oggi qui sul blog che Hillary Clinton non ce l’ha fatta e che se non ci è riuscita lei in America, da noi è desolante pensare che dovremo aspettare intorno a centocinquanta anni per avere la parità. Non lo so. Vedremo se è vero che per così lungo tempo non sapremo prenderci quello che ci spetta. In effetti io stessa non ho preso, non ho chiesto, non ho preteso.. Davo tutto per scontato. Poi mi sono accorta che nulla è scontato, neanche i diritti costituzionalmente garantiti, e allora è iniziato il mio disagio, soprattutto per il fatto che i conti non mi tornavano perché se il mio compito era quello di promuovere le pari opportunità che cosa mi stavano facendo fare? Sono un lavoro di vetrina? Solo chiacchiere e distintivo? Il cinema, con le citazioni, mi torna in mente nei momenti seri per sdrammatizzare. Talvolta con persone a me vicine evitiamo interi discorsi e trasmettiamo i nostri pensieri per battute e titoli di film e commedie. Gli esami non finiscono mai per esempio è la citazione eduardiana che contraddistingue noi donne in politica, altro che quote. Sempre verifiche nuove, e rimetterci in gioco, e sostenere prove su prove, a dare il meglio di noi stesse. Poi vederci sorpassare da chi sta nelle quote. Quali? Le reiterate, inamovibili, durature “Quote celesti”. Non è forse vero che esistono quote di potere, sedie nelle stanze dei bottoni, poltrone di comando, e luoghi delle decisioni di immutabile colore celeste ? Sì celeste. Quote celesti in Parlamento, al Governo, nelle Commissioni, nei Consigli di Amministrazione, nelle direzioni generali di Enti, e dappertutto. Quote di colore celeste. E allora perché dovremmo noi avere la balzana idea di chiedere quote rosa? Per confermare le quote celesti? No, no! Le quote mi fanno venire i capelli dritti. Quelle rosa poi perché? Per dare ai “quotati” celesti l’alibi di usare le quote rosa per sistemare donne di loro scelta? Non sarà troppo? Il 70-80% sono quote celesti, il restante diventa “quotarosa-in-quotaceleste“. E le persone che camminano con le proprie gambe e ragionano con la propria testa di che colore sono? Davvero. Scusate se mi irrito, ma è più forte di me. Vorrei sentire solo frasi del tipo: Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza…Tutti.. hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione… Sono frasi semplici della nostra Costituzione. Significano che a parità di merito, donne o uomini che siano, devono potersi fare avanti senza trovare ostacoli al loro progresso. Chiaro no? I colori non c’entrano. C’entrano l’onestà e la correttezza contrapposte all’ingordigia e alla prepotenza. Per questo ho dato inizio ad una causa. E mercoledì vi invito a Milano. Senza colori. Donne e uomini con l’onestà intellettuale di ritenersi pari davanti alla legge e a Dio. Wanda Montanelli